La Global Sumud Flotilla è sempre più vicina al punto critico della missione umanitaria. «Man mano che ci avvicineremo a Gaza e alla zona ad alto rischio, vi terremo aggiornati regolarmente affinché possiate stare in allerta insieme a noi. Essere testimoni significa proteggere». Un post pubblicato su Instagram qualche ora fa sul profilo ufficiale rende l’idea della delicatezza delle prossime ore e dei prossimi giorni. La flotta composta da una quarantina di imbarcazioni, con un equipaggio proveniente da decine di Paesi, si sta avvicinando alla Striscia di Gaza. Mentre scriviamo si trova ancora in acque internazionali, seguita da una fregata della Marina Militare Italiana.

Come seguire in diretta il viaggio della Global Sumud Flotilla
Partite alcune settimane fa da diversi porti sul Mediterraneo, le imbarcazioni hanno avviato un lungo viaggio via mare verso la Striscia di Gaza. Sul sito è disponibile il tracker che informa, in tempo reale, sulle posizioni di tutte. La situazione, come riferiscono gli esperti e i rappresentanti del Governo italiano, è critica: la fregata della Marina non potrà proseguire il suo viaggio di assistenza una volta raggiunto il limite delle acque internazionali. Entrare nello spazio marittimo di Israele con una nave militare equivarrebbe a una dichiarazione di guerra.
Negli scorsi giorni alcuni membri della Global Sumud Flotilla hanno deciso di scendere a terra per non proseguire la missione. Paura per la propria incolumità e divergenze con il gruppo sono alcune delle ragioni. L’attenzione mediatica potrebbe aumentare nelle prossime ore, soprattutto perché non è chiaro quale sarà l’atteggiamento di Israele. Da tempo si discute di un precedente inquietante: nel 2010 a seguito di un abbordaggio di una imbarcazione di attivisti, anche in quel caso diretta a Gaza, i soldati di Tel Aviv avevano ucciso dieci persone. La tragedia era peraltro avvenuta in acque internazionali.
Da quando è partita la spedizione della Global Sumud Flotilla si sono registrati diversi attacchi a opera di ignoti attraverso droni, prima a largo della Tunisia e poi vicino a Creta. Non ci sono stati feriti gravi, ma questi eventi hanno fatto salire la tensione a bordo, spingendo parte dell’opinione pubblica mondiale a pretendere che Israele non faccia del male agli attivisti.
Non è pensabile che le 40 imbarcazioni raggiungano Gaza – mentre è in corso ancora l’invasione – per consegnare il cibo donato da famiglie e associazioni in Europa. E per ora sembra esclusa la possibilità di consegnarlo al Patriarcato Latino di Gerusalemme – come auspicato dallo stesso presidente della Repubblica Mattarella – di modo da creare un corridoio umanitario.