«Quando avevo diciotto anni mi dicevano che dovevo trovare la mia vocazione. Che dovevo “scegliere l’università” e decidere una professione. Invece di aprirsi davanti a me, il futuro mi si stava chiudendo addosso. Non era paura di sbagliare. Percepivo infinite possibilità, ma nessuna etichetta era abbastanza ampia da contenerle tutte. Così, contro il parere di tutti, ho deciso di iscrivermi a Filosofia».
Oggi, a 26 anni, Viola Bonesu guida un team di nove persone e porta l’intelligenza artificiale nel cuore delle PMI italiane. La sua startup, Plino, ha creato un software che permette alle aziende di analizzare e semplificare i dati contabili e finanziari, come fatture e transazioni, in modo automatico.

Cosa fa Plino
«Plino raccoglie i dati, li aggiorna in tempo reale e genera una dashboard e analisi senza che tu faccia nulla». Ha già conquistato oltre cento PMI e ha appena raccolto 650mila euro di investimenti da fondi come Exor Ventures, Berkeley SkyDeck Europe e Techaround.vc. Viola è co-founder e CPO (Chief Product Officer): si occupa di prodotto e sviluppo. «Mi trovo tra il business e la tecnologia, tra l’esterno e l’interno».
Dalla Sardegna all’Europa
Nata in Sardegna, a 13 anni impara l’inglese guardando YouTube. «Ho sempre avuto la curiosità di fare cose, sperimentare, creare, organizzare». Mentre studia filosofia, fa corsi di marketing e organizza eventi per un’associazione culturale. Poi fonda una sua prima realtà con l’obiettivo di avvicinare i giovani all’arte e alla cultura. È lì che si misura per la prima volta con la gestione concreta di fondi, progetti e responsabilità. Da quell’esperienza nasce l’interesse per il business e la voglia di mettersi alla prova nel mondo delle startup. Nel 2020, a 21 anni, lancia un primo progetto di software per la visualizzazione dei dati. L’avventura dura sei mesi, il team vince anche un premio all’Università di Torino. «Non è andata, ma è stato un passaggio fondamentale: mi ha fatto capire che costruire cose nuove era quello che volevo fare».

Poi va in Portogallo con un programma dell’Unione Europea dedicato all’innovazione, e quando torna decide di puntare in modo diretto sulle startup. Il passo decisivo arriva a fine 2022: presenta la sua candidatura a Vento, il venture building di Exor, e viene selezionata. «Continuavo a essere la filosofa in mezzo agli ingegneri. All’inizio mi sentivo fuori posto, ho dovuto imparare il linguaggio tecnico, capire come muovermi in un ambiente che non era il mio. È stato un lavoro di traduzione e adattamento continuo».
Plino nasce a giugno del 2023 con i primi finanziamenti di Exor Ventures. Con Viola, ci sono Pietro Galimberti ed Enrico Castelli. «Era appena arrivato ChatGPT, tutti lo usavano per creare contenuti o immagini. Noi abbiamo intuito che poteva fare anche l’analisi di dati. Poi abbiamo fatto una ricerca di mercato strutturata. Prima paper e ricerche, poi abbiamo deciso di parlare in prima persona con circa 250 imprenditori per capire come analizzavano flusso di cassa, vendite, clienti e costi. E abbiamo scoperto che il problema era chiaro e forte».
Tra ottobre e novembre, Plino viene selezionata tra 9 startup europeee per partecipare al programma di Berkeley SkyDeck Europe, l’acceleratore di UC Berkeley con Cariplo Factory e Lendlease e volano in California. Pochi giorni fa hanno annunciato il nuovo round di 650 mila euro. Gli investitori credono nel team e in quella che definiscono una delle sfide più rilevanti e trascurate dell’economia italiana: il controllo di gestione per le PMI.

«Oggi analizzare i dati contabili è un incubo: scarichi i dati, li metti su Excel, li aggiorni a mano, fai errori, consulti otto siti diversi e chiedi a più persone prima di avere le informazioni». Plino automatizza questo processo in pochi minuti. «Basta concedere l’accesso al cassetto fiscale e ai conti correnti: da quel momento Plino sincronizza tutto. Tu non devi fare altro. Entri e vedi subito saldi, fatture, pagamenti, tutto aggiornato in tempo reale».
Perché Plino? «Siamo a Torino e qui ci sono dei raviolini che si chiamano plin. Abbiamo voluto ricordare questa appartenenza al capoluogo piemontese ma non è tutto. Quando hai davanti un piatto di plin non sai che cosa c’è dentro finché non li assaggi. Lo stesso vale per i dati di un’azienda: ci sono già, nelle fatture, nei bilanci, nei pagamenti. Ma finché non li organizzi e non li analizzi, il loro valore resta nascosto. Noi aiutiamo le aziende a prendere la forchetta e guardare dentro ai loro dati, per estrarne il vero potenziale».
Se le chiedi cosa ti muove, risponde: «È una pulsione, un bisogno. Amo strutturare, costruire. È ciò che mi rende felice. E dall’altra parte c’è il desiderio di avere un impatto: sapere che quello che stiamo creando semplifica la vita delle persone e delle aziende, mi rende felice. È la possibilità di essere utile, concretamente».

Poi aggiunge: «Abbiamo strumenti incredibili come l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione: un’enorme occasione di cambiamento. Vorrei essere il veicolo di questo cambiamento». C’è stato un tempo in cui sentiva il bisogno di giustificare il suo percorso: «Dicevo: ‘Ho studiato filosofia, ma ho fatto anche’…». Oggi la prospettiva è cambiata. Va nelle scuole a parlare ai ragazzi, ha fatto un TEDx per il Politecnico di Torino. «Ci viene insegnato che la carriera è un percorso lineare, per cui fai A e poi B… Io credo invece che sia tutto come in una Sfera, un sistema che si interpola e si intreccia per poi andare a formare chi sei. Ora finalmente posso dire: ho studiato filosofia e…».