Violazione del diritto d’autore su «scala quasi inimmaginabile». La BBC ha riportato le conclusioni di alcune delle più importanti etichette discografiche al mondo – Sony, Universal e Warner – impegnate in una causa mossa contro due startup di intelligenza artificiale. Le società innovative finite al centro di questa nuova polemica legata al copyright sono Suno e Udio. La richiesta di risarcimento è di 150mila dollari per ogni singolo pezzo prodotto grazie ai loro generatori di musica tramite l’AI. Le multinazionali avrebbero riscontrato ripetute scopiazzature di brani originali.
Cosa fanno Suno e Udio?
Sono mesi che gli artisti si battono contro i rischi derivanti dall’intelligenza artificiale. Il timore – condiviso con attori e altri creativi – è che il loro lavoro possa essere saccheggiato dall’AI e utilizzato da altri senza alcun tipo di riconoscimento economico. Il caso recente più celebre riguarda OpenAI e Scarlett Johansonn: la voce dell’assistente AI dell’azienda, Sky, è stata momentaneamente silenziata dal momento che ricorda molto da vicino quella della star, che in passato si è per di più rifiutata di siglare un contratto con la società di Sam Altman.
Le startup a cui i colossi della musica hanno fatto causa sono entrambe società americane. Suno ha oltre 10 milioni di utenti, vanta una partnership con Microsoft e dà la possibilità ai clienti di creare brani attraverso i propri tool; Udio è nel portfolio di un fondo VC di spicco come Andreessen Horowitz ed è un generatore di musica grazie all’intelligenza artificiale. La preoccupazione mossa dagli artisti rispetto alle derive dell’AI ha fornito l’occasione per organizzarsi: pochi mesi centinaia di star come Billie Eilish e Nicki Minaj hanno firmato un appello in cui si parla di un «assalto alla creatività» in corso.
Leggi e proteste
Il dibattito sull’intelligenza artificiale segue vari filoni. Quello della regolamentazione ha preso piede soprattutto in Europa, dove l’UE ha approvato nei mesi scorsi l’AI Act, il primo testo al mondo che tenta di normare il settore. Negli USA ci hanno invece pensato attori e sceneggiatori di Hollywood a incrociare le braccia nel 2023 per chiedere maggiori garanzie rispetto all’abuso dell’AI sul set.