Intervista a Marco D’Angelo (Founder di Vertical) sul progetto Indimej per trasferire competenze agli imprenditori della Tunisia. Fondamentale il supporto dei colleghi italiani, coinvolti a sorpresa nell’iniziativa. “Così facciamo innovazione ai confini del deserto”
Sin dal 1977, quando sono state riprese le prime immagini del film Star Wars, il villaggio di Tataouine in Tunisia è diventato meta di pellegrinaggio per tanti fan della saga. Ma il pianeta natale di Anakin Skywalker e del figlio Luke non attira solo appassionati di jedi, ma anche innovatori italiani, con una missione molto importante: formare startupper e imprenditori tunisini affinché possano avviare la loro attività imprenditoriale e generare benefici economici, sociali ed occupazionali nei loro territori di appartenenza. Marco D’Angelo è il founder di Vertical, una startup foodtech che si occupa di restaurant as a service in delivery, e collabora con Art-Er Area S3 Parma per la Regione Emilia-Romagna.
D’Angelo è stato selezionato da Legacoop Emilia-Romagna e InnovaCoop per conto di Halieus – la No-profit per la cooperazione di LegaCoop nazionale – ed è stato inserito nel progetto Indimej, finanziato dal Ministero dell’Interno, per recarsi una settimana in Tunisia nella zona di Tataouine e dedicarsi alla formazione di 14 imprenditori locali under 36, di cui 7 donne, con 13 startup costituite.
Il progetto Indimej, il cui capofila è Arcs Culture Solidali, intende affrontare il legame tra la povertà e le forme di esclusione sociale ed economica in Tunisia, alla base dei processi migratori. L’iniziativa vuole favorire lo sviluppo socio-economico, la creazione di opportunità di lavoro e il trasferimento di competenze professionali. L’iniziativa si è svolta in zone della Tunisia caratterizzate da altissima disoccupazione, luoghi dai quali partono costantemente migranti verso l’Unione Europa.
D’Angelo, che contesto ha trovato nella zona di Tataouine?
Una zona economicamente depressa, legata ad una economia di sussistenza. L’obiettivo di ogni attività, comprese quelle imprenditoriali e le startup, è la sopravvivenza. Imprenditori e startupper, a differenza di quello che vediamo nell’ecosistema degli innovatori in Italia, non pensano a sviluppare un’impresa per concludere una exit economicamente consistente. Il loro obiettivo è sopravvivere.
“Ho attivato la community degli innovatori in Italia, senza pretese particolari. La risposta è stata sorprendente”
Quali sono i problemi sui quali si è concentrato il vostro programma di formazione?
Siamo andati ai confini del deserto e ci aspettavamo che non tutti avessero perfettamente chiaro il concetto di startup, ma la prima cosa evidente che mi ha colpito degli imprenditori tunisini è la scarsissima valorizzazione del loro tempo lavorativo. Non c’è un modello standardizzato per ottimizzare le ore che impiegano nel lavoro e calcolare le giuste marginalità dei prodotti. Inoltre, il raggiungimento del loro primo cliente e il raggiungimento dei target adeguati ai quali proporre i loro prodotti, sono attività molto complicate. L’imprenditoria e la startup sono visti come strumento di emancipazione sociale, specialmente per le donne, oltre che di mera sussistenza per tutti.
Obiettivo, sopravvivenza, ma con quali strumenti?
L’attività imprenditoriale è ancora concepita come uno strumento di ascesa sociale e sopravvivenza per le loro famiglie. Cercare di farcela in qualche modo. Ma è comprensibile, perché nessuno ha mai spiegato loro cosa sia un’attività economica. Per questo siamo andati per cercare di offrire supporto, condividere competenze e tecnologie.
Come si sono svolte le giornate di formazione?
L’esperienza si è svolta a Tataouine dal 9 al 14 Gennaio. Giornate molto intense di formazione continua sia in gruppo raggruppando tutte le startup, che nelle singole aziende, distribuite in diverse località. Il contesto è complicato, la Tunisia ha visto una forte carenza di materie prime come latte e farina, con lunghe code di fronte ai negozi e manifestazioni per l’anniversario della rivoluzione. Insieme a me in qualità di mentori delle startup, c’erano Roberta Trovarelli responsabile per le relazioni interazionali di LegaCoop Emilia Romagna e Giulio Benvenuti Quality Manager in Legacoop Agroalimentare.
Avete supportato 13 startup, di quali settori?
I settori nei quali operano le startup tunisine che abbiamo supportato sono l’agritech, foodtech, upcycling, recycling e artigianato.
Su quali focus si è concentrato il suo intervento?
Siamo partiti dai fondamentali economici, dal concetto di break even, una metodologia di formulazione dei prezzi, il business plan, i canali di vendita, tutti gli strumenti economici indispensabili per creare un’impresa solida. La giornata iniziale e quella finale hanno visto lo svolgersi di due plenarie in aula nella sede Tunisia di Arcs per ascoltare dubbi e perplessità e spiegare strategie e strumenti comuni a tutti gli imprenditori. Il resto del tempo l’abbiamo speso facendo delle home visit di 2 ore alle singole aziende, nelle quali loro ci spiegavano i loro problemi e le loro necessità in modo da poter trovare soluzioni più personalizzate. Ogni visita finiva con una call ad un imprenditore in Italia che potesse fornire innanzitutto una carica motivazionale e poi il suo supporto.
Nel poco tempo disponibile pensate di aver trasmesso le competenze e la visione necessarie agli startupper tunisini?
Mi auguro di aver trasmesso insegnamenti importanti. Abbiamo impostato lezioni molto pratiche condividendo dei tool customizzati per le loro specifiche esigenze. Ma mi sono reso subito conto che avevo bisogno di aiuto, perciò ho attivato la community degli innovatori in Italia, senza pretese particolare. E la risposta è stata sorprendente. Mi hanno dato una grossa mano, gratuitamente, alcuni colleghi contattati con un semplice whatsApp.
L’ecosistema delle startup italiane si è messo a disposizione degli imprenditori tunisini?
Nonostante il programma non lo prevedesse ho pensato che coinvolgere amici imprenditori e organizzazioni avrebbe potuto dare un importante contributo ai progetti, il prezioso punto di vista di chi aveva già affrontato le loro stesse difficoltà.
“Abbiamo preparato dei tool di analisi e un funnel per la gestione dei clienti. Li seguiremo anche in futuro”
Chi ha offerto aiuto concreto?
Una lunga lista, professionisti di alto livello che si sono messi a disposizione: Luigi Galimberti Founder di Sfera Agricola e di BeeCo Farm insieme a Matteo Galimberti e Giovanni Ferri, Roberta Ligossi Founder di Ta-Daan, Roberto Pasi founder di Beeing insieme a Camila Cabanzo Fracasso, Marco Pedron Pastry Chef che insieme a Carlo Cracco ha lanciato il ristorante in Galleria, Fabrizio Giaconella di Visionari.org, FabLab di Parma, Nadia Paleari innovation e Sustainability Strategist che ha appena parlato al World Economic Forum di Davos.
La notorietà di un luogo così suggestivo come Tataouine, e il richiamo a Star Wars, genera effetti positivo per le startup e l’economia locale?
Le tracce di Star Wars sono fugaci e in ogni caso poco valorizzate, come magari potrebbero esserlo in altri contesti. Penso solo al Signore degli Anelli che ha fatto della Nuova Zelanda una meta turistica ambita. Togliendo la suggestione di Star Wars, il contesto è davvero complicato. Siamo ai confini del deserto, non piove da un anno e mezzo per i cambiamenti climatici e nonostante la primavera araba sia iniziata in Tunisia a Tataouine se ne vedono poche tracce.
Che impegni avete assunto con le startup tunisine al completamento del percorso di formazione?
Abbiamo preparato dei tool di analisi dell’andamento del business per ogni singolo progetto dal BEP a un Funnel per la gestione dei clienti. Li supporteremo nella valorizzazione di un brand comune e nei collegamenti con l’Italia. Gli imprenditori italiani coinvolti hanno messo a disposizione del tempo o delle risorse per continuare la relazione. A titolo esemplificativo Luigi Galimberti ha invitato due imprenditrici agricole alla Fiera del Madonnino proponendosi di coprire tutte le spese. Marco Pedron invece fornirà alcune ricette per sopperire alla carenza di materie prime come farina e latte in Tunisia.