C’è una domanda semplice, da cui nasce questa storia: perché l’acqua, che è il bene più essenziale, è ancora così poco valorizzata nei luoghi di lavoro? La risposta arriva da un innovatore di 29 anni. Lui è Filiberto Sola, ha una laurea in giurisprudenza all’università di Torino e un destino già scritto: avrebbe dovuto lavorare nell’azienda di famiglia e occuparsi di automazione industriale. In parte lo ha fatto, partendo come stagista, ma poi da quella traiettoria ha deciso di deviare. «Volevo fare qualcosa di mio».

L’inizio di un’intuizione
Nel 2020, proprio mentre si occupava di sostenibilità e innovazione in azienda, Filiberto si accorge di un vuoto: «Nessuno beve abbastanza sul posto di lavoro. Cosa si fa per far bere le persone? Inizia a studiare. In azienda ci sono i boccioni d’acqua, spesso obsoleti e poco sostenibili. Le vending machine? Piene di bevande zuccherate, plastica e sprechi». È l’inizio di un’intuizione: «Ho capito che mancava una via di mezzo, un sistema intelligente e sostenibile per l’idratazione».
Filiberto ha da sempre la passione per la tecnologia. «Da ragazzo aiutavo in officina, montavo pezzi». Dopo la tesi in diritto per le imprese e le istituzioni, partecipa a un primo progetto imprenditoriale all’interno dell’università. «Era una startup biotech. È finita male, ma lì ho capito che mi interessava davvero trasformare le idee in soluzioni concrete».
È da quel vuoto che nasce la sua idea: ripensare il modo in cui si beve in ufficio. Nel 2022, fonda Flaskk (dall’inglese Flask borraccia con una K rafforzativa), un dispenser IoT connesso alla rete idrica, che spinge le persone a bere di più e trasforma un gesto quotidiano in leva di benessere e cultura aziendale.

Il primo prototipo
Con lui, come socio, c’è un esperto di cybersecurity. «La cosa divertente è che il dispenser oltre a erogare acqua microfiltrata, permette di personalizzarla con mix aromatici naturali e ingredienti funzionali studiati con esperti nutrizionisti. Ho bisogno di concentrazione, prendo acqua con sali minerali. Un po’ di sostegno? Acqua e vitamina C. Voglio potenziare il sistema immunitario ecco il tè verde al mango». Il primo prototipo è una colonnina d’acqua modificata, con un sistema di monitoraggio sovrapposto. Il risultato? «Le persone, semplicemente, hanno cominciato a bere di più» Così Filiberto capisce che l’idea ha un fondamento.
«Il nostro dispenser è stato pensato per far bene alle persone e all’ambiente. Secondo alcune ricerche, oltre il 60% dei lavoratori non si idrata correttamente durante la giornata. Le conseguenze? Poca concentrazione, affaticamento, disidratazione e mal di testa. Oltre alla salute della persona, c’è quella dell’ambiente. Ogni giorno negli uffici italiani vengono consumate più di 3 milioni di bottiglie di plastica monouso. Noi promuoviamo l’idratazione tra i dipendenti, riduciamo l’utilizzo di bottiglie di plastica, oltre all’acqua pulita e purificata, offriamo bevande funzionali personalizzate per il benessere dell’organismo».

Il cuore del sistema è Flaskk One, un distributore intelligente collegato alla rete idrica. L’acqua è microfiltrata, si può regolare la temperatura, aggiungere frizzantezza, aromi naturali. Le bevande funzionali sono sviluppate con esperti nutrizionisti per supportare concentrazione, digestione, qualità del sonno o semplice idratazione. «Non volevamo solo un’alternativa alle bottiglie. Volevamo un gesto che aiutasse davvero a stare meglio».
Oltre al dispenser, viene fornita una borraccia smart, riconosciuta dal dispenser tramite NFC o QR, carica gusti e preferenze dell’utente, tiene traccia dei consumi e li sincronizza su un’app. «Oggi più che mai, le aziende tendono a far rientrare le persone al lavoro e cresce il corporate wellness, +6,5% annuo secondo stime di settore».
Qual è il business model? «I dispositivi si noleggiano, le aziende decidono se offrire il servizio ai dipendenti o lasciare loro la sottoscrizione di un abbonamento personale. In ogni caso, il costo per l’impresa è pensato per competere con quello di una colonnina d’acqua tradizionale: circa 2mila euro l’anno. Se ci mostrano un contratto più conveniente, offriamo lo stesso prezzo. Ma con più valore: più dati, meno plastica, più benessere».
A marzo 2025, dopo una fase beta, il sistema è stato ufficialmente lanciato sul mercato. In pochi mesi Filiberto ha già installato i suoi dispositivi in cinque realtà corporate, settori banking, manifatturiero e tech.

Il percorso però non è stato immediato. «Una startup hardware e per di più con produzione propria ha bisogno di capitale, competenze e pazienza. A credere in noi ci sono stati imprenditori come Alessandro e Filippo Sertorio (già fondatori del gruppo farmaceutico Procemsa, oggi Ourvita, ndr), Davide Accornero (ex AD di Italcementi), Marcello Miradoli (già presidente EMEA di Culligan). A questi si sono aggiunti fondi pubblici regionali, tra cui Tecnonidi e Finpiemonte e diversi premi, da StarCup ad Accelerate in Israel». Complessivamente, sono stati raccolti 1,5 milioni di euro tra equity e grant, con oltre 600mila euro investiti solo nella fase di ricerca e prototipazione industriale.
La classe non è acqua
Sette persone nel team, competenze diverse. Dal design hardware, allo sviluppo software IoT alla nutrizione funzionale. «Dalla mia prima startup ho imparato la lezione più importante: il valore del team. Scegliersi i compagni giusti di viaggio è fondamentale. Quando si inizia un nuovo progetto si è tutti molto felici, euforici, disposti a non dormire per la passione. Poi però il tempo passa e se i compagni non sono giusti iniziano i problemi. Ho capito l’importanza della trasparenza e del rispetto dei propri compiti e di quelli di ognuno. Gli indizi ci sono e bisogna farci caso. Se qualcuno non ci mette la tua stessa passione, se ti fa fare cose che spetterebbero a lui… beh fateci caso»
In futuro? «Vorremo portare il dispenser in almeno 50 aziende. E vorremmo espandere il modello a stazioni, aeroporti, luoghi pubblici. L’idea è creare una rete capillare dove con la tua borraccia smart puoi bere ovunque. L’obiettivo? Eliminare completamente l’uso di plastica monouso, promuovere un’idratazione consapevole e costruire una community attenta al proprio benessere». Tu bevi? Filiberto sorride, racconta dei suoi due litri e mezzo al giorno: «Me lo chiedono sempre. Ma non è solo una questione di quantità. È una questione di attenzione. Di cura. E di cultura. Perché anche bere è una scelta di consapevolezza».