A lezione di imprenditoria, sì ma già alle superiori. Non necessariamente per diventare imprenditori affermati ma per trovare una propria strada, mettere a terra un idea, coordinarsi in un team, litigare e poi scoprire che quel confronto ha portato qualcosa di migliore. Imparare a lavorare, a guardare il mondo da un’altra prospettiva, a emergere anche in contesti difficili. È anche con questo spirito che all’ITI Giambattista Bosco Lucarelli di Benevento e alla International Experiential School di Reggio Emilia si va a scuola la mattina. Qui hanno preso forma alcuni progetti di startup che già sono a caccia di investitori e che hanno permesso a queste due unicità italiane di essere nominate tra le 10 finaliste dei World’s Best School Prizes 2025, un riconoscimento che premia le migliori pratiche negli istituti scolastici orientate a cambiare la vita degli studenti dentro e fuori le aule. Il nuovo appuntamento con Viaggio in Italia va alla scoperta di questi progetti attraverso il racconto di chi li ha ideati in prima persona e di chi ha aiutato i ragazzi a crederci davvero. Prima di tutto.

Tra le aule dell’ITI Giambattista Bosco Lucarelli
A Benevento, nell’ITI Giambattista Bosco Lucarelli, si alimenta lo spirito imprenditoriale in una comunità afflitta da alta disoccupazione e migrazione giovanile. In particolare, la scuola fornisce agli studenti un trampolino di lancio per trasformare idee grezze in startup reali. «Con la volontà di organizzare i ragazzi in gruppi di 3-4 persone che si supportano, ad esempio, nella realizzazione di un videogioco, riusciamo ad abituarli all’idea che oltre alla scuola c’è molto di più – spiega il professor Carlo Mazzone, Global Teacher Prize ambassador e responsabile dei progetti – E quando abbiamo incontrato Junior Achievement siamo riusciti in questo intento». A parlare con noi c’è Manuel Sorrentino, assegnatario di vari riconoscimenti tra cui i Campionati nazionali di imprenditorialità oggi CEO di Farm Animal Trade: «Ho partecipato al progetto Vivarium nel 2019, in classe cercavamo un’idea da sviluppare e uno dei nostri compagni ci ha parlato di un’azienda agricola che doveva affidarsi a un intermediario per prendere delle mucche. Così ci è venuto in mente di creare qualcosa che semplificasse la compravendita di bestiame. La nostra startup si è classificata come miglior Impresa Italiana JA 2019, permettendoci di concorrere a livello internazionale con altre 43 mini-imprese di tutta Europa e aggiudicandoci il terzo posto della finale internazionale. Poi ci siamo costituiti come società e abbiamo ottenuto un finanziamento a valere sulla misura Resto al SUD promossa di Invitalia, che ha permesso lo sviluppo della piattaforma web».

Oggi Farm Animal Trade ha fatto da apripista a un modello di business semisconosciuto. «Ora stiamo lanciando il prodotto e raccogliendo i primi risultati – racconta Manuel – E io sono anche tornato a scuola a fare il mentor per supportare i ragazzi e mettere a disposizione loro il mio tempo. Ho iniziato a lavorare anche come analista con l’ottica di restituire al territorio quello che mi ha dato».
L’ex studente Vincenzo Sorice, come racconta il prof. Mazzone, in pagella aveva 6 e mezzo in pagella, poi ha iniziato a capire l’importanza di questi progetti. «E i voti sono schizzati all’improvviso», racconta il professore. Oggi Vincenzo è alla guida di Feedeat. «Abbiamo iniziato simulando un’idea che nasceva da un bisogno: “Che cosa ordino al ristorante?”. E questa idea si basava non solo su esigenze alimentari ma anche su diete, allergie ed eventuali pentimenti nelle scelte. Così siamo partiti dall’analisi di recensioni e feedback su un singolo piatto – spiega Vincenzo – Oggi siamo una vera e propria azienda, recentemente costituita. Abbiamo iniziato a commercializzare il nostro prodotto digitale, con un’app innovativa che presenta un menù interattivo, arricchito da recensioni condivise da una community stimolata dalla gamification. Offriamo ai ristoratori una piattaforma analitica equipaggiata con KPI dettagliati e notifiche in tempo reale, permettendo interventi tempestivi per ottimizzare l’esperienza cliente. Per quanto riguarda i ristoratori, la nostra app permette la personalizzazione di colori, font, loghi e identità visive. Un menù non standardizzato che migliora la customer experience».

Poi c’è Matteo Simeone, CEO di Tranquilify, che ci ha raccontato: «Abbiamo messo a terra quello che avevamo in mente in un mese, e ce la siamo cavata bene. Tranquilify è una piattaforma che aiuta a gestire ansia e stress. Siamo partiti da un’analisi dei più comuni sintomi in ambito scolastico per offrire una piattaforma che monitora le condizioni di salute dello studente ogni giorno con alcune funzionalità aggiuntive che possono essere sbloccate con un piano premium».
Realtà nate nella scuola che non solo hanno dato modo a questi ragazzi di acquisire autonomia ma anche di abituarsi a fare storytelling, appassionarsi a un’idea, portarla avanti, crederci fino in fondo. «Nelle classi si innesca un processo complesso che ha a che fare con elementi caratteriali e con la creazione di sinergie e dinamiche che si verificano sistematicamente. E il docente deve far passare il messaggio che è un contesto di vita che un domani sarà la quotidianità», spiega Mazzone.
L’iniziativa “The School Outside”
«Noi beneventani anche se andiamo fuori dal nostro territorio, restiamo legati a questo – continua Mazzone – Abbiamo creato una serie di sinergie con altri enti del territorio che ci supportano e ora stiamo facendo una serie di attività per rendere ancora più indipendenti questi ragazzi e combattere la disoccupazione ma, allo stesso tempo, andiamo a caccia di partner». Con l’iniziativa “The School Outside”, a Benevento si investe nella rinascita della regione dotando gli studenti di competenze orientate al futuro attraverso un centro di sviluppo socio-culturale ed economico che coinvolge attualmente 19 aziende, 6 enti di formazione, 4 organizzazioni non profit e diverse istituzioni pubbliche. Nel suo primo anno di attività, il centro, insieme al suo incubatore interno, ha concretamente supportato 4 startup fondate da 13 giovani membri, 3 delle quali costituite esclusivamente da studenti dell’ITI Giambattista Bosco Lucarelli.

Il fine è anche quello di inserire questi brillanti ragazzi all’interno di aziende locali che ne hanno bisogno. Antonio Domenico Ialeggio, dreamcoach che ha seguito i progetti, spiega: «Le famiglie qui spesso non sono informate o edotte su queste scelte di orientamento dei ragazzi, mentre l’auto-imprenditorialità si è rivelata uno strumento di impatto, che permette di sbloccare il potenziale di questi giovanissimi. Abbiamo dato vita a un’iniziativa scalabile, con studenti ed ex studenti che si sono messi a disposizione delle classi successive, in un contesto di emulazione. Così inizi a conoscere quelli bravi, li intercetti, capisci il loro punto di vista e le cose iniziano a funzionare. Qui è difficile emergere, tanti sono vincolati al risultato economico, noi, invece, stiamo ragionando sulla creazione di valore ed ecosistema. E così è nata quella che chiamiamo la “Sannio Valley”, che per noi è l’apice di tutto questo lavoro e un incubatore di attività improntate sul voler aiutare gli altri».
L’ITI di Benevento è stato selezionato tra i 10 finalisti del World’s Best School Prize nella sezione “for Community Collaboration”.
Nella International Experiential School
La International Experiential School (IEXS), scuola secondaria indipendente di Reggio Emilia, è stata invece selezionata tra le 10 finaliste del World’s Best School Prize for Innovation per essere la prima scuola al mondo ad aver sostituito il sistema di valutazione tradizionale basato sui voti con uno fondato sulle competenze trasversali (soft skills), che pone una maggiore enfasi sulle opportunità di crescita, sul raggiungimento degli obiettivi e sulla valorizzazione del talento individuale degli studenti. Fondata sull’idea che le scuole siano fatte di persone, non di sistemi, il modello didattico qui sviluppato si concentra sul benessere degli studenti, riportando l’attenzione su di loro e sulla loro crescita, invece di seguire sistemi educativi tradizionali che spesso trascurano competenze fondamentali come il lavoro di squadra, l’impegno, la responsabilità, la comunicazione, l’autonomia e la creatività.

«IEX è un luogo di opportunità – racconta Luca Taverna – In una scuola paritaria no profit con fasce diverse di reddito, dove i docenti sono mentori e le lezioni sono integrate con lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, lavoriamo sulla crescita della persona e interagiamo con le aziende. I ragazzi devono percepire la scuola come una seconda casa, sentirsi valorizzati e apprezzati, indipendentemente dai loro risultati. Noi li alleniamo, li motiviamo e facciamo sì che migliorino per arrivare alla prestazione ideale», spiega Luca Taverna, founder di IEX.
Per garantire che gli studenti siano valorizzati per il raggiungimento degli obiettivi, e non solo per le capacità mnemoniche, le lezioni sono progettate per sviluppare il pensiero critico attraverso metodologie come il Project-Based Learning (PBL) e il Social Emotional Learning (SEL). Gli studenti vengono profilati per valutare le loro caratteristiche di apprendimento, cognitive e comportamentali. Questo consente agli insegnanti di sviluppare un programma didattico personalizzato abbinato a un piano di sviluppo delle soft skills curato per ciascuno studente. E al posto dei voti, vengono utilizzati dei crediti mensili per valutare come ogni studente affronta il progetto assegnato. Gli insegnanti non possono togliere crediti, ma solo fornire feedback o sfide per il miglioramento, e non è prevista alcuna punizione. Progetti aggiuntivi vengono realizzati in collaborazione con Junior Achievement Italia e aziende locali, permettendo agli studenti di sviluppare competenze imprenditoriali reali.

Tra i progetti che qui sono nati ce n’è uno, legato al mondo della moda, sviluppato in collaborazione con Erreà. «Il nostro progetto si chiama Atelier Iexs – spiega una delle cofounder, Giada Cozzolino – In questo percorso ci siamo impegnati anzitutto per ottenere i contatti di Erreà, che ci siamo cercati da soli e poi siamo riusciti a progettare, in collaborazione con il brand, una nuova uniforme scolastica che rispettasse i modelli della società di oggi e i teenager. Il team di Erreà ci ha spiegato come si fa a creare una maglia da zero e, alla fine, si sono offerti anche di produrre le nostre uniformi». Per Giada questo progetto è stato essenziale nella sua vita. «Mi sono fatta un’idea pratica del mondo del lavoro e mi è piaciuto tantissimo», racconta. Taverna ci tiene anche a precisare che: «Sono stati gli stessi ragazzi a trovare i finanziamenti, proprio come una startup reale». L’International Experiential School, oltre a essersi classificata tra le 10 migliori scuole in Italia per l’innovazione, nel 2024 ha ricevuto un premio europeo per l’introduzione delle soft skills e dell’intelligenza emotiva. I vincitori e finalisti delle due competition ora saranno invitati al World Schools Summit, che si terrà ad Abu Dhabi (UAE) il 15-16 novembre, dove condivideranno le loro migliori pratiche con decisori politici e leader mondiali dell’istruzione.