“I ricercatori devono fare la loro parte. Ho il dovere sociale di far conoscere ciò che faccio in modo naturale e comprensibile ai cittadini”. La nostra intervista alla 27enne, PhD student all’Università Politecnica di Valencia
Marilù Casini, ricercatrice per professione, divulgatrice scientifica per passione, è vincitrice della borsa di studio postdottorale Marie Skłodowska-Curie finanziata dall’Unione europea. “La scienza e la ricerca devono essere aperte a tutti – ci ha spiegato -. Esiste ancora un divario di genere preponderante nel mondo della ricerca, in cui non ho mai visto donne o omosessuali ricoprire ruoli apicali”. Casini, 27enne di Viareggio, racconta sul web la quotidianità di un ricercatore, la bellezza della scienza, l’imprevedibilità degli esperimenti con le cellule staminali per la cura di malattie cardiache. I suoi post sono diventati virali attirando migliaia di followers su Instagram e TikTok. Si tratta prevalentemente di un pubblico tra i 18 e 35 anni, come ci ha descritto; l’80% è donna, millennial e giovanissimi della generazione Z curiosi di scoprire il mondo della scienza, reso attraente dal superamento di un linguaggio gergale, ma semplice e unconvetional, accompagnato da musiche e animazioni smart e spesso ironiche.
“I ricercatori devono fare la loro parte che non è solo stare in laboratorio a occuparsi di esperimenti e fare scoperte, ma anche divulgare la scienza. Se è vero che il mezzo è il messaggio, come ricercatrice ho il dovere sociale di far conoscere ciò che faccio in modo naturale e comprensibile ai cittadini. Dobbiamo fare tutti la nostra piccola parte per contribuire a rendere il mondo un posto migliore. La buona divulgazione non è una missione impossibile”. Noi di StartupItalia l’abbiamo incontrata.
La storia di Marilù Casini
Ricercatrice di professione e divulgatrice per passione, Casini è attualmente PhD student all’Università Politecnica di Valencia e Marie Curie fellow per il Network PersonalizeAF. La sua carriera è cominciata all’Università di Firenze, dove ha ottenuto la laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche. Dopodichè ha deciso di continuare i suoi studi di ricerca all’estero. Per approfondire la sua passione sulle staminali e sul loro utilizzo per studiare le malattie cardiache, Marilù si è trasferita all’Università di Gottinga (Germania). Per poi diventare Early Stage Researcher all’Università Politecnica di Valencia. Durante la sua esperienza nella ricerca, è nata la sua passione per la divulgazione. Casini è coinvolta in progetti di comunicazione della scienza sia personali sia in collaborazione con organizzazioni come AIRC, Festival della Scienza di Genova e la Commissione Europea.
“La ricerca può portare disagio, depressione e frustrazione. Imparate a dare spazio anche alla vostra salute mentale”
Nelle prossime settimane, Marilù Casini sarà tra le protagoniste della campagna #SHEU Leads, promossa dall’Unione Europea per mettere in evidenza storie di ragazze e giovani donne under 30 che si stanno distinguendo nei settori della ricerca e innovazione, dell’istruzione, della cultura, dell’ambiente e dello sport, con lo sguardo volto ai diritti e all’inclusione. In un video narrativo rivolto alle nuove generazioni.
Marilù Casini ha creato anche un gruppo denominato: PhDisagio, in cui offre scambi di informazioni, consigli e sostegno a colleghi sparsi per l’Europa e giovani che vorrebbero intraprendere questo tipo di studi. “Siamo più di 500 master students, PhD e giovani ricercatori uniti per supportarci, scambiarci informazioni e suggerimenti. La ricerca può portare disagio, depressione e frustrazione e se non sai come gestire tutto ciò ti travolge. Imparate a dare spazio anche alla vostra salute mentale”. Casini è stata appena selezionata per andare a Bruxelles a parlare con la Commissaria Europea Gabriel Mariya: insieme ad altri 11 giovani ricercatori sarà testimonial di raccontare la Ricerca nelle scuole.
La nostra intervista
Cosa pensi della ricerca in Italia?
Innanzitutto rispondo con una frase di Piero Angela: “La creatività è soprattutto la capacità di porsi continuamente delle domande”. Sui miei profili social parlo di scienza in italiano, il mio pubblico è per il 99% italiano e, se mai scriverò un libro, lo farò in italiano, pur parlando inglese e spagnolo. Eppure la ricerca in Italia non l’ho mai fatta. Appena laureata sono partita per l’estero. Perché i dottorandi in Italia sono pagati la metà, se non di meno, rispetto a quello che io e altri miei colleghi guadagniamo all’estero. Con 1100 euro di una borsa di studio italiana in molte città non riuscirei a sopravvivere senza un secondo lavoro o un aiuto da terzi. L’Italia è da più di 20 anni che fa tagli su tagli all’educazione e la ricerca. L’ennesima beffa è stata l’ultima riforma che provocherà un calo drastico di posti da PostDoc e la probabile chiusura dei laboratori più in difficoltà. Il setup di Friburgo in cui sto lavorando è pieno di attrezzature. La verità è che in Italia macchinari del genere me li sognerei la notte. Nei laboratori tedeschi la quantità di possibili esperimenti da fare è infinita e la scienza diventa un tutt’uno con la creatività.
Come hai scoperto la passione per le staminali?
La vita è un piano B. Dopo le superiori, tentai il test d’ingresso alla facoltà di medicina, senza superarlo. Ma sono convinta che qualunque fallimento celi un’opportunità. Così la facoltà di Chimica e Tecnologie Farmaceutiche fu il mio ripiego, ma ben presto quella facoltà è diventata la mia passione. Dopo un anno di università mi resi conto che ciò che studiavo mi piaceva parecchio, mi piacevano i professori e i miei colleghi. Mi appassionava il contesto. Al quarto anno di CTF, grazie all’esame di biochimica applicata, capii che la mia strada era un’altra: la biologia. Si può dire che tutto è iniziato dall’osservazione della divisione delle cellule. Finché, per la tesi sono finita in un laboratorio di cellule staminali ed è stato amore a prima vista. Le conferme di aver intrapreso la strada giusta sono arrivate nel 2018 durante un convegno organizzato da noi studenti sulle cellule staminali, in cui abbiamo invitato Elena Cattaneo (farmacologa, biologa, accademica e senatrice a vita, ndr). Ci spiegò l’importanza delle cellule staminali, e di come possono essere utilizzate per curare malattie neurodegenerative e altre patologie importanti, ma soprattutto si soffermò sulla figura cruciale del ricercatore, anche come divulgatore scientifico, il cui compito è assolvere a un dovere sociale e politico nei confronti dei cittadini.
“Con 1100 euro di una borsa di studio italiana in molte città non riuscirei a sopravvivere senza un secondo lavoro o un aiuto da terzi”
E così che sei arrivata a raccontare sul web la tua passione per le “cellule di cuore”?
Esattamente. Mossa da questa vocazione, ma anche dal desiderio di fare un’esperienza all’estero, dove i ricercatori hanno maggiori soddisfazioni sia professionali sia economiche, e dopo un tirocinio post laurea in Germania, ho proseguito il dottorato di ricerca all’estero. Così dopo un primo periodo a Valencia, durante il quale è stato faticoso ottenere le cellule staminali su cui lavorare, nel laboratorio a Friburgo siamo finalmente entrati nel vivo della ricerca: con i miei colleghi, ricreiamo cellule di cuore partendo da cellule staminali pluripotenti indotte. Ciò ci permette di ottenere cellule umane di cuore, su cui poi riproduciamo la malattia, appunto la fibrillazione atriale. L’obiettivo è di trovare una cura contro questa tipologia di aritmia cardiaca, attraverso lo studio e la ricerca. Seguendo sempre l’insegnamento della prof Cattaneo, ho deciso di impegnarmi anche nella divulgazione scientifica sui social: Twitter, Instagram e TikTok. Così ho aperto i miei account e sono partita a gennaio dell’anno scorso, nel periodo in cui hanno iniziato a somministrare i primi vaccini anti Covid-19. In quel momento storico di confusione e fake news ho sentito il dovere etico di fornire informazioni corrette ai cittadini.
“Fate ciò che vi appassiona, scoprite voi stesse facendo altre cose oltre a dare gli esami. C’è un mondo che pulsa”
Qual è il messaggio che ti piacerebbe dare alle giovani ricercatrici?
Il consiglio che mi sento di dare è: fate ciò che vi appassiona, scoprite voi stesse facendo altre cose oltre a prepararvi e dare gli esami, c’è un mondo che pulsa. Fatevi trascinare dalla situazione. E ovviamente tenete sempre gli occhi aperti, perché le opportunità non piovono dal cielo e non si creano mai da sole. Serve tenacia e determinazione. Con il senno di poi il mio percorso oggi ha un senso, ma vi assicuro che quando ho intrapreso questo viaggio mai mi sarei immaginata di arrivare sin qui.
Un sogno nel cassetto?
Mi piacerebbe divulgare con rigore scientifico ma anche con una buona dose di ironia la scienza e la ricerca nelle scuole e in TV. Raccontare la bellezza delle cellule di cuore e renderle comprensibili attraverso la condivisione della conoscenza. Poter dimostrare che sono all’altezza di trasferire e condividere il mio amore e la mia passione per la scienza a un pubblico a essa generalmente estraneo, ma fatto di giovani colti e curiosi. Dimostrando che andrebbe superata la disaffezione dei ricercatori e l’atteggiamento snobistico verso media e social.