È sangue e ricordi, pelle e simboli, nervi e relazioni, è il luogo di accumulo delle esperienze di vita, il luogo dell’identità incarnata cellula per cellula, l’unico dove si deve per forza stare. E oggi il corpo – sovraesposto dai social, lucidato da ogni attenzione, elevato a racconto perfetto di sé, ma mortificato o non visto appena si fa debole, diverso, imperfetto, invecchiato – chiede parole giuste per essere raccontato.

“Umiliato, sedotto, contraffatto, idolatrato, sprecato, il corpo rimane il nostro enigma e la nostra vera compagnia” scrive lo psicanalista e psichiatra Vittorio Lingiardi nel suo magnetico, recente saggio Corpo, umano e, apposta, mette una virgola nel titolo tra le due parole – poiché le parole contano -, per costringere a una pausa e a fare i conti con il corpo-natura e il corpo-cultura, che, dice Lingiardi, deve essere una cultura di riconoscimento e di rispetto. 

E allora, con quali parole raccontare oggi il corpo-gabbia della ragazza anoressica e il corpo-isola del ragazzo autistico, il corpo ferito dalla violenza di genere, il corpo che prova un dolore cronico e che però non riesce a comunicare, il corpo che diventa campo di battaglia se non è allineato allo standard? Ma anche il corpo del benessere personale, il corpo dell’esercizio, della dedizione e della cura, il corpo tempio dell’atleta e il corpo della celebrazione e espressione positiva del sé? 

Riconoscere il corpo attraverso le parole giuste per raccontarlo sarà il tema al centro della quinta stagione di Dentro le Parole, il programma dedicato ai linguaggi dell’inclusione che vive tra le pagine di Valore Responsabile, il magazine online su Startupitalia, e la pagina Instagram di Mediobanca.  

Dopo avere esplorato nelle precedenti edizioni le parole della cura, della diversità e dell’inclusione e usato il linguaggio a mo’ di bussola per attraversare dimensioni attualissime come il potere, l’età, il consenso, in questa nuova stagione toccherà al corpo occupare il centro della scena, che vedrà ancora una volta il linguista Alessandro Lucchini scavare dentro la densità delle parole, interrogandone l’etimologia, l’uso, l’impatto.

Del resto, il corpo stesso è segno, lingua, messaggio. Niente più del nostro corpo dice al mondo chi siamo, perché non si ha un corpo, si è un corpo. Il corpo come luogo del conflitto interiore, dell’offesa e della sofferenza, ma anche come espressione di diversità, identità e non omologazione, di ricerca di sé e di guarigione sarà dunque protagonista di riflessioni scritte e video-conversazioni in diretta. Un invito alla consapevolezza, a scegliere con cura le parole, perché le parole che si decide di usare dispiegano tutto il loro potere di accogliere o respingere, specie proprio quando si parla di corpi.