Mentre scriviamo il valore di Bitcoin è poco sopra ai 95mila dollari, dopo che nelle scorse ore i mercati hanno registrato una correzione non soltanto della criptovaluta più famosa, ma anche di diversi altri asset digitali. Secondo il Financial Times, citato dall’Ansa, l’intero comparto cripto ha bruciato 600 miliardi di dollari di capitalizzazione. Come riferisce Radiocor, soffrono anche le criptovalute nelle contrattazioni asiatiche: Ether ha perso fino al 26%. Domenica scorsa Bitcoin è sceso a 92,111, registrando un calo dell’8,5% in 24 ore.
Bitcoin: cosa c’entrano i dazi di Trump col crollo?
Sulla stampa prevale la seguente lettura del fenomeno: Bitcoin e il settore cripto hanno subìto l’impatto dell’introduzione dei dazi americani (su Messico, Canada e Cina). La Borsa di Tokyo ha perso il 2,66% e si attendono ora le reazioni delle Borse europee. A due settimane dall’insediamento, il nuovo presidente USA Trump sta portando avanti la propria politica in materia commerciale. In risposta ai dazi inflitti, i Paesi presi di mira da Washington hanno risposto di conseguenza, introducendo a loro volta nuovi dazi (come nel caso del Canada).
Trump: il piano su Bitcoin
Rotto il muro dei 100mila dollari sul finire del 2024, Bitcoin resta un asset digitale su cui economie come quella americana vogliono continuare a puntare. La correzione del suo valore va dunque interpretata in una logica complessiva, in cui l’asset si comporta come molti altri titoli tecnologici. Nelle scorse settimane Trump ha firmato un ordine esecutivo che dà forma a un gruppo di lavoro che dovrà occuparsi della eventualità di attivare una riserva strategica in Bitcoin. Circostanza che, invece, in Europa è stata di recente scartata per bocca della numero uno della BCE Lagarde.