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“Bitcoin è una Dichiarazione di Indipendenza”, ha twittato il 4 luglio, l’Indipendence Day negli Stati Uniti, Michael Saylor, il Ceo di MicroStrategy, forse il più noto sostenitore della criptovaluta coniata con ogni probabilità da Satoshi Nakamoto oltre dieci anni fa. Dopo una serie di rally che hanno portato Bitcoin a toccare l’all time high nel novembre 2021 a oltre 68mila dollari, il suo valore ha iniziato a scendere. Mentre scriviamo è appena sotto i 20mila dollari. Nonostante il periodo di incertezza per l’economia globale, con l’inflazione a livelli alti negli USA (a maggio +6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima), e le conseguenze globali dell’invasione russa dell’Ucraina, i sostenitori di Bitcoin non sembrano spaventati di fronte a queste pesanti correzioni (-70% rispetto a meno di un anno fa). Al punto che, pochi giorni fa, la stessa MicroStrategy ha deciso di investire 10 milioni di dollari in Bitcoin.

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L’annuncio di questa nuova operazione è arrivata dallo stesso Saylor tramite Twitter, il social di riferimento per l’ecosistema Bitcoin. Al momento la società, che è quotata al Nasdaq dal 1998, ha in pancia 129,699 Bitcoin. L’investimento in dollari complessivo è stato di quasi 4 miliardi, con un prezzo medio di acquisto per Bitcoin di 30mila dollari. «Bitcoin rappresenta la trasformazione digitale di denaro, proprietà, moneta, energia e materia. E’ ancora in una fase iniziale del suo sviluppo e poco compreso», queste le parole di Saylor in una delle recenti interviste riprese dal Financial Times.

Fondata nel 1989, MicroStrategy è un’azienda che vende software enterprise – ovvero ad altre aziende – e che si è specializzata in tutta una serie di strumenti per consentire alle imprese di prendere scelte migliori sulla base dei dati. Come riporta sempre il Financial Times, testata mai morbida quando si tratta di accusare il mondo crypto, il valore della società è tuttavia sceso negli ultimi anni. A pesare sono stati soprattutto nuovi competitor.

Eppure MicroStrategy mantiene da tempo un primato, quello di azienda che detiene più Bitcoin. Segue Tesla, la società automotive di Elon Musk, che nel febbraio 2021 aveva deciso di investire 1,5 miliardi di dollari nella criptovaluta. Ad oggi è la seconda società a detenerne la quota più grande, seguita da Digital Holdings e Block (ex Square). Chi investe (o risparmia) in Bitcoin e pensa al lungo periodo potrebbe trovarsi d’accordo con quanto sostiene da tempo Saylor, secondo il quale il fenomeno è soltanto all’inizio. Negli ultimi anni il mondo crypto in generale ha assistito all’ingresso di moltissimi attori istituzionali. Segno che, al netto delle criticità che l’intera economia sta affrontando, continueremo a sentire parlare di questi trend.