Intervista ai fondatori di #ShipLab, l’associazione che vuol diventare acceleratore di startup per trattenere i giovani talenti e rilanciare l’economia siciliana. Tra loro il Digital Champion di Gela
«Qui stiamo cambiando tutto senza l’aiuto di nessuno e senza un euro in cassa. E lo stiamo facendo grazie al talento delle persone coinvolte e alla loro voglia di non arrendersi mai».
A parlare è Nuccio Di Paola (32), appena nominato digital champion di Gela, il teatro di questa bellissima storia. Ha come protagonisti una ventina di giovani che stanno tentando di far rinascere una città del sud della Sicilia, senza università, senza aeroporto, con seri problemi riguardo la viabilità, con un’economia più che stagnante e una fase di spopolamento e invecchiamento che appare inarrestabile. Insomma, non il posto più facile dove vivere se sei giovane, ambizioso e stai cercando la tua strada nella vita.
Eppure un gruppo affiatato di under 30 vuole stravolgere questa visione che puzza di cliché. Sono ragazzi che, dopo essersi formati in atenei del nord Italia, hanno deciso di provare a costruire il loro futuro tornando a casa e mettendosi al servizio dei loro coetanei. Un percorso reso possibile grazie al mondo dell’innovazione, alle nuove tecnologie, alle competenze, alle esperienze e alle risorse che ciascuno di loro può mettere a disposizione della comunità e del territorio. A coordinarli c’è, per l’appunto, Nuccio di Paola, uno che l’innovazione ha imparato a masticarla e a digerirla da tempo, nonostante l’età.
Così, da questo impulso di rivincita, è nato #ShipLab, un’associazione culturale che sogna di diventare ufficialmente un acceleratore di idee orientato al “making” e improntato sul modello del coworking. E ci sta già riuscendo visto che, in soli sei mesi, ha aiutato numerose startup locali ad emergere, ad affacciarsi con successo nel mondo del web, a svilupparsi attraverso la costituzione di business plan più solidi e brand più intelligenti.
Bleenka
Bleenka è la molla che ha fatto decollare il progetto #Shiplab. Un successo gelese che oggi, per i giovani del luogo, è più di un simbolo. Si tratta di un progetto che nasce durante lo startup weekend Catania, nel maggio del 2013, grazie all’intuizione di Luca Martino ed Enzo Leonardi. L’esperienza (e la vittoria) concede la possibilità di trascorrere tre settimane nella Silicon Valley, grazie al progetto “Mind the bridge”. Così la startup cresce inglobando nuovi talenti provenienti da Catania, Pachino e Napoli. Anche la piattaforma “Siamo Soci” si accorge della bontà del progetto arrivando a proporre un interesse di finanziamento pari a 150.000 euro. Finanziamento poi confermato. Nuccio di Paola, oggi presidente di #Shiplab è uno dei soci di Bleenka e si occupa dello sviluppo dell’applicazione per android. L’idea è semplice: trovare l’anima gemella all’interno di un social network dedicato. Tramite l’app si possono conoscere persone affini, localizzate nelle vicinanze. Si manda un bleenk sperando che la persona contraccambi e, in caso di risposta positiva, si organizza l’uscita.
La nascita di #Shiplab
Ma Bleenka è solo la punta di un iceberg dalle dimensioni inaspettate. Il 2014 per Gela è un anno importante: sono numerosi infatti gli startupper che provano a far crescere la loro idea. Menti brillanti ma inesperte, prive di un luogo in cui ricevere consigli, ricevere consulenze e trovare supporto, come ricorda lo stesso Nuccio: «Qui, prima di noi, non esisteva uno spazio che dedicasse le sue giornate a coltivare i temi dell’innovazione, del digitale, del making. Eppure c’erano più persone che iniziavano a lavorare in questi settori. Non c’era una rete che fosse in grado di connetterle insieme. Siamo partiti da questo dato per cambiare le cose». Il primo passo è stato quello di far nascere delle community: il Google Developer Group e il Coderdojo di Gela «Però ci eravamo accorti di una cosa: non avevamo ancora uno spazio tutto nostro ed eravamo tutti maschi».
Per cambiare ulteriormente le cose, a luglio 2014, Nuccio e i soci decidono di partecipare a uno “startup school” di cinque giorni organizzato dalla Fondazione Enrico Mattei «In quel contesto abbiamo trovato una ventina di persone che potevano essere interessate a far parte del progetto che avevamo in mente: aprire uno spazio coworking e di accelerazione per le idee locali. Un’idea che fosse guidata dal riscatto: per il territorio, angariato dalla mancanza di lavoro, dai pregiudizi e dalla chiusura del polo petrolchimico della Eni; per noi assaliti da buie prospettive e una sfiducia dilagante. Ma non ci siamo fermati, volevamo cambiare le cose. Per davvero. Tra le persone arruolate durante la startup school c’erano ragazzi gelesi che avevano vissuto gli ultimi anni della loro vita a studiare fuori dalla Sicilia e avevano una gran voglia di tornare a casa per restarci e creare un domani diverso».
I primi di settembre nasce dunque #Shiplab, un’associazione nata grazie a 14 soci fondatori: «Una volta registrata la nostra realtà da Andrea Bartoli, notaio appassionato d’innovazione sociale e fondatore del Farm Cultural Park, proviamo subito a stringere una partnership con il Comune che ci affida temporaneamente uno stabile. Purtroppo non era facile spiegare cosa volevamo fare a un’amministrazione che non aveva familiarità con questi temi. Per questo ciò che ci è stato dato non corrispondeva proprio a ciò che ci aspettavamo. Nel mese di dicembre, per farti un esempio, #Shiplab ha dovuto convivere con il mercatino di Natale gelese. Una convivenza che ha determinato l’interruzione quasi totale delle attività».
Oggi i ragazzi coinvolti sono una ventina, in maggioranza donne, età media 27 anni. Si sono organizzati in ciurme in base agli studi e alle professionalità: ingegneri informatici ed esperti di tecnologia; designer e architetti; economisti che si dedicano ai bandi e alla stesura di business plan; avvocati che si occupano degli aspetti legali; umanisti, esperti di comunicazione e storytelling.. Una suddivisione che permette di dare appoggio completo agli startupper che si avvicinano al mondo #Shiplab bisognosi di assistenza e consulenza. L’associazione è completamente aperta a chi vuole dare il suo contributo: la quota annuale è di soli 40 euro che comprende una tessera, fatta con materiale riciclabile, in cui è indicata la ciurma d’appartenenza e un QR Code collegato alla scheda personale dell’associato sul sito, dove si possono trovare informazioni dettagliate e i progetti portati avanti da quella persona: «Più fai e t’impegni e più hai visibilità. Tutto costruito secondo i dettami della meritocrazia, a cui crediamo ciecamente».
Makers e startupper: i 5 progetti sviluppati
La prima cosa che i ragazzi fanno è stravolgere il locale con i materiali di recupero, soprattutto bancali e legni: «Volevamo renderlo totalmente nostro e riconoscibile: così, grazie anche al lavoro di Renato Belluccia, uno dei nostri designer, realizziamo un tavolo enorme a forma di barca che dà il nome alla realtà, incarnandone tutti i significati: navigare verso il futuro; siamo tutti sulla stessa barca; remiamo tutti nello stesso verso e così via».
Da lì si parte con l’appoggio e il supporto alle startup/idee: c’è “Sciatu” che attraverso il crowdfunding (che verrà lanciato nei prossimi mesi) svilupperà lampade sfruttando le carcasse delle piante di fico d’India, ovvero uno scarto della natura; c’è l’applicazione “MiRifiuto” che aiuta a migliorare la raccolta differenziata (attualmente in finale alla competizione nazionale UpperApp); c’è “DivineDelizie” startup che produce cioccolatini artigianali fatti con il liquore tipico della zona (che avevano molto successo a livello locale e ora invece sono venduti in tutto il mondo); c’è “SB engine” che sta realizzando un motore in grado di creare delle app in maniera semplice e intuitiva. Insomma, tutti progetti gelesi che oggi, grazie a #ShipLab, stanno avendo una dimensione più ampia e una prospettiva più rosea.
Ma non è finita qui: «Saremo presenti anche all’Expo con il progetto “Golfo del Mito” che mira a rilanciare la tradizione storica e il patrimonio archeologico di Gela, oggi trascurato dalle istituzioni. Un esempio? Abbiamo delle navi greche antichissime che sono state restaurate in Inghilterra ma che non sono state più esposte al pubblico per la mancanza di un luogo adeguato. Sono tra gli esemplari più antichi e meglio conservati al mondo. Un vanto per tutti. Oggi giacciono all’interno di casse che impediscono a chiunque di osservarne la bellezza e l’importanza. Noi vogliamo sviluppare un progetto storico e geografico che, attraverso il cibo, possa comparire all’Expo, all’interno del Cluster BioMediterraneo in rappresentanza del sud della Sicilia, per sensibilizzare sul tema e smuovere le cose». Un progetto che è un po’ un paradosso: le navi non sono montate per mancanza di spazio. #Shiplab vuole creare un vero e proprio “mito” per spingere a cambiare le cose: «Vogliamo che tutti possano vederle, vogliamo aiutare a montarle in un posto consono che non sia il museo locale dove, per colpa delle dimensioni, circa 40 metri, non possono che essere conservate in casse con il rischio concreto che si rovinino. Noi vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica nazionale e internazionale attraverso il digitale e la comunicazione: sito web, ebook, applicazione per smartphone e tablet. tutto quello che può servire per cambiare le cose e mostrare al mondo un’eccellenza locale».
Senza dimenticare il lavoro che #Shiplab ha fatto e continua a fare con le scuole per educare i bambini alla programmazione e introdurli nel mondo del digitale: «A dicembre, nella settimana dell’ora di codice, abbiamo coinvolto 150 bambini gelesi nella realizzazione di un videogioco tramite scratch. Anche qui siamo riusciti a farlo senza nessun aiuto e contributo esterno».
Il futuro di ShipLab
Per portare avanti queste battaglie e aiutare tutte le realtà del territorio c’è bisogno che l’amministrazione velocizzi il proprio iter burocratico e assegni uno spazio definitivo all’associazione: «Il nostro è un urlo semplice: dateci attenzione! Stiamo facendo molto senza avere un euro in cassa e senza nessun aiuto. Ora vorremmo che qualcuno, anche privato, ci desse una mano per continuare lungo questa strada e far rinascere definitivamente la nostra città. I miei genitori hanno investito su di me permettendomi di studiare fuori dalla Sicilia, prendere una laurea, completare il percorso di formazione. Ma, in realtà, è tutto il paese ad aver investito su di noi che alla fine diventiamo delle risorse per il territorio. Non si può permettere che queste risorse vadano perse, dobbiamo far sì che tornino a casa e alimentino la nostra economia». Un ragionamento che vale per tutte le città come Gela: «Evitiamo di svuotarle: diamo ai ragazzi luoghi di coworking dove possono portare avanti i loro progetti facendo rete. Tutti, e ribadisco tutti, ne trarrebbero dei vantaggi. Basta vedere quello che stanno facendo a Matera grazie alla sua nomina a Capitale europea della cultura».