Non aveva passato il primo e secondo grado di giudizio. Oggi, invece, la Corte di Cassazione gli ha dato ragione. La vicenda che coinvolge il popolare attore e comico Roberto Benigni riguarda l’imposta di registro sulle quote societarie. In particolare, la vendita di una quota rappresentativa dell’intero capitale di una società rinveniente da un conferimento d’azienda che per la Cassazione non è riqualificabile come se fosse una cessione.
Leggi anche: BlackRock sferza Donald Trump: «I dazi degli Stati Uniti ci riportano agli Anni Trenta»
La Cassazione ha dato ragione a Benigni
Benigni, dopo aver perso nei giudizi di primo e secondo grado, ha ricevuto riconoscimento dalla Cassazione anche grazie alla svolta che è stata impressa alla materia della tassazione degli atti presentati per la registrazione dalle modifiche apportate all’articolo 20 del Testo unico dell’imposta di registro (dalla legge 205/2017) e dalle sentenze della Corte costituzionale n. 158/2020 e 39/2021. Per la Corte si deve, quindi, applicare l’imposta di registro in misura fissa (e non, come pretendeva l’Agenzia, proporzionale con l’aliquota del 3%).