Il decreto legislativo n. 209/2023, introdotto nella Legge di Bilancio 2024, ha modificato i criteri legati alla residenza fiscale estera. Recentemente è intervenuta sul tema l’Agenzia delle Entrate, con la circolare 20/E/2024, che ha definito il criterio di “domicilio” del contribuente collegandolo soprattutto agli interessi affettivi e familiari anziché a quelli lavorativi ed economici. Ecco che cosa cambia, quindi, nelle nuove modalità di accertamento e come redigere la pratica AIRE (Anagrafe italiani Residenti all’Estero) per evitare sanzioni.
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Residenti fiscali all’estero, gli accertamenti
La circolare dell’Agenzia delle Entrate chiarisce che l’iscrizione all’AIRE (Anagrafe italiani Residenti all’Estero) non comporta solo una presunzione relativa della perdita della residenza fiscale italiana ma il contribuente deve dimostrare anche l’assenza di legami significativi con l’Italia, come previsto dall’art. 43 del Codice Civile.
In particolare, tra gli elementi presi in considerazione dalle autorità per confermare la residenza fiscale, oltre alle prove documentali di una permanenza estera superiore ai 183 giorni come la presenza di utenze intestate presso l’abitazione all’estero e timbri sul passaporto che documentano gli ingressi e le uscite dal Paese, c’è anche la localizzazione degli interessi vitali, ossia dove si trova la famiglia. In questo contesto, il matrimonio viene assimilato all’unione civile, pertanto anche l’esistenza di una coppia convivente ha rilievo. Avere moglie e figli in Italia, anche se non dipendenti economicamente, comporta un elemento di rischio. Non viene contestata dall’Agenzia delle Entrate la coppia non è sposata e senza figli.
Un altro elemento oggetto di valutazione è il luogo dove vengono svolte le mansioni lavorative e le attività economiche. A tal proposito, a dare elementi informativi sono i movimenti bancari o i flussi di capitale e in che quantità viene fatto uso di beni e servizi in Italia (immobili, utenze, veicoli). Per controllare la coerenza di questi parametri, si fa affidamento ad indicatori di natura pratica quali l’esistenza di contratti di affitto, la presenza del codice fiscale estero e i timbri sul passaporto, oltre alle verifiche dei movimenti bancari tra Italia ed estero.
Come registrarsi all’AIRE?
Se il rischio di vedersi respinta l’iscrizione all’AIRE per questo cambio normativo diventa reale per molti, non essere iscritti e avere un’attività all’estero comporta una multa da 200 a 1.000 euro per ogni anno di mancata iscrizione, fino a un massimo di 5 anni. In particolare, Roberto Manzi, consulente di Partner d’Impresa per l’area Emirati Arabi spiega come compilare correttamente l’iscrizione all’AIRE: oltre al modulo di iscrizione, si deve allegare una copia del passaporto italiano che deve includere le pagine con i dati personali e i timbri di ingresso/uscita, una copia del visto di residenza nel Paese estero, stampato sul passaporto o con certificato elettronico, una carta d’identità o documento equivalente rilasciato localmente, un contratto di affitto o titolo di proprietà (per dimostrare il luogo di residenza), bollette o contratti di utenze registrate (come acqua, elettricità o connessione internet).
Inoltre, si deve provare di lavorare in quel luogo presentando:
- Contratto di lavoro per chi lavora come dipendente;
- Licenza commerciale per imprenditori o titolari di società;
- Lettera di incarico professionale per consulenti o liberi professionisti;
- Buste paga o estratti conto bancari se richiesti, per dimostrare fonti di reddito.
Per comprovare la permanenza continuativa all’estero è necessario presentare anche biglietti aerei e timbri sul passaporto e dichiarare eventuali conti aperti in Italia con flussi di reddito rilevanti. Per quanto riguarda la situazione familiare, si deve dichiarare se familiari o coniugi risiedono ancora in Italia. Inoltre, si devono specificare eventuali proprietà ancora utilizzate, affittate o non utilizzate.