Secondo il report dell’Agenzia Italia Digitale 2025 solo 9.002 siti web della pubblica amministrazione, su un totale di circa 65.000, sono conformi alle regole dell’accessibilità, “nonostante l’Italia sia stata pioniera nel 2004 con la Legge Stanca, che però fatica evidentemente ad essere applicata. Questo è solo un esempio, perché lo stesso si potrebbe dire per altri settori, come la scuola: il nostro Paese ha ottime leggi per quanto riguarda l’inclusione e l’accessibilità, ma spesso la loro applicazione arranca”. Serenella Besio è responsabile del nuovo corso di laurea magistrale in “Progettazione di contesti di vita accessibili e inclusivi” (classe LM-85), che l’Università degli Studi di Bergamo inaugura per il nuovo anno accademico. Un percorso innovativo, interdisciplinare, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi del Salento nell’ambito della rete Digital Education Hub  EDUNEXT, la rete italiana per l’innovazione della formazione digitale, finanziata dall’UE con NextGenerationEU.

Guardando al futuro, l’università formerà così professionisti capaci di coniugare innovazione tecnologica, progettazione urbana e sensibilità sociale, in un momento storico in cui l’accessibilità e l’inclusione non sono più temi di nicchia, ma sfide decisive per la costruzione di comunità più eque e sostenibili.

Contesti accessibili e inclusivi

“Spesso l’accessibilità viene fatta coincidere con l’abbattimento delle barriere architettoniche, che impediscono l’accesso e il libero movimento a persone che hanno una disabilità fisica, ma la prospettiva è molto più ampia e complessa: oggi bisogna mettere al centro della progettazione la variegatezza della popolazione”, prosegue la docente. Questo significa, innanzitutto, che bisogna imparare a considerare le esigenze di tutte e tutti: persone con disabilità fisiche e cognitive, fragili, anziane, ma non solo. “Ognuno di noi può avere esigenze particolari, incluse quelle che possono emergere nel corso dell’intero arco della vita e nei diversi ambiti che ci si trova a frequentare: istruzione, lavoro, servizi, abitazione, tempo libero e sport”.

La risposta alle diverse necessità non va però inserita in un secondo momento rispetto alla fase di progettazione: “Deve essere intrinseca, inclusa sin dall’inizio. Solo così si possono ideare contesti davvero accessibili. Lo stesso riguarda gli oggetti: a seconda di come li costruiamo, dobbiamo aver già pensato all’uso più ampio che ne può essere fatto da parte di tutta la popolazione”.

Spazi, tecnologia, relazioni

Un esempio concreto può riguardare direttamente il campo universitario. “In generale, nelle Università le aule sono spesso pensate con file di banchi fissate a terra, spesso non distanziate a sufficienza, in modo da permettere, per esempio, l’ingresso agevole per una donna in gravidanza, per non parlare di una persona che usa una carrozzina, o non vedente. Ripensarle in modo accessibile significa puntare su una maggiore libertà e flessibilità nello spostamento dei banchi per consentire anche una didattica più informale rispetto a quella tradizionale, frontale, quasi oracolare”. Questo, però, non basta: “All’accessibilità bisogna affiancare anche una mentalità diversa, inclusiva. Nell’esempio portato, si tratta di pensare allora ad una didattica aperta, che faciliti la reciprocità, la partecipazione, la costruzione delle relazioni, lo scambio delle idee e delle progettualità”. Non solo, quindi, la dimensione materiale del contesto e degli oggetti che ne fanno parte, ma anche un ambiente in cui le persone siano accoglienti le une nei confronti delle altre. 

In quest’ottica la tecnologia, se progettata in una forma etica, diventa un vero e proprio alleato nel ridurre le disuguaglianze, nell’abbattere barriere di tutti i tipi, nel migliorare la partecipazione attiva all’interno della comunità: sempre più frequentemente vengono messe a punto innovazioni che risolvono casi d’uso e scenari che prima pensavamo essere impossibili.

Serenella Besio unibg
Serenella Besio

Le sfide nella società contemporanea

A questo proposito uno dei punti di forza del nuovo corso di laurea dell’ateneo bergamasco è la radicale interdisciplinarità, dall’ambito umanistico-pedagogico a quello ingegneristico-tecnologico, da quello economico-giuridico a quello socio-sanitario. “Questa unione tra culture diverse, che dialogano in contemporanea, rispecchia perfettamente la natura sistemica delle sfide che la società attuale deve affrontare, di cui è fondamentale comprendere le diverse implicazioni, sociali, legali, normative, culturali ed economiche”, sottolinea ancora Besio.

I futuri progettisti dellinclusione”

Il nuovo corso di laurea magistrale in “Progettazione di contesti di vita accessibili e inclusivi” si rivolge a laureati in Scienze dell’Educazione, Psicologia, Filosofia, Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, che aspirano a diventare  professionisti specializzati  in analisi, progettazione e costruzione di contesti di vita aperti e partecipati ed esperti nel settore delle tecnologie per l’accessibilità e l’inclusione.
La modalità prevalentemente “a distanza” offre agli studenti un percorso formativo altamente flessibile: lezioni teoriche in diretta, video-lezioni registrate on-demand, e-tivity, attività interattive e collaborative, corsi open e periodi laboratoriali intensivi in presenza permettono di conciliare studio, lavoro e vita personale. La formazione è arricchita da tirocini presso enti e istituzioni di rilievo nazionale, a conferma della volontà di connettere l’università con il tessuto sociale e produttivo.

“Considerando i curricula dei primi studenti iscritti, emerge già un’ampia varietà di percorsi, specchio di una società in grande fermento. Nella stessa aula si affiancheranno assistenti sociali, educatori, psicologi, pedagogisti e ingegneri: sarà una bella sfida bilanciare le esigenze formative in base alle diverse provenienze”, conclude Besio.

Quella che emergerà al termine del biennio sarà una figura professionale nuova, “pivot”, che troverà sbocco in enti pubblici e privati, scuole, imprese e realtà del terzo settore: “Progetterà interventi di accessibilità e inclusione, ma, prima ancora, contribuirà alla diffusione di una cultura e di una mentalità diversa, che fa di questi valori un elemento centrale del pensiero”. Un passo deciso verso un’università che integra tradizione e innovazione, rispondendo alle esigenze di una società che cambia, senza lasciare indietro nessuno.

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