In Europa l’interesse per le criptovalute è in costante crescita, sia tra i privati sia tra le aziende. Eppure, le banche tradizionali sembrano ancora lontane dal cogliere appieno la portata di questa trasformazione. È quanto emerge dal report di Bitpanda Technology Solutions (BTS) e Zeb Consulting, basato su un’indagine condotta su oltre 10.000 investitori in 13 Paesi europei.
Con oltre 411 milioni di investitori retail e istituzionali e 25.000 miliardi di euro in asset liquidi, l’Europa si conferma uno dei mercati più promettenti al mondo per lo sviluppo della finanza digitale. Eppure, nonostante la domanda sia in aumento, l’offerta da parte delle banche tradizionali appare ancora frammentata e poco reattiva.
Cresce la domanda delle criptovalute
Secondo lo studio di Bitpanda e Zeb Consulting, circa 1 investitore retail su 7 detiene attualmente criptovalute, mentre un ulteriore 12% dichiara l’intenzione di investirvi in futuro.
Dati ancora più significativi arrivano dalla fascia patrimoniale alta: il 50% degli investitori con oltre 100.000 euro di patrimonio liquido ha già investito o prevede di farlo. In questa prospettiva, la volontà di comprare criptovalute si configura non solo come una scelta speculativa, ma sempre più come un investimento strategico per la crescita a lungo termine e la diversificazione del portafoglio.
E non si tratta solo di investimenti privati: tra le controparti aziendali incluse nell’indagine, il 40% ha allocato capitali in criptovalute (attualmente o in passato), una percentuale che supera di gran lunga il 15% registrato tra gli investitori retail.
Interessanti i dati sull’approccio: il 43% degli investitori retail dichiara di puntare alle criptovalute per la crescita a lungo termine o come strumento di diversificazione del portafoglio, mentre solo il 31% si muove ancora con logiche puramente speculative.
Alcuni ostacoli da superare
Nonostante questi segnali, la penetrazione delle criptovalute resta ancora contenuta: il 67% degli investitori retail europei è tuttora fuori dal mercato, frenato principalmente da due fattori: scarsa conoscenza del settore e percezione di rischio elevato.
Il 47% degli intervistati ammette di avere una conoscenza limitata delle crypto e il 42% le considera ancora troppo rischiose. A ciò si aggiunge l’incertezza normativa, ritenuta un ostacolo dal 19% del campione (percentuale che sale al 29% nel Regno Unito, dove il regolamento MiCAR, relativo ai mercati delle cripto-attività, non entrerà in vigore).
La carenza di un’offerta bancaria adeguata aggrava il quadro: meno del 50% delle istituzioni finanziarie europee offre attualmente servizi cripto, nonostante l’80% degli operatori riconosca la crescente rilevanza di questi asset.
Il risultato? Privati e aziende tendono a orientarsi verso operatori cripto-nativi, anche se il 30% degli investitori retail dichiara di preferire l’accesso alle criptovalute tramite banche regolamentate.
Attenzione a volatilità e posizione delle autorità
Le criptovalute restano asset ad alta volatilità, con oscillazioni di prezzo anche significative in archi temporali molto brevi. Per questo motivo non sono adatte a profili di rischio prudenti e possono comportare perdite rilevanti. Inoltre, diverse banche centrali – tra cui BCE e Federal Reserve – mantengono un approccio cauto e spesso scettico, richiamando i rischi per la stabilità finanziaria, la tutela dei consumatori e i possibili abusi.
Opportunità ignorate dalle banche
Il report sottolinea come una parte crescente degli investitori – in particolare quelli con maggiori disponibilità – sia alla ricerca di soluzioni sicure, regolamentate e integrate all’interno dell’ecosistema finanziario esistente. Tuttavia, molte banche sembrano ancora ancorate a modelli inadeguati, finendo per trascurare opportunità di grandissimo interesse.
In altri termini, se da un lato l’adozione delle criptovalute avanza con ritmi sempre più sostenuti, dall’altro permane un ritardo culturale e strategico nelle scelte delle istituzioni finanziarie tradizionali. Un ritardo che rischia di lasciare sul terreno un’enorme opportunità economica, proprio mentre una nuova generazione di investitori – privati e aziendali – dimostra sempre maggiore interesse per i cripto-asset.