Il quotidiano finanziario più autorevole del mondo dedica un articolo in prima pagina alla moneta complementare. Per la startup sarda più che un riconoscimento se arriva dalla bibbia dei banchieri
A vederli lì, sulla home page del quotidiano finanziario più autorevole del mondo, fa un certo effetto. E non come articolo da colonnina destra, come curiosità, o lettura del weekend. I fondatori di Sardex sono lì, come pezzo di apertura dell’edizione europea del Financial Times. Un lungo articolo, dove si racconta la storia, l’idea, e gli sviluppi della moneta virtuale creata a Serramanna da Carlo Mancosu e soci. «Il fattore Sardex», così recita il titolo del lungo articolo firmato da Edward Posnett. Un pezzo che oltre a raccontare il meccanismo che ha permesso a Sardex di conquistarsi uno spazio non indifferente nello scambio di beni e servizi nella propria regione (parliamo di 31,3 milioni di euro solo nel 2015), racconta anche come la rete, il circuito di Sardex rappresenti in un certo senso il tessuto stesso della comunità sarda. Trovarsi sulle pagine della bibbia della finanza mondiale, letta da uomini d’affari, banchieri (e banchieri centrali) deve aver fatto ai founders un certo effetto. E di fatto si tratta di un attestato di stima da parte del quotidiano non da poco.
I nuraghi come metafora del Sardex
Una metafora che li lega alla rete che storicamente si è sviluppata nei circa 7mila nuraghi dell’isola, piccole costruzioni di pietra in grado di relazionarsi idealmente, guardarsi l’uno con l’altro e la cui funzione non è mai stata completamente chiarita (alcune ipotesi li vorrebbero avamposti militari, altre più suggestive pensano ad una funzione astronomico-religiosa). Come piccole monadi in un sistema grande quanto l’intera comunità. Ad ogni modo questa rete ideale, ma anche molto reale di persone e interessi è la stessa che in metafora Sardex rappresenta per i propri circuiti di credito. Ne riportiamo un pezzo. Il resto lo potete leggere qui.
«It was this system, real or imagined, that inspired Mancosu and a group of childhood friends to found Sardinia’s first local currency: Sardex. Arts and humanities graduates with little financial experience, they built it from scratch in their home town of Serramanna as the island reeled from the financial crisis».
Leggi: Cosa è Sardex e come è entrata tra
le startup milionarie d’Italia
Ma al di là della storia di Sardex, che abbiamo raccontato su StartupItalia! in più di qualche occasione, è la soluzione che hanno proposto ad aver convinto il quotidiano. La valutazione è lasciata alle parole di Paolo Dini della London School of Economics, che dice secco: «Sardex ha caratteristiche strutturali che lo rende quasi unica tra le centinaia di esempi di monete complementari in giro per il mondo, che sono esistite da sempre nella storia umana in tutte le nazioni del mondo». Nel pezzo si ricorda la storia, le difficoltà e poi l’investimento da parte di dpixel di Gianluca Dettori nel 2011 di 150mila euro che ha permesso a Mancosu e gli altri cofounder Gabriele e Giuseppe Littera di cominciare a fare sul serio.
Riportare la finanza alle sue origini
Non ha niente a che fare con bitcoin, non è generata da algoritmi, ma è uno strumento finanziario che si basa sulle relazioni, sul finis, sul termine, che è quello di fare incontrare creditori e debitori per poi lasciarsi. Fine. Finis. Che, ricordano gli economisti Amato e Fantacci, è l’etimo di finanza. E che il quotidiano finanziario per eccellenza ne parli e ne lodi le qualità chiude il cerchio che meglio non si potrebbe.
Twitter: @arcamasilum