Il 30.7% delle donne dell’Unione europea, quasi 1 su 3, è stata vittima di violenza fisica o di violenza sessuale: è la notizia fortissima che emerge da una nuova ricerca, la prima che mette a confronto i dati sulla violenza di genere Paese per Paese. Il Paese con il numero più alto di vittime è la Finlandia, dove il 57.1% delle donne dice di avere subito violenza, seguito dalla Svezia (52.5%) e dall’Ungheria (49.1%), mentre i valori più bassi sono registrati in Cechia e Portogallo (entrambi 19,7%), in Polonia (16,7%) e in Bulgaria (11,9%). L’Italia registra un valore pari a 31.7%. Nei Paesi con un alto livello di violenza, quella sessuale è decisamente elevata: riguarda il 41% delle donne in Svezia, il 37.3% in Finlandia, il 33.3% in Danimarca, il 30% in Lussemburgo. Sono questi i primi dati sintetizzati da EU Gender based violence survey, studio realizzato nei 27 Paesi dell’Unione europea, intervistando 114.023 donne tra i 18 e i 74 anni. 

La percezione della violenza racconta molto di un paese 

Nel leggere i dati va considerato che le differenze emerse tra Paesi possono essere condizionate da quanto le persone intervistate, di Paese in Paese, percepiscono certi atti – per esempio molestare una donna – come sbagliati e dannosi o sono consapevoli che alcune tipologie di violenza sono reati penali: lo stupro dentro il matrimonio, ad esempio, è stato riconosciuto come reato e punito negli Stati in tempi diversi e ciò fa sì ci siano sensibilità anche profondamente diverse sul tema. E poi, nel correlare la violenza ai fattori contestuali, va tenuto conto del cosiddetto paradosso nordico, secondo il quale gli Stati che hanno punteggi elevati in materia di uguaglianza di genere tendono anche a mostrare livelli più elevati di violenza di genere nelle indagini: si tratta di un effetto in apparenza paradossale, ma che si spiega alla luce di una maggiore consapevolezza da parte delle donne del Nord Europa dei propri diritti e di una maggiore attitudine a denunciarne la violazione, unita all’inclinazione a riconoscere in maniera lucida e chiara la violenza, in tutte le forme in cui si esprime. Fatta questa premessa, l’indagine, che è stata promossa da Eurostat, FRA (l’Agenzia per i diritti fondamentali) e EIGE (l’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere) mostra numeri impressionanti.  

La casa non è un luogo sicuro

La ricerca ha messo a fuoco diversi contesti, a partire dalla violenza esercitata dal partner. Le domande poste alle intervistate riguardavano la possibilità che il partner avesse spintonato di proposito, schiaffeggiato, picchiato, preso a calci, avesse usato un coltello o un oggetto contundente o, comunque, avesse usato la forza o minacciato di fare del male in un modo che ha spaventato. Il 17.7% delle europee si è ritrovata in una almeno di queste condizioni e il 14.6 % più di una volta. E i numeri si impennano al 31,8% quando nella violenza si include anche quella psicologica ed economica. Ampissima, in questo ultimo caso, la forbice tra i Paesi, che oscilla dal 54.6% dell’Ungheria, 52.6% della Finlandia e 50.8 % della Slovacchia – i valori più alti – al 22.5% del Portogallo, 20.5% della Bulgaria e 19.6 % della Polonia, i valori più bassi (in Italia le donne che si sono ritrovate nelle situazioni di violenza indicate, inclusa quella psicologica ed economica, sono il 25,9%).

Il punto sulla violenza sessuale 

Il 12.9% delle donne che vive nell’Unione europea ha subito violenza sessuale (incluso lo stupro) da parte di un uomo che non era il partner. In particolare il 3.8% è stata stuprata. Quanto alle differenze tra i Paesi, in questo caso sono più ampie di quelle registrate rispetto alla violenza fisica e alle minacce: ha subito uno stupro il 12.6% delle donne svedesi e il 9.8% delle finlandesi – le percentuali più alte – e lo 0.6% delle donne polacche e l’1% delle portoghesi, i valori più bassi (le donne italiane che ne sono state vittime sono rispettivamente il 14.3% e il 3.4%). Come già evidenziato dall’Organizzazione mondiale della sanità, la violenza sessuale è ancora estesamente stigmatizzata, al punto che molte donne temono di essere incolpate o di subire ripercussioni nel caso rivelassero di esserne state vittime; di conseguenza, ci sono violenze sessuali che non vengono denunciate all’autorità, così come non vengono segnalate nelle ricerche come questa. Non basta: i ricercatori sottolineano che “la consapevolezza delle persone su ciò che costituisce un atto di violenza sessuale può differire da Paese a Paese, e questo ha un impatto sulla misura in cui le esperienze di violenza sessuale vengono dichiarate in un’indagine”. Infine, lo studio ha voluto indagare quante sono le donne che subiscono molestie sessuali sul luogo di lavoro, scoprendo che quasi una donna su 3 (esattamente il 30.8%) ne è stata vittima; la maggioranza di loro appartiene alla fascia di età 18-29 anni. 

A preoccupare sono le mancate denunce 

Sebbene la maggior parte delle donne che hanno subito violenza ne abbia parlato con una persona vicina, solo una su 5 ha contattato un operatore sanitario o un servizio sociale e solo una su 8 ha denunciato alla polizia.”Quando ci troviamo di fronte a una realtà allarmante, in cui una donna su tre subisce violenza nella UE, ma poco più di una su 8 la denuncia, è necessario analizzare seriamente le problematiche sistemiche che impediscono di cambiare la situazione”, commenta Carlien Scheele, direttrice dell’EIGE. “Oggi, i risultati della pubblicazione dei dati della nostra indagine sottolineano davvero l’importanza del lavoro dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere nel porre fine alla violenza di genere. La violenza contro le donne affonda le sue radici nel controllo, nel predominio e nella disuguaglianza. Quando una prospettiva di genere viene integrata nelle misure di prevenzione, nei servizi e nelle autorità, possiamo aspettarci di vedere più donne farsi avanti, fiduciose di ricevere il supporto di cui hanno bisogno. Perché ogni donna ha il diritto di essere al sicuro, ovunque”.