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Imprenditoria femminile, qual è la situazione in Italia? Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza darà impulso alla strategia nazionale per la parità di genere, con altri 400 milioni.
Di imprenditoria femminile si parla tanto e finalmente si stanno attivando nuovi provvedimenti con l’obiettivo di rimuovere ostacoli, pregiudizi e di erogare finanziamenti consistenti.
Cosa si intende quando parliamo di impresa femminile? Qual è la situazione in Italia durante la pandemia? Cosa prevede il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?
Chi sono le imprenditrici italiane?
Quando si parla di imprenditoria femminile si intendono imprese individuali gestite da donne, società cooperative e società di persone costituite almeno al 60% da donne, oppure società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai due terzi a donne, e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne.
Unioncamere ha definito il profilo delle imprenditrici in Italia: hanno meno di 40 anni (nel 60% dei casi, contro il 55% maschile), con un livello di istruzione alto e mediamente più elevato di quello degli uomini (il 20,8% ha una laurea, contro il 16,1% dei colleghi imprenditori, il 46,1% un diploma superiore, mentre gli uomini si fermano al 44,7%), e una precedente esperienza lavorativa maggiormente qualificata (il 18,5% ha alle spalle un’esperienza da impiegata o quadro, contro il 14,3% degli uomini).
Più raro è il caso di una precedente esperienza imprenditoriale: solo il 6,9% delle donne si è misurata con una precedente esperienza da imprenditrice o da lavoratrice autonoma (15,2% per gli uomini), e solo il 3,5% svolgeva una libera professione (5% per gli uomini).
Nel 2020 le attività a conduzione femminile erano il 21,86% del totale imprese sul territorio italiano.
Ci vorranno 51 anni per la parità di genere
La strada da percorrere è ancora lunga e complicata, per raggiungere una sostanziale parità di condizioni e opportunità nel mondo del lavoro, e la pandemia ha aggravato la situazione.
Secondo lo studio “If not now, when?” di Accenture e Quilit.AI con Women20 per raggiungere la parità di genere ci vorranno 51 anni. Su alcuni campi della ricerca come salute, educazione, livello di occupazione, inclusione digitale e inclusione finanziaria, le donne sono state maggiormente colpite dagli effetti negativi del coronavirus.
Gli stipendi per le donne sono diminuiti del 63% più velocemente rispetto a quelli degli uomini, e le donne hanno il 79% di probabilità in più di essere licenziate rispetto ai colleghi maschi. Sebbene il tempo dedicato alla cura dei bambini da parte degli uomini sia aumentato del 34%, è aumentato anche quello delle donne, del 29%.
Nel nostro Paese le donne faticano a entrare nel mondo del lavoro, sono poche quelle che occupano posti di prestigio e responsabilità; secondo l’agenzia europea Eurofund l’Italia è in Europa il Paese con il minor tasso di partecipazione femminile al lavoro, pari al 54,4%.
Secondo Eurostat 2020, per quanto riguarda l’occupazione femminile, quattro regioni del Sud risultano tra le cinque peggiori nell’Unione europea a 27 nazioni. Nell’anno della pandemia il tasso di occupazione femminile è stato in media in Europa del 62,4% per le donne tra i 15 e 64 anni, a fronte del 32,2% nel Sud Italia e del 33,2% nelle Isole.
Nel resto del mondo le cose non vanno meglio: la forza lavoro è composta prevalentemente da uomini, e le donne, a parità di mansioni, guadagnano spesso meno rispetto ai lavoratori maschi. Negli Stati Uniti il 71% delle startup non ha donne nel board e il 57% non le coinvolge nelle posizioni di vertice.
Ma i dati non sono solo negativi: sta crescendo, infatti, il numero di donne che decide di avviare un’attività imprenditoriale, in proprio o in società. Le imprese femminili sono presenti in tutta Italia con una concentrazione maggiore nel Mezzogiorno, prevalentemente di dimensioni molto piccole, e si concentrano nel settore dei servizi.
Le manager under 35 che, secondo i dati Unioncamere-Infocamere sul primo trimestre 2021, trainano la creazione di nuove imprese (+8,1%).
Il PNRR per la svolta?
Con la costituzione del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI – Sezione Pari opportunità, nel 2014, sono state introdotte diverse misure per supportare la nascita di nuove imprese condotte dalle donne e garantire condizioni agevolate di accesso al credito. Un investimento economico senz’altro utile, infatti secondo il rapporto di Unioncamere nel dicembre 2019 la crescita di imprese femminili è stata consistente, registrando 1 milione e 340mila, il 22% del totale, iscritte al Registro delle Camere di commercio. Meno di 154mila sono quelle giovanili.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resistenza potrebbe imprimere una svolta decisiva, per dare impulso alla strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, seguendo la UE Gender Equality Strategy 2020-2025, nell’ambito del NextGenerationEU.
Il PNRR vuole riorganizzare le agevolazioni già esistenti, aggiungendo investimenti finanziari e di supporto all’imprenditorialità, sia per le donne che vogliono avviare un’attività da zero, sia per progetti aziendali già avviati che hanno bisogno di sostegno. Contributi a fondo perduto, finanziamenti a tasso zero o agevolati, investimenti nel capitale, per finanziare la cultura imprenditoriale e i programmi di formazione alle materie STEM.
Nello specifico la Missione 5 del PNRR, “Inclusione e coesione”, ha incrementato di 400 milioni di euro la dotazione finanziaria del Fondo impresa femminile, in aggiunta ai 40 milioni già stanziati in passato.
Il decreto è ufficialmente pubblicato in Gazzetta Ufficiale, e l’obiettivo è di sostenere almeno 2.400 imprese femminili, agevolando la realizzazione di progetti imprenditoriali innovativi, supportando le startup femminili attraverso attività di mentoring, assistenza tecnico-manageriale e misure per la conciliazione tra vita e lavoro; oltre a creare un clima culturale favorevole che valorizzi l’imprenditorialità femminile attraverso misure di accompagnamento, monitoraggio e campagne di comunicazione.
Il Fondo è a sostegno dell’impresa femminile ed è stato istituito nella legge n.178 del 30 dicembre 2020 per promuovere e sostenere l’avvio e il rafforzamento dell’imprenditoria femminile, la diffusione dei valori dell’imprenditorialità e del lavoro tra la popolazione femminile e di massimizzare il contributo quantitativo e qualitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese.
Scopri in dettaglio sul portale di Bandzai cosa prevede il Fondo impresa femminile, quali sono i contributi, le spese finanziabili e le prossime novità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.