Nel 2024, i dati del Fisco raccontano che il 52% degli italiani ha inviato il modello 730 utilizzando la modalità precompilata semplificata. Tra questi, il 42% lo ha accettato senza apportare alcuna modifica. Ma il precompilato, per quanto rappresenti un enorme passo avanti in termini di digitalizzazione e semplificazione, non è infallibile. Le banche dati dell’Agenzia non sempre raccolgono tutte le spese detraibili, soprattutto quelle meno strutturate o caricate in ritardo: è frequente che dati mancanti o incompleti passino inosservati a chi si limita a cliccare su “accetta” senza una lettura attenta. Ecco gli errori da evitare per non rischiare di non ricevere i rimborsi.
A quanto corrispondono i rimborsi?
Il rischio di perdere rimborsi è abbastanza frequente. Per fare degli esempi, ecco a quanto ammontano:
- Spese mediche: con 500 euro di visite specialistiche, il rimborso è di circa 70 euro (19% al netto della franchigia di 129,11 euro);
- Affitto studenti universitari fuori sede: fino a 300 euro se il reddito annuo è inferiore a 15.493,71 euro, oppure 150 euro se compreso tra 15.493,71 € e 30.987,41 euro;
- Interessi sul mutuo: per un mutuo da 100.000 euro, gli interessi passivi medi di 3.000 € generano circa 570 euro di detrazione, ma solo se i dati sono caricati correttamente;
- Bonus edilizi / ecobonus: per lavori di ristrutturazione da 10.000 €, la detrazione è di 5.000 euro (50%), mentre per interventi di risparmio energetico può arrivare a 6.500 euro (65%);
- Spese scolastiche: su 600 euro spesi tra iscrizione, mensa, trasporto e gite, il rimborso è di circa 114 euro (19% su un massimo di 800 euro per studente).
Se queste voci non vengono integrate, si rischia di perdere rimborsi che vanno da poche decine a diverse migliaia di euro.
Gli errori da evitare nel 730 precompilato
Un errore banale, come inserire un familiare a carico non idoneo, dimenticare una spesa detraibile o utilizzare un bonifico non parlante, può costare caro, come si legge in una nota diffusa dall’ANC (Associazione Nazionale Commercialisti). Lo strumento digitale rappresenta certamente un passo avanti verso la semplificazione, ma non garantisce di per sé accuratezza, completezza né personalizzazione.
Tra gli errori materiali a cui prestare attenzione ci sono: omissioni di redditi, familiari a carico inseriti impropriamente, calcoli imprecisi o bonifici errati. Anche un dettaglio formale, come usare un bonifico ordinario al posto di quello “parlante”, può invalidare una detrazione fiscale.
Inoltre, sembra che in caso di doppia CU, ad esempio quando un lavoratore ha avuto due datori di lavoro nello stesso anno o ha cambiato azienda tramite passaggio di appalto, l’Agenzia delle Entrate potrebbe omettere i giorni lavorati, impedendo così il calcolo corretto delle detrazioni per lavoro dipendente. Come ricorda la nota del MEF, il precompilato non è uno scudo totale e richiede sempre una verifica attenta per evitare anche conseguenze sanzionatorie.