«Un giorno ero in ufficio e mi ha chiamato mia moglie. “Andiamo a Berlino”, mi ha detto. Aveva trovato lavoro lì. Pensavamo sarebbe stata una tappa del nostro percorso». Sono invece più di dieci anni che Davide Mazzanti, 41 anni, startupper con un passato nelle corporate in ambito telecomunicazioni, vive nella capitale tedesca insieme alla famiglia. «Questa città ti attrae e non ti lascia più. La nostra qualità di vita è migliorata per una questione geografica, venendo da Milano. Credo sia difficile trovare un altro posto con così tante opportunità».
Durante la pandemia ha fondato Sykell, startup climate tech in ambito economia circolare che ha raccolto finora 7 milioni di euro. Ma prima di arrivare ai suoi packaging riutilizzabili partiamo come al solito dal profilo in questa nuova puntata della rubrica “Italiani dell’altro mondo”, in cui incontriamo persone che dall’estero continuano ad ispirare. Un patrimonio che in molti casi restituisce al nostro ecosistema know how e contatti, e in altri ancora rientra in patria per lanciare nuove venture.

La Berlino delle startup
Davide Mazzanti è nato ad Ancona e si è formato a Bologna dove ha studiato ingegneria gestionale. Non è la prima volta che incontriamo una persona che si scopre imprenditore lungo il percorso. «Ho fatto l’Erasmus in Spagna e lì ho conosciuto quella che sarebbe diventata mia moglie. Alla fine sono rimasto lì e ho iniziato a lavorare per Telefonica. Poi mi sono spostato in Vodafone».
Il tracciato di carriera sembrava segnato, tanto che il ritorno in Italia, a Milano, lo aveva posizionato su un percorso di crescita interno. Prima di compiere 30 anni ha però ricevuto quella telefonata che ha cambiato la vita alla sua famiglia. Si è dimesso e ha subito deciso di seguire la moglie a Berlino. Era il 2013, altra epoca per internet, i consumi digitali, il ruolo dei social. E dove poteva finire Mazzanti se non nella realtà che più nella capitale tedesca è connessa all’idea di startup?

«Rocket Internet era nata come venture builder. Questo perché hanno visto le opportunità nella digitalizzazione di molti settori». Gli anni delle app, dei primi iPhone, dell’advertising conveniente sulle piattaforme. Decisamente un altro mondo. «Hanno fatto startup a raffica investendo in ciascuna per alcuni anni, mettendoci dentro tutto quel che serviva». Così è stata lanciata Zalando nel 2008, all’alba dell’ecommerce. «Ecco, proprio dopo Zalando le persone hanno capito che era possibile lanciare aziende di successo». Proprio quell’effetto imitazione che spesso funziona da catalizzatore negli ecosistemi e ispira giovani founder a buttarsi.
Una startup dopo l’altra
Mazzanti ha lavorato in house24, una delle realtà di Rocket Internet. «È stato un trampolino per diventare imprenditore». Dalla telefonia all’ecommerce il passaggio successivo è stato il settore travel. «La mia prima startup è stata quixxit nel 2016. Ero il bambino tra altri due cofounder con molta più esperienza di me. Collegavamo voli, treni e pullman. Nel 2019 abbiamo fatto una exit con Lastminute.com, non gloriosa. Ma ho imparato un sacco». E ci avviciniamo al periodo che per molti imprenditori è stato di svolta.

La pandemia e i lockdown ripetuti in tutto il mondo hanno costretto a casa un sacco di persone. E in alcuni casi quelle ore chiuse in casa hanno fruttato parecchio in termini di idee di business. «Con la famiglia ci siamo spostati due mesi a Tenerife e lì ho studiato il passo successivo. Avevo più contatti e più capacità gestionale. Ma volevo a quel punto fare qualcosa di supporto per il futuro del pianeta. E così siamo partiti con il packaging riutilizzabile». Lavorando sul design e ragionando sugli obblighi normativi in Germania, è nata Sykell.
«Sapevamo che nel 2023 sarebbe entrata in vigore una legge che obbligava il settore del cibo d’asporto a packaging riutilizzabili. Abbiamo sfruttato le macchine già presenti nei supermercati per il vuoto a rendere della plastica e abbiamo realizzato otto tipi di contenitori». Oggi la startup ha una partnership con Rewe, una delle catene della GDO più importanti in Germania. Oltre a questo c’è stato un lavoro su un software che aiuta le aziende ad accelerare il percorso di economia circolare, seguendo l’intera filiera.

La Germania torna ad armarsi
Ma come se la passa una società attiva nel comparto della sostenibilità in uno dei Paesi europei che più sta virando attenzione e investimenti verso la difesa? «Bisogna anzitutto considerare la vicinanza geografica con la Russia. La Germania ha accolto moltissimi rifugiati ucraini e su succede qualcosa in Polonia è chiaro che la tensione cresce».
Secondo Mazzanti un simile scenario finisce con l’attirare l’attenzione sul settore degli armamenti e della difesa. «Tanti imprenditori hanno visto potenziale per investire. Credo poi che abbia giocato un ruolo anche un altro elemento: un vecchio modo di fare startup è finito. Mi riferisco agli ecommerce, a casi come Gorillas. Oggi c’è l’AI ma diversi elementi ci indicano che soltanto in pochi ne usciranno bene. La difesa sarà un’altra bolla».

E in tutto questo il green durerà? «Quando la plastica è diventata talmente economica ha trasformato la società verso modelli consumistici. Questo è quello che vogliamo cambiare: meno risorse e una supply chain ultra nazionale». Una strategia a cui per forza di cose oggi l’Europa è costretta a votarsi nei tempi incerti dei dazi di Trump. «Bisogna ridurre le dipendenze da criticità che fino ad oggi percepivamo».
Ma occorrerà tempo come ci ha spiegato il Ceo di Sykell. «Il greentech non è mai stato una bolla: gli orizzonti temporali sono lunghi. La maggior parte degli investitori ricerca un ritorno veloce, ecco perché questo settore non potrà sostenersi soltanto con quei capitali. Do un suggerimento: fare break-even il prima possibile. È un compromesso tra crescita verticale e crescita sostenibile».