Rincari e ritardi colpiscono da anni la supply chain. «Le ragioni sono diverse, ma il settore è resiliente. L’elettrico funzionerà, ma a determinate condizioni». Intervista a Marco Marlia, Ceo di MotorK, già finalista a #SIOS18
«Le colonnine di ricarica stanno generando più soldi nell’over-charging, che non nell’effettivo tempo di ricarica necessaria. Un viaggio da Milano a Napoli su un’elettrica costa 110 euro rispetto ai 76 del gasolio». Dal punto di vista di Marco Marlia, Ceo di MotorK, il futuro della mobilità si gioca su tanti fronti. La partita è globale con una transizione che costerà in termini di posti di lavoro, reskilling, riconversione degli stabilimenti e costruzioni di nuove fabbriche lungo la filiera, a cominciare da quelle Gigafactory per produrre le batterie. In un momento di incertezza generale, mentre ci siamo appena lasciati alle spalle la pandemia e i lockdown che hanno ingessato il mercato, cosa possiamo aspettarci dal futuro? Ne abbiamo parlato con l’amministratore delegato di una ex startup (finalista a SIOS18), quotatasi alla Borsa di Amsterdam e che opera sul segmento della digitalizzazione dei processi d’acquisto delle vetture.
Il futuro dell’auto
«Se ci guardiamo indietro di qualche anno, il Covid-19 ha generato un primo choc drammatico con la chiusura forzata dei concessionari e tutto quello che ciò ha comportato. I problemi sono ricaduti poi sulle catene produttive, con la crisi dei chip». Per mesi e mesi il mercato si è impoverito di modelli e novità. E, secondo Marlia, non siamo ancora tornati a una situazione di normalità. «Ci dovrebbero volere ancora un paio d’anni. L’altro choc che ci fa parlare di una tempesta perfetta è derivato dal rialzo dei tassi d’interesse. Non va dimenticato: circa il 70% delle auto ha una qualche forma di finanziamento attaccato». Inevitabile che un quadro simile abbia influito sulla voglia di comprare un’automobile, bene di consumo che secondo il Ceo di MotorK è spesso e volentieri «la spesa più grande, perché la casa è un investimento».
La transizione verso nuovi modelli di mobilità porta con sè numerose sfide per Stati, marchi e consumatori. «Negli ultimi cinquant’anni l’automobile non è stata investita da grandi rivoluzioni. Non ci sono stati salti in avanti dei modelli di business. Ora i cambiamenti arrivano tutti in una volta». Marlia resta però convinto della resilienza del settore. «Le case automobilistiche e i concessionari sono bravi a riadattarsi. Tolti gli elementi esogeni, il comparto deve affrontare la sfida dell’elettrificazione, delle autonome, del nuovo rapporto tra i costruttori e i consumatori». Può sembrare un processo a lungo e lontano nel tempo, considerando ad esempio il termine del 2035 che l’Europa ha fissato per bloccare la vendita delle auto endotermiche. «In realtà, io credo, tutto si decide nel giro dei prossimi tre anni. In questo lasso di tempo si capiranno molte cose. Ma serviranno componenti, infrastrutture di ricarica».
Elettriche: a quale costo
Durante l’intervista all’amministratore delegato di una società che si occupa di digitalizzare il percorso d’acquisto delle auto ci siamo fatti aiutare a scattare un’istantanea aggiornata della situazione rincari e ritardi nelle consegne. «Le tempistiche variano a seconda di vari fattori: alcuni brand hanno fabbriche più vicine, altri più lontane; più tecnologia c’è nell’auto e maggiore è il rischio che manchi un componente. Rispetto al 2019 le attese possono variare dai 3 ai 9 mesi». Un solo optional in più genera ritardi sulla consegna nell’ordine di mesi. «Ma stiamo meglio rispetto allo scorso anno».
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Sulla questione rincari pesano vari aspetti, a cominciare da quello del rialzo dei tassi di interesse. Marlia ci ha però aiutato a capire anche come funziona il mercato. «La curva delle auto è continua: non esiste soltanto nuovo o usato. C’è il nuovo su ordinazione, il km zero, il semestrale, le macchine a due, tre anni, i noleggi a lungo termine». Questi anelli sono interdipendenti e comunicanti: così se la produzione del nuovo cala, il sistema di compensazione fa salire la curva del prezzo dell’usato.
Parlando sempre di prezzi, il listino delle elettriche resta un nodo ancora difficile da sciogliere. «Qualunque sia il grado di elettrificazione, ci si sposta sempre su un prezzo più alto. Negli USA il costo medio è di 60mila dollari». E l’altro elemento che spesso non si considera è quanto in realtà questi veicoli green riescano a sostituirne di più inquinanti. «La maggior parte delle elettriche al momento rimpiazza o una seconda macchina o una macchina mediamente più ecologica. Per intenderci, non rimpiazza un Euro 1, ma una macchina magari Euro 6, generando soltanto un marginale miglioramento sulle emissioni». Con un mercato ancora così frammentato e pieno di incertezze, ci spiega Marlia, «nessuno sta spingendo per un elettrico a 10mila euro».
Un punto da risolvere è senz’altro quello dell’infrastruttura di ricarica, che deve essere capillare sul territorio, riguardare non soltanto le grandi città, ma le zone periferiche. E non è tutto: la crisi energetica ha indebolito anche le ecar. «Se già si dovesse normalizzare il costo dell’energia sarebbe un passo avanti in termini di convenienza». Così tanti interrogativi sulla transizione all’elettrico a quattro ruote non significa che il mondo si stia dirigendo verso un vicolo cieco, visti i massicci investimenti su questo fronte. «Se riusciremo collettivamente a far crescere infrastrutture e circolante in maniera allineata, mi aspetto un aumento dei volumi. Migliorando poi le batterie si andrà verso una situazione più gestibile».
E i concessionari?
Tra i cambiamenti graduali degli ultimi anni è da evidenziare poi quello sull’approccio dei consumatori all’auto privata e al suo possesso. Pur rimanendo per molti l’oggetto del desiderio, oltre che un mezzo imprescindibile nella mobilità quotidiana, è evidente quanto le nuove generazioni, dai Millennial in poi, abbiano maturato un rapporto diverso con le quattro ruote. «Le auto diventeranno servizi con dentro oggetti. Un domani si pagherà un abbonamento con in uso un’utilitaria e magari per due settimane l’anno un SUV, mille minuti di monopattini in sharing e incluse l’assicurazione e le gomme invernali». Un pacchetto completo, modellabile sulle esigenze di ciascuno. «Abbonamenti di mobilità, in altre parole».
Soggetti storici dell’automotive, i concessionari non sono destinati a sparire, anche se i numeri parlano di un ridimensionamento costante (nel 2020 erano poco meno di 1300 in Italia, il 35% in meno rispetto al 2019). «Ma credo non esista uno scenario a breve termine in cui si potrà comprare un’auto in modalità self service – conclude Marco Marlia -. La tecnologia a bordo sta solo che aumentando. Acquistare un bene così costoso richiede consigli e anche rassicurazioni ai clienti. Il dealer gioca un ruolo di advisory fondamentale». Per chi fosse interessato ad approfondire questi temi, MotorK ha in programma fino al 23 marzo l’evento digitale Automotive I/O per discutere del futuro del settore.