Il retrogaming spesso è stato la foglia di fico usato da molte startup dei videogiochi per provare a nascondere l’assenza di idee realmente innovative. Nel migliore dei casi per camuffare impianti tecnici claudicanti. Per fortuna Ruffy and the Riverside della startup tedesca Zockrates Laboratories non fa parte del filone delle opere pigre, svogliate e derivative.
Ruffy and the Riverside, molto più di un Paper Mario scopiazzato
Ruffy and the Riverside purtroppo parte lentamente. O meglio, in realtà parte in media res, mentre il bizzarro duo nientemeno precipita verso il vuoto col giocatore che deve imparare “velocemente” le meccaniche ludiche per poterli salvare prima che sia troppo tardi (tranquilli: è una caduta infinita). Dopodiché gli sviluppatori hanno deciso di piazzare una peculiare sequenza all’interno di una cittadina medievaleggiante che tira improvvisamente il freno a mano sull’azione, lasciando emergere una delle molteplici anime del gioco tedesco.

Videogioco che è indiscutibilmente bello e innovativo, per carità, ma a livello ludico forse un po’ esagerato: ora adventure, ora platform 3D, ora platform 2D e, nelle sequenze cittadine, quasi RPG appunto. Troppo. Troppo specialmente se alle spalle non ha un team grande e un budget altrettanto importante. E infatti Ruffy and the Riverside qua e là cigola un po’, tra sezioni che mal collimano, momenti che non divertono come dovrebbero e un buon numero di bug veri e propri.

La peculiarità di Ruffy and the Riverside è l’abilità del protagonista, Ruffy, di copiare-e-incollare le texture degli oggetti su altri oggetti. Lo si apprende fin dai primi istanti durante i quali, per salvare gli eroi dall’abisso il giocatore deve trasportare la “tappezzeria” della chioma di un albero sulla cascata retrostante così da tramutarla in una enorme parete percorsa da rampicanti da sfruttare per tornare in cima alla vetta da cui si precipita.
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Questo dà luogo a numerosi enigmi e altrettante soluzioni laterali utili contro i boss come pure i semplici nemici (per esempio facendo apparire sotto le loro zampe pavimenti lavici o sabbie mobili). Tutto ciò però viene quasi affogato nella mole di cose da fare, dalla grandezza e dispersività di certe ambientazioni e da un filo conduttore non sempre leggibilissimo che almeno sulle prime potrebbe dare qualche problema.

Abbiamo iniziato la recensione di Ruffy and the Riverside ricordando che ci sono in giro fin troppi giochi pigri: qui il problema è l’opposto e bisogna quasi frenare l’entusiasmo degli sviluppatori che hanno voluto farcire il loro videogioco di tantissimi ingredienti, creando però una torta multistrato a tratti un po’ traballante. Ma pur sempre deliziosa.