Dopo la raccolta di finanziamenti da 340 milioni di dollari, ci siamo fatti raccontare le origini da uno dei Co-Founder. Da Copenaghen a Milano per sviluppare app. «Avere successo in un paese come l’Italia, con così tanto potenziale inespresso, pensavamo avrebbe generato un impatto»
La loro prima startup non è stata un successo. «Si chiamava Evertale ed era un diario che si scriveva da solo. L’intelligenza artificiale raccoglieva dati dallo smartphone e poi raccontava le giornate dell’utente». Durante quella prima avventura imprenditoriale Luca Ferrari non poteva certo sapere che con gli altri Co-Founder Francesco Patarnello, Matteo Danieli e poi con lo sviluppatore Luca Querella avrebbe dato vita a un’altra società, che nel 2022 avrebbe chiuso una raccolta di finanziamenti da 340 milioni di dollari. L’azienda è Bending Spoons, fondata a Copenaghen nel 2013 e poi subito spostata in Italia per un motivo ben preciso. «Il sogno era fin da subito di impattare con un’azienda leggendaria. Le chance di farcela erano poche, ci dicevamo, dunque fallire in Danimarca o altrove non importava. Avere successo però in un paese come l’Italia, con così tanto potenziale inespresso, avrebbe generato un impatto. Parliamo di una decina di anni fa, quando l’innovazione nel digitale stava a zero».
Bending Spoons: pensare in grande da subito
In questa intervista a StartupItalia il Ceo Luca Ferrari ci ha raccontato dell’azienda di cui tutti in Italia hanno sentito parlare perché associata all’app Immuni, sviluppata proprio da Bending Spoons. Ma sarebbe miope presentarla confinandola a quello che, loro per primi, giudicano un progetto non andato a buon fine. E infatti siamo partiti dall’inizio. «Io e Francesco ci conoscevamo dai tempi della triennale – ci spiega – mentre Luca e Matteo li abbiamo incontrati dopo. All’inizio Matteo mi era sembrato pure antipatico. Poi è diventato un amico fraterno, a dimostrazione che le prime impressioni a volte non contano proprio».
Leggi anche: «Fare di più lavorando di meno? Solo se si è felici». Intervista a Silvia Vianello (Financial Coach)
In quasi dieci anni di attività Bending Spoons ha sviluppato app proprietarie, scaricate in tutto il mondo sia per iOS sia per Android. «Nel 2013 il mercato delle app era in forte crescita: già allora le persone usavano lo smartphone durante tutto l’arco della giornata. In più non avere enormi risorse non costituiva un blocco assoluto». Ad ascoltare le interviste dei Founder lo spirito internazionale si nota anche nell’attenzione con cui tutti curano la pronuncia inglese. «Ci siamo sempre sentiti un’azienda internazionale. E personalmente ci sentiamo cittadini del mondo».
“Un aspirante imprenditore deve avere estrema indipendenza intellettuale, perché se ragiona per analogia e si adegua alle idee degli altri ha in partenza pochissime chance”
Con il trasloco in Italia, Bending Spoons ha partecipato al percorso che quest’anno celebra i dieci anni dalle prime leggi sulle startup. Periodo che è giusto festeggiare con cifre e risultati. Soprattutto perché fino a qualche tempo fa non sarebbe stato facile immaginarsi una settimana – come quella scorsa – in cui ai finanziamenti di Bending Spoons per 340 milioni di dollari, è seguita la notizia di Satispay diventata un unicorno. «Volevamo provare a essere un fattore di iniziazione di una piccola rivoluzione culturale. E per farlo era necessario mantenere una forte componente italiana».
Ambizioni ed errori
Può sembrare una frase fatta, ma è difficile che le grandi aziende di oggi non siano partite con ambizioni alte fin dalle origini. «Apple e Google: guardavamo a quel tipo di successo. Volevamo e vogliamo arrivare a quella scala di grandezza. Non si confonda questo obiettivo con arroganza. Ma viviamo una volta sola e trovo stimolante darsi una missione importante». Con i traguardi finora raggiunti, ci siamo dunque soffermati sugli errori evitabili che una figura come Luca Ferrari può evidenziare alla luce della sua esperienza.
Leggi anche: Paolo Privitera: “I miei vent’anni a fare startup in America. Con Evensi colpo di fulmine”
«Un errore che tanti fanno è buttarsi troppo presto nell’esecuzione di un’idea, investendo invece poco tempo nella generazione di idee e nella loro validazione. Ho scoperto casi di imprenditori che non avevano nemmeno verificato se la loro idea fosse già stata tentata. Non saperlo è segno di negligenza. Con Evertale, la nostra prima startup, abbiamo commesso tutti gli errori del caso». In un’epoca dove le informazioni sono tantissime, alla portata di chiunque, l’altro rischio è il conformismo. «So che è difficile, ma un aspirante imprenditore deve avere estrema indipendenza intellettuale, perché se ragiona per analogia e si adegua alle idee degli altri ha in partenza pochissime chance. Questo d’altra parte non si deve tradurre in arroganza: se hai un’idea ma non ascolti ragione, è la ricetta del disastro».
“Volevamo provare a essere un fattore di iniziazione di una piccola rivoluzione culturale. E per farlo era necessario mantenere una forte componente italiana”
L’incertezza o, meglio, le tante incertezze che gli imprenditori respirano sono una realtà con cui fare i conti. Per chi fonda startup è pane quotidiano, ma Luca Ferrari ci ha tenuto a dare un ulteriore consiglio. «Temiamo di fallire, tutti, di deludere chi ci vuole bene e i collaboratori che magari hanno rinunciato a lavorare in aziende più sicure. Ma la paura non deve mai guidarci».
Il commento su Immuni
Durante i primi mesi della pandemia anche su StartupItalia scrivevamo di questa app, Immuni, sviluppata da Bending Spoons sulla quale perfino il Governo si era speso per contrastare la pandemia e tracciare i contagi. «La cosa che mi è dispiaciuta di più è che non ha avuto l’impatto positivo che avrebbe potuto avere – ricorda Ferrari -. I modelli matematici mostravano che, se integrata con convinzione nel sistema sanitario e adottata con un buon entusiasmo, sarebbe potuta andare diversamente. Ce l’abbiamo messa tutta. Ci ha fatto male l’odio che in pochi, ma rumorosi, hanno mostrato nei nostri confronti. Ci hanno attaccato senza alcun tipo di fondamento. Abbiamo lavorato completamente gratis e quel che non si sa è che in altri paesi casi analoghi sono stati retribuiti. Immuni ci ha richiesto più di 30mila ore uomo con un rallentamento importante su progetti di tipo commerciale». Di quell’esperienza, però, c’è comunque qualcosa di cui andare orgogliosi secondo il Ceo. «Il MIT ci ha assegnato 5 stelle su 5. Immuni ha registrato voti massimi per protezione dati».
Bending Spoons oggi (e domani)
Come hanno spiegato in varie interviste il nome Bending Spoons deriva da quella scena del film Matrix in cui un bambino piega un cucchiaio con la sola forza della mente. Ovvero, fa cose impossibili. In un certo senso, è questa la missione che – nei limiti ovviamente del possibile – si è prefissata la società. «Una cosa di cui vado orgoglioso, e che credo sia molto difficile realizzare, è la nostra cultura aziendale, con caratteristiche inusuali. In particolare il livello di estrema propensione alla collaborazione. E poi è un’azienda con un altissimo livello di razionalità, ovvero tiene a bada tutti i bias cognitivi».
Sono due le categorie su cui Bending Spoons ha puntato per le proprie app: nella categoria benessere e salute, ad esempio, c’è il caso di 30 Day Fitness («è stata una delle prime di rilevanza mondiale che abbiamo lanciato»); nella categoria content creator ci sono Splice e Remini, che consentono di montare video e di migliorare le foto. «Ci vediamo come piattaforma orizzontale di tecnologie, che sfruttiamo per lanciare e scalare prodotti in modo molto efficace». Con l’ultima raccolta di finanziamenti tra gli obiettivi in pipeline compaiono acquisizioni e operazioni di M&A. «Ci sarà un incremento in ricerca e sviluppo, anche se il grosso della cifra verrà dedicata a quello: con un paio di realtà siamo in fase di negoziazione avanzata».