Nel discorso il presidente del Consiglio ha parlato anche di disuguaglianza sociale
Nel discorso di questa mattina al Senato della Repubblica, il premier Mario Draghi ha citato il coefficiente Gini. Su Twitter l’hashtag #Gini è in tendenza. Ma che cosa misura? Secondo la Banca d’Italia il coefficiente (o indice) Gini è «la misura più comune della disuguaglianza» e l’Istat ne ha dato una definizione. «L’indice di concentrazione di Gini – si legge in un documento dell’Istituto – è una misura sintetica del grado di diseguaglianza della distribuzione. Questo indice è pari a zero nel caso di una perfetta equità della distribuzione, nell’ipotesi cioè che tutte le famiglie dispongano dello stesso reddito o della stessa ricchezza; è invece pari a 100 nel caso di totale diseguaglianza, nell’ipotesi che la totalità del reddito o della ricchezza sia assegnato ad una sola famiglia».
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Indice Gini: l’Italia come è messa?
Da un minimo di 0 a un massimo di 100, il coefficiente Gini misura la disuguaglianza ed è riconosciuto come un parametro affidabile e valido a livello internazionale. Più il livello è vicino allo zero più la società e l’economia registrano un equilibrio equo di distribuzione delle risorse e del reddito; più il livello sale più invece il paese riscontra difficoltà in questo senso. Stando al sito True Numbers, l’Italia è tra i paesi messi peggio a livello europeo se si guarda all’indice Gini. La Banca Mondiale aveva assegnato al nostro paese un valore di 35,9 nel 2017. Se si guarda al dato dello stesso anno dei paesi del nord Europa, storicamente più inclusivi, si capisce il distacco (in Danimarca è 28,7 e Norvegia 27).
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Nel pieno della pandemia, l’Italia ha registrato un crollo del PIL con problemi legati alla disoccupazione e all’impoverimento economico, sociale e culturale della popolazione. L’obiettivo del governo Draghi sarà quello di invertire questo processo negativo, investendo su educazione, lavoro e sostenibilità.