In archivio la seconda edizione dell’appuntamento organizzato da StartupItalia e sponsorizzato da L’Oréal Italia. Dal bootstrap per le startup all’intreccio fra innovazione e cosmesi, fino alle nuove realtà dei metaversi e degli NFT: i punti essenziali della giornata
Più di un evento. Beauty Tech Day è stato un vero laboratorio e un momento di confronto. Si è tenuto il pomeriggio del 6 maggio nella sede milanese Cariplo Factory, organizzato da StartupItalia in collaborazione con L’Oréal, in occasione della Milano Beauty Week. Insieme a numerosi ospiti, provenienti da contesti diversi, dalle istituzioni, al mondo corporate, all’arte e all’ecosistema startup, Maria Soave, giornalista Rai, ha approfondito le opportunità e le novità offerte dalla tecnologia. Collegando i temi legati all’innovazione con l’ambito legislativo, aziendale e artistico.
Non solo talk, spazio alle startup
Prima di iniziare le interviste, protagonista della giornata è stato il bootstrap dedicato ai founder delle startup selezionate da L’Oréal. Coordinate dal management della multinazionale francese e dalla redazione di StartupItalia, le nuove realtà imprenditoriali hanno avuto l’occasione di far conoscere il proprio progetto e i prodotti, ricevendo consigli utili per la crescita delle loro imprese.
Alternandosi ogni 30 minuti a ciascuno dei quattro tavoli tematici presenti – inerenti alla strategia, alla comunicazione e al marketing, al ramo finanziario e degli investimenti e alla sostenibilità – ogni founder ha potuto approfondire alcuni degli aspetti più importanti per un’azienda giovane e in crescita. Tredici le startup scelte – Khooa, Overdroid, Docall, Flowerista, Lokahi, Qodeup, QuestIt, Ncode, Novis Games, Wyth, Kaaja, Mobbi e Phenix – specializzate in campi molto diversi fra loro. Dalle applicazioni di blockchain, degli NFT e dei pagamenti online, agli ambiti sanitario e della cura personale, fino all’intelligenza artificiale e ad app e soluzioni specializzate per semplificare le vendite nel settore immobiliare, consigliare l’outfit giusto o, ancora, attive nella sfera del gaming.
“Le leggi aiutino l’innovazione a diventare strutturale”
L’introduzione alla giornata è stata di Filippo De Caterina, Corporate Affairs & Engagement Director di L’Oréal Italia, che ha ricordato come Beauty Tech Day, oltre a fare il punto sulle innovazioni nel campo della cosmesi portate dall’azienda parigina, sia un’occasione per mostrare e consolidare il rapporto fra la società e la sua comunità di clienti.
È stato quindi il momento dell’On. Alessandro Fusacchia, membro della Commissione cultura della Camera e coordinatore dell’Intergruppo parlamentare sull’intelligenza artificiale. “Nell’epoca che stiamo vivendo, inseguire la tecnologia è velleitario e può risultare sbagliato” ha sottolineato Fusacchia. “Le leggi, ossia le regole del gioco che ne regolamentano l’uso, arrivano leggermente più tardi, con l’obiettivo di aiutare un’innovazione a diventare strutturale e a lasciare lo spazio necessario per la nascita e lo sviluppo della prossima novità”.
Fusacchia ha poi ricordato la centralità della formazione nel contesto multidisciplinare in cui i giovani si trovano a cercare lavoro. Motivo per cui risulta ancora più importante l’approvazione della doppia laurea per gli studenti. “In un momento in cui il lato tecnologico ha invaso la sfera delle scienze sociali, la possibilità di avere competenze ibride è fondamentale”.
Il marketing nell’epoca del digitale
Susana Rodriguez Escudero, Chief Marketing & Digital Officer di L’Oréal Italia, si è invece soffermata sul rapporto fra la ricerca interna e le frontiere della digitalizzazione. “Fare marketing nell’era digitale permette di utilizzare i dati per conoscere meglio il nostro consumatore. E il consumatore deve essere il punto di partenza. Creando con ogni cliente un percorso unico e personalizzato, una relazione uno a uno”.
Per introdurre l’approccio adottato dalla società francese per ingaggiare gli utenti, Melissa Lee, Advocacy and Innovation Manager di L’Oréal Italia, ha poi raccontato gli elementi portanti secondo la compagnia. Tra questi, “le startup e gli studenti, che rappresentano il futuro e l’impegno nei confronti delle comunità locali. Per loro”, ha spiegato Lee, “vengono organizzate diverse iniziative in collaborazione con le università e nei master post-universitari”.
Le esperienze del nuovo presente: ecco i metaversi
Elisabetta Rotolo, dopo una carriera nell’area marketing di grandi aziende, ha fondato il Multiverse Institute for Arts and Technology. “Si tratta del primo hub creativo ed educativo al mondo per le arti e le tecnologie, attraverso esperienze immersive”, ha raccontato sul palco di Beauty Tech Day. “Sulla definizione di metaverso c’è ancora confusione. È un mondo parallelo costituito su blockchain, nel quale le persone entrano in 3D con i propri avatar e possono svolgere le azioni svolte nella vita di tutti i giorni”. Centrali sono le tecnologie emergenti abilitanti: sulle quali, ha affermato Rotolo, si concentreranno entro il 2024 investimenti per 300 miliardi di dollari.
Dall’intreccio fra ambito tecnologico e sensibilità creativa si potranno sviluppare i mestieri del futuro, ha proseguito la fondatrice del MIAT. Ne è un esempio Alessandro De Grandi, CEO e founder di The Nemesis, azienda che collabora con grandi marchi e personaggi nello sviluppo di queste piattaforme: dal mondo della moda e del lusso ai concerti di artisti famosi.
“I metaversi si dividono in tre categorie” ha specificato De Grandi. “Immersivi, in realtà aumentata e in realtà virtuale, che non hanno bisogno di un visore, ma solo di un controller, di un telefono o di una tastiera per muovere l’avatar”. In questo momento iniziale, secondo Rotolo e De Grandi, “il driver principale per il loro sviluppo è la gamification. I ragazzi dagli 8/12 ai 31 anni non hanno infatti bisogno di nessuna fase di apprendimento”.
Componente essenziale tanto dei vecchi metaversi, come i social, quanto dei nuovi, sono i dati e il loro impiego. “I dati descrivono la realtà, ma ce ne sono tantissimi online difficili da raggiungere e costosi da analizzare. Democratizzare questi dati, rendendoli economici e comprensibili è il nostro scopo”, ha affermato Mirko Lalli, fondatore di The Data Appeal Company. “Attraverso l’elaborazione di grandi moli di dati compiuta da algoritmi di intelligenza artificiale” ha continuato Lalli “è possibile per le società interpretare quelli che oggi sono dei segnali deboli e compiere delle scelte per il futuro”.
Abiti in marmo e crypto-arte, niente di più vero
Il viaggio di Beauty Tech Day è proseguito con l’intervista a Francesca Pievani, cofondatrice insieme ad Alice Zantedeschi di Fili Pari. “La startup coniuga due settori: quello tessile e quello lapideo”, spiega Pievani. L’azienda realizza abiti sostenibili in marmo, “uno dei simboli dell’Italia nel mondo, che però ancora non aveva trovato impiego nell’abbigliamento. Abbiamo brevettato un materiale analogo a un microfilm, che viene spalmato e accoppiato sul tessuto. Una tecnologia già utilizzata, ma perlopiù con materiali sintetici. La nostra impresa sostituisce gran parte della componente sintetica, aggiungendo fino al 50% di polvere di marmo”. Il tutto rigorosamente made in Italy.
Andrea Concas, gallerista, critico d’arte e imprenditore esperto di arte digitale, ha introdotto un altro grande tema della tecnologia. “Quando, a marzo dello scorso anno, Christie’s, la più grande casa d’aste al mondo, ha venduto un’opera d’arte digitale a 69 milioni di dollari tramite NFT, questi sono diventati un bene comune”, ha ricordato. “Per arrivare a comprendere cosa sia un non-fungible token, occorre riavvolgere il nastro all’avvento del Web3, una nuova dimensione nella quale gli utenti iniziano ad avere un senso di decentralizzazione: a dare un valore a qualcosa non è più un solo computer, ma molti pc, cioè il principio di blockchain. Di conseguenza” prosegue “si giunge alla proprietà di un asset digitale, ossia a quello che a tutti gli effetti è un NFT”.
Alla base del non-fungible token c’è la possibilità di associare a un bene digitale un cosiddetto smart contract, un contratto intelligente che ha lo scopo di determinare la proprietà e il valore del bene stesso, il cui tratto fondamentale risiede nella sua unicità. “Non tutti gli NFT sono opere d’arte”, ha specificato Concas. “La crypto-arte prevede che l’artista trovi nel non-fungible token un medium per esprimere la propria ricerca tramite un supporto tecnologico. È dunque necessaria una vera visione creativa”. In ogni caso, il mercato è in forte crescita: “soltanto nell’ultimo anno, gli NFT hanno registrato circa 28 miliardi di dollari di transazioni, otto dei quali nel ramo artistico”.
Il Beauty Tech Manifesto di L’Oréal
A chiudere l’appuntamento un panel che ha visto sul palco Caroline Renard, Head of innovation and Program Office for Tech accelerator’s di L’Oréal, e Gouzelle Ishmatova, Chief Strategy Officer Bold Corporate Ventures Fund di L’Oréal, che hanno approfondito gli elementi del Beauty Tech Manifesto della compagnia francese.
“Il manifesto vuole descrivere la bellezza del futuro, caratterizzata da tre pilastri chiave”, ha affermato Renard. “A partire dall’inclusività, in grado di valorizzare la diversità presente nel mondo. Inoltre, il futuro, nella nostra azienda, vedrà al centro prodotti e servizi sostenibili e darà spazio alla creatività di tutti, una creatività sempre più agile. Mantenendo sempre in primo piano il ruolo della scienza all’interno dei nostri programmi”.
Ishmatova ha descritto al pubblico di Beauty Tech Day Bold, il fondo di corporate venture capital di L’Oréal. “Il progetto nasce circa tre anni fa e investe in tecnologia seguendo la visione di open innovation. La modalità seguita dal fondo è stata quella di investire quote di minoranza lungo tutta la catena del valore, caratterizzata da numerosi ambiti, come il biotech e la sostenibilità. Con l’obiettivo di sostenere l’ecosistema startup”, ha sottolineato. “Oggi l’innovazione arriva da varie realtà, come università, accademie e startup” ha aggiunto Renard. “Motivo per cui non si può più parlare di collaborazione, ma di co-innovazione”.