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I suggerimenti di Massimo Michetti COO & Co-founder, per sfruttare al meglio la finanza agevolata, assumendosi i rischi nel modo giusto
Marshmallow Games è una PMI innovativa edtech che crea app educative per bambini, create da un team di esperti dell’apprendimento. Si affida a centinaia di piccoli tester che validano i prodotti a misura di bambino, senza pubblicità. Il gioco diventa così un formidabile mezzo di apprendimento per materie scolastiche, fin dall’età prescolare. Una startup partita da Bari, diventata un punto di riferimento per il settore dell’intrattenimento educativo, anche grazie al finanziamento agevolato Smart&Start Italia. Ne abbiamo parlato con Massimo Michetti COO & Co-founder di Marshmallow, che ci ha raccontato in che modo la finanza agevolata ha consentito di fare un salto di qualità al suo progetto, e in che modo una startup dovrebbe approcciarsi.
Massimo, quali sono stati i risultati che il finanziamento vi ha consentito di raggiungere?
“Abbiamo deciso di usufruirne in una fase di crescita, avevamo appena chiuso un investimento importante, ma c’era bisogno di una quota maggiore di risorse. In quel momento Smart&Start è stato cruciale, perché ci ha consentito di ottenere il budget sufficiente per sviluppare un nuovo progetto; già da tempo volevamo realizzare la prima versione di un nuovo prodotto per consentire a chiunque di realizzare app, senza avere competenze di linguaggi di programmazione. Erano necessarie tanta ricerca e sviluppo che non ci saremmo potuti permettere, senza i soldi del finanziamento agevolato”.
Come avete trovato il finanziamento?
“Negli anni uno dei miei compiuti era quello di cercare fonti di finanziamento, occupandomi di fundraising, finanza agevolata e bandi, cercando il giusto mix per finanziare Marshmallow. Perciò conoscevo Smart&Start per esperienza personale, ma è sempre stato uno strumento molto noto tra le startup”.
Quali sono le principali difficoltà che avete incontrato lungo il processo, dall’individuazione del bando più adatto, alla valutazione costi/benefici della partecipazione, alla predisposizione della domanda e alla gestione del progetto?
“Trovare, e soprattutto selezionare, i bandi giusti, è un’attività molto dispendiosa. Spesso non è facile comprendere quali siano i finanziamenti più adatti, in un determinata fase di crescita di una startup, con esigenze specifiche che potrebbero cambiare dopo qualche mese. Inoltre, manca un touch point unico dove aggregare tutte le proposte. Noi abbiamo raccolto circa 700mila euro tramite i finanziamenti, dedicando molto tempo a questa attività; la mia esperienza mi porta a dire che sarebbe utile uno strumento per supportare gli imprenditori sui bandi, per aiutarli a capire se possono applicare, oppure se è meglio cercare altro”.
Massimo Michetti COO & Co-founder di Marshmallow
Trovare i bandi è solo il primo passo, poi bisogna interpretarli…
“Questa è un’altra difficoltà, la comprensione di un bando, specialmente per imprenditori giovani, non è affatto banale. Dopo tanti anni di esperienza riesco a capire velocemente cosa richiede un bando e se fa al caso nostro, ma si tratta di una vera e propria skill che si acquisisce nel tempo; oppure ci si deve rivolgere ad un consulente esterno. Penso sia eccessivo che un founder di una startup debba avere competenze verticali di questo tipo, perché dovrebbe occuparsi dei progetti e delle idee, anziché doversi preoccupare delle applicazioni, delle spese ammissibili e della rendicontazione”.
Una volta ottenuto Smart&Start, il finanziamento è stato rapido?
“Il processo è stato molto snello, temevamo fosse più macchinoso, ma la rendicontazione è stata semplice. Siamo in attesa dell’ultimo SAL, ma ci sono tutte le condizioni affinché le cose procedano regolarmente, senza intoppi. Invitalia offre supporto e disponibilità, abbiamo trovato flessibilità. Chiaramente al momento della presentazione della documentazione non è possibile stravolgere quanto è richiesto dal bando, ma c’è ragionevolezza da parte dei funzionari, per valutare con attenzione piccoli scostamenti, a patto che tutto rientri nel perimetro del progetto e degli obiettivi”.
Alla luce di questa esperienza, a quali condizioni la finanza agevolata va presa in considerazione?
“È un’opportunità interessante, ma va sempre bilanciato l’effort necessario. Ad esempio, la rendicontazione va fatto con molta attenzione, ci vogliono tempo e competenze, se ci si affida ad un consulente esterno, automaticamente si attiva un costo in più. Insomma, le valutazioni vanno fatte con calma, senza salti nel buio, presi dall’entusiasmo momentaneo. Il mio consiglio è di cercare l’integrazione tra più fonti di finanziamento; noi, ad esempio preferiamo un mix composto da equity, ricavi e finanza agevolata. Quando abbiamo iniziato a fare impresa, tassativamente eravamo contrari alla finanza agevolata, confidavamo solo in equity e fatturato, eravamo spaventati dalla macchina della Pubblica Amministrazione, poi ci siamo ricreduti. Grazie alla finanza agevolata abbiamo fatto cose che altrimenti non sarebbero state possibili. Ma in Italia scontiamo un problema culturale”.
Quale?
“Abbiamo troppa paura dell’indebitamento, ma un imprenditore si deve prendere dei rischi e il debito è uno di questi. Va fatto con coscienza, al momento giusto, con un piano solido e credibile, ma a un certo punto bisogna rischiare, anche indebitandosi”.
Cosa consiglieresti di fare o non fare, a una startup che si sta affacciando al mercato e alla finanza agevolata?
“Tutti gli aspetti finanziari vanno controllati bene, assicurarsi di tener fede agli impegni anche affidandosi ad un commercialista o un consulente. Ricordate che Smart&Start è orientato alla valorizzazione della tecnologia, ho visto colleghi molto bravi con ottimi prodotti, ma con una scarsa dotazione tecnologica che non hanno ottenuto il finanziamento, sprecando tempo. Non forzate la mano solo per ottenere il finanziamento”.
Bandzai
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