È nata e cresciuta a Cordoba, in Argentina, figlia di terza generazione di immigrati italiani, poi ha girato il mondo, per studio e per lavoro. Poco più che ragazzina, ventenne, ha lasciato la sua terra natale. «A Padova ho studiato import-export di prodotti, poi ho vissuto per un anno a Barcellona in un’azienda che organizzava eventi e mi occupavo di vendite telefoniche. Quell’esperienza mi è servita per imparare le basi del retail e del neuromarketing. Nel 2005 mi ha chiamato un head hunter per WOBI, così sono tornata in Italia, a Milano. E qui oggi vivo e lavoro». Ana Mazzeo è Managing Director di Wobi Italia, una realtà che ha visto crescere e che ha contribuito a far crescere. Ogni anno organizza il World Business Forum, in programma l’11 e 12 novembre 2025 a Milano di cui StartupItalia è media partner. A quella ragazzina che a 20 anni da sola ha attraversato l’Oceano per costruirsi il futuro che voleva direbbe: «Vedrai che la determinazione e la volontà ti porteranno lontano». L’intervista a una delle speaker di SIOS Winter in programma il 17 dicembre a Palazzo Mezzanotte nella nuova puntata di Unstoppable Women.

Iniziamo al principio, come e quando sei arrivata in Italia?
Sono figlia di terza generazione di immigrati italiani e l’Italia è sempre stata parte di me. Io sono nata e cresciuta a Cordoba, lì ho studiato lingue, e all’Università Giornalismo e comunicazione istituzionale. Ho lavorato come presentatrice di eventi, mi è sempre piaciuto il contatto con le persone. Successivamente mi sono trasferita a San Diego per iniziare una carriera in un’azienda che si occupa di opere di impermeabilizzazione nel settore edile. Ma non mi sentivo soddisfatta. Sentivo che l’Italia, terra di mio nonno di origini siciliane – nato proprio sotto l’Etna -, mi stava chiamando. In quel momento ho deciso di andare a Padova per studiare.
E che cosa hai studiato?
Import-export di prodotti. Da Padova poi mi sono trasferita a Barcellona per lavorare per un’azienda che organizzava eventi e mi occupavo delle vendite telefoniche. Quella è stata un’esperienza che mi ha insegnato tanto, i basilari del settore delle vendite, del neuromarketing. Il 2005 è stato l’anno della vera svolta, quando mi ha contattato un head hunter per WOBI. E così sono arrivata a Milano.
E come è stato iniziare questo nuovo percorso?
Ho iniziato come Sales manager ma non parlavo italiano e non avevo grandi contatti oltre a non conoscere neppure bene il mercato italiano con le sue formalità e burocrazie. Ma ero giovane e spigliata, per me non c’erano limiti però la situazione non decollava. Allora ho abbandonato per un po’ quel mondo e mi sono dedicata alla vendita di yacht tra Montecarlo e Cannes. Nel frattempo sono sempre rimasta in contatto con WOBI e nel 2009 ho deciso di rientrare in Italia. Anche questa volta è stata tosta, ma avevo un background diverso e probabilmente anche un altro spirito nell’affrontare i problemi.
Così nel 2013 sei diventata Sales director per WOBI Italia..
Si e quello è stato un percorso ricco di soddisfazioni che mi ha portato nel 2019 ad assumere la direzione Sales development per l’Europa. Poi è arrivato il Covid, sono diventata mamma e ho preferito tornare a concentrarmi sull’Italia. Prima mi muovevo tra Londra, Madrid, la Germania, è stata una grande opportunità per me ma con una bambina di sei mesi era tutto molto complicato.

La maternità ha inficiato sulla tua carriera lavorativa?
No, io ho sempre voluto crescere, sia come mamma che come donna e lavoratrice. E mio marito mi ha sempre supportata in questo. Oggi lavoro 4 giorni su 7 e il fatturato sta andando a gonfie vele. Sono dell’idea che non sia davvero importante quanto lavori ma come lavori.
In quanto donna, hai mai accusato il gender gap?
Personalmente un po’ all’inizio del mio percorso ma credo che su questo tema ci sia ancora tanto lavoro da fare. Non dobbiamo smettere di parlarne perché a parole siamo bravi tutti ma poi, quando vediamo le statistiche, ci rendiamo veramente conto di quanto ancora sia rimasto inascoltato. E prima di tutto questo cambio di rotta deve partire da noi. Si, ci vuole coraggio a essere manager e mamma, ma credo che con la giusta organizzazione e supporto possiamo davvero farcela. Io ce l’ho fatta e sono molto soddisfatta.
E adesso che progetti hai in cantiere?
Ho aspettato 18 anni per avere il ruolo dei miei sogni. Ho sempre voluto essere indipendente economicamente, avere una carriera, una famiglia, e sono sempre stata convinta che tutto questo valesse davvero la pensa e ripagasse dei tanti sacrifici. Non è stato facile aver lasciato la mia famiglia a 20 anni, cominciare da zero, in un altro Paese. Io, però, ho sempre puntato al massimo, non mi sono mai accontentata e ho fatto un lavoro “di semina”, come si suol dire. Non ho mai smesso di credere in me e ogni volta mi sono posta sempre obiettivi più alti, finché sono arrivata esattamente dove avrei voluto essere. Io sono WOBI, ci sono cresciuta e ho seguito tutte le edizioni del Forum dalla 2 alla 22, questa azienda insomma la sento mia. Non dico che non ci siano mai stati momenti di sconforto, ce li abbiamo tutti, la differenza la fa poi la capacità di saperti rialzare e impegnarti a fare sempre meglio, come in qualsiasi rapporto d’amore. E poi non dimenticarsi mai che la prima cosa che conta è stare bene con se stesse.