Dopo l’exit con Events.com, siamo andati a parlare con il Ceo dell’azienda verticale nel settore eventi. Ha fondato la sua prima startup a 16 anni. «La mia più grande passione è aiutare e mettermi nei panni degli altri»
«Se mi affaccio alla finestra di casa vedo SoMa, il quartiere di San Francisco. Soltanto qui hanno sede 30mila startup, in un fazzoletto di terra. In città ci sono 3mila fondi istituzionali e 150mila angel investor. Si parla di 100 miliardi di dollari per il Venture Capital». Mentre in Europa si legge e si scrive di un inverno dei capitali per le aziende innovative, dall’altra parte del mondo il treno dell’innovazione e dei finanziamenti non sembra essersi mai fermato. Abbiamo intervistato Paolo Privitera, Ceo di Evensi, a pochi giorni dall’annuncio dell’exit: la startup lanciata a Modena nel 2013 come aggregatore online di eventi, e che in Emilia ha mantenuto e manterrà una divisione di sviluppatori, è stata acquisita da Events.com (la cifra non è stata comunicata), compagnia americana con sede a San Diego attiva nel rinato settore degli eventi. In questa intervista abbiamo coinvolto anche il fondatore di Evensi, Yuri Grassi, che ci ha raccontato dei momenti chiave, utili per chi desidera lanciare e far crescere la propria attività.
La storia di Evensi
«Era il 2013. Io ed Emanuele Corradini (CTO dell’azienda, ndr) eravamo entrambi all’università tra Modena e Bologna», ci ha raccontato Grassi. Chi ha vissuto quel periodo da matricole, si ricorda bene della necessità di investire il tempo non soltanto su studio e lezioni, ma anche in altre attività per conoscere persone e coltivare le proprie passioni lontano da casa. All’epoca tutto ruotava attorno a Facebook, con una marea di eventi a disposizione sul social sovrano e incontrastato. «Evensi era un sito che attirava utenti grazie alla SEO, in maniera organica su Google. I primi tempi sono stati di sperimentazione, focalizzati soltanto sul cliente finale. Poi abbiamo avuto richieste anche dagli organizzatori, che volevano promuovere i propri eventi attraverso la nostra piattaforma». Nella fase d’esordio la startup è stata accelerata a Modena dal Junto Innovation Hub.
Andrea Pelleschi, altro membro a bordo sin dagli esordi, ha fatto il primo investimento in Evensi: 50mila euro come business angel. In totale l’azienda ha raccolto 4 milioni di dollari. «Siamo partiti subito con una logica worldwide – ha specificato Grassi -. La tecnologia era immediatamente scalabile». L’idea alla base era quella di proporre un aggregatore di eventi, sviluppatosi soprattutto grazie ai classici momenti pivot. «Sono stati due i passaggi cruciali», ci ha ricordato il Founder Grassi.
I due momenti chiave
All’inizio tutto passava da Facebook e anche Evensi estraeva da lì la maggior parte dei dati per arricchire il catalogo di eventi in calendario. «Non era però facile trovare un evento fatto apposta per ciascun utente. Abbiamo così costruito un sistema che sulla base degli interessi di ciascuno, suggeriva appuntamenti in maniera coerente». Il secondo momento è stato quando Facebook non ha più permesso di ricavare dati sugli eventi caricati. «Così – ha aggiunto Grassi – abbiamo deciso di costruire una scraping farm, un sistema di crawler in grado di capire se una pagina online contiene un evento. Eravamo diventati indipendenti da Facebook». Ad oggi Evensi elabora più di 200mila eventi al giorno.
L’incontro con Paolo Privitera
Paolo Privitera, che in America era arrivato nel 2002 (oggi, 6 settembre, dovrebbe giurare e diventare cittadino statunitense), ha giocato un ruolo chiave nel percorso di Evensi, diventandone amministratore delegato dopo il «colpo di fulmine professionale» con Yuri Grassi. «Chiara Giovenzana, un’amica comune, organizzava tour per imprenditori modenesi in Silicon Valley e, ricordo, nel 2015 mi aveva caldamente consigliato di fare qualcosa con questi giovani di Evensi. L’idea di un aggregatore mi è subito piaciuta – ci ha raccontato Privitera – soprattutto perché avevo provato già a metterla a terra due volte». La terza, come dimostra l’exit, è stata quella buona.
Di Venezia, classe 1977, Paolo Privitera è uno degli italiani che meglio può raccontare come è fare impresa negli Stati Uniti. È arrivato Oltreoceano dopo una laurea in Informatica alla Cà Foscari e già un bagaglio imprenditoriale notevole. Ha fondato la sua prima azienda nel 1994, a 16 anni. «Costruivo siti web – ci ha raccontato – in tutto 250 tra Vicenza e Venezia. Ancora oggi alcune di queste realtà si ricordano di me e mi ringraziano». Trasferitosi nel 2002 in America, poco dopo lo scoppio della bolla delle dot.com, ha continuato a fare impresa nel digitale, vivendo in prima persona i momenti di crescita e di crisi globale nel luogo forse più famoso al mondo per l’innovazione. Ma torniamo al suo ruolo in Evensi.
“L’idea di un aggregatore mi è subito piaciuta. Soprattutto perché avevo provato già a metterla a terra due volte”
«Dopo quel primo incontro sono andato a Modena, dove ho conosciuto il team di Evensi. Ho anche visto dove tutto è nato, nel garage della casa di Yuri, puro stile Silicon Valley. Abbiamo fatto una due diligence reciproca, capendo che dovevamo lavorare insieme. Volevo portarli in Silicon Valley, per fare fundraising da player internazionali e scalare. La mia più grande passione è aiutare e mettermi nei panni degli altri. Mi ricordo di quando, vent’anni fa, ero arrivato negli USA. Senza mentor e senza advisor a cui rivolgermi». Chi è nel mondo startup, è molto probabile abbia il pallino della Silicon Valley. A Paolo Privitera abbiamo chiesto quali sono gli errori comuni da evitare per trarre il massimo da un periodo in California.
Silicon Valley, consigli per l’uso
«Anzitutto il tempo di permanenza. Non bastano tre mesi in Silicon Valley per diventare esperto. Servono minimo due anni. In più non suggerisco di impegnarsi con un’ottica focalizzata soltanto sulla raccolta di denaro immediato. Chi viene qui deve avere un piano a lungo termine». Sede delle principali Big Tech globali, la zona è anche casa di mentor e advisor come lo stesso Privitera, che di startup ne segue parecchie. «Bisogna affidarsi a chi conosce il mestiere e la Silicon Valley. E questo succede se si entra in incubatori e acceleratori, non per forza i migliori».
“Credo che il più grande sbaglio per una startup sia non assumere subito un sales, in grado di capire se il prodotto è vendibile o no”
L’altro errore che pure in Italia viene commesso è quello di concentrarsi soltanto sul prodotto, con l’occhio del Founder che per forza di cose ne è (troppo?) innamorato. «Credo che il più grande sbaglio per una startup sia non assumere subito un sales, in grado di capire se il prodotto è vendibile o no. Ancora prima di un CTO, bisogna trovare una figura che faccia de-risking, per capire se c’è mercato». E, infine, il capitolo soldi. «In Silicon Valley te ne servono sempre di più di quel che pensi».
Con l’acquisizione completa, il team di Evensi è stato assorbito da Events.com, che nel 2023 rilascerà una nuova versione della piattaforma. «Tutte le nostre 14 persone sono state assunte da Events.com», ci hanno confermato Privitera e Grassi. «Nei nostri piani volevamo costruire o comprare una ticketing platform, per consentire anche l’acquisto di biglietti sulla piattaforma. Il colmo è che siamo stati acquisiti da una realtà come Events.com. Questo ha confermato la nostra visione di crescita». La storia di Evensi è quella di una startup italiana che, in quasi dieci anni, è partita dall’Italia per raggiungere e scalare in America. Dove ha aperto una sede per tessere una rete di contatti preziosi. «Se sei un imprenditore e sei in a un evento non hai scuse – ha concluso Privitera -. Devi recuperare più contatti possibili. Il networking è l’asset più importante».