Lo abbiamo chiesto ad Anna Vaccarelli, dirigente tecnologo all’Istituto di Informatica e Telematica (Iit) sulla base dei dati del Registro .it, l’anagrafe dei domini a targa italiana che ogni anno fotografa l’andamento delle nuove registrazioni e cancellazioni. Il 2022 segna un +0,50%, risultato modesto ma on linea con l’andamento degli altri Paesi europei
Maschio, over40, residente al Nord. È questo l’identikit di chi, secondo una recente analisi del 2022, registra un dominio .it. Dopo l’abbuffata legata alla pandemia, che ha fatto registrare un boom di nuove registrazioni, i numeri dell’anno da poco concluso ricalcano l’andamento pre-Covid: un modesto +0,50%.
“Il dato è in linea con il trend internazionale: sebbene altri Paesi abbiano numeri assoluti diversi dai nostri, nel 2022 la crescita è rallentata per tutti”. Ad affermarlo Anna Vaccarelli, dirigente tecnologo all’Istituto di Informatica e Telematica (Iit) del Cnr e responsabile delle relazioni esterne, media, comunicazione e marketing del Registro .it, l’anagrafe dei domini a targa italiana che ha rilevato i dati.
Tengono i professionisti
Dei quasi tre milioni e mezzo di domini .it attualmente in Rete, 475.768 sono stati registrati nel 2022. Tra i nuovi, tutte le categorie mostrano un calo rispetto al 2021, tranne i liberi professionisti, che segnano un +3,1% nel periodo tra gennaio e ottobre. “È una categoria che tende ad affidarsi al digitale nei momenti di difficoltà – afferma Vaccarelli – Inoltre, possiamo pensare che molti di loro siano approdati a un dominio .it durante la pandemia e abbiano deciso di rimanere espandendo la loro presenza online”. Nel 2021, il popolo delle partite iva aveva fatto registrare un +35%.
New entry di quest’anno sono gli stranieri, ovvero i domini .it registrati da cittadini e organizzazioni di altri Paesi dell’Unione Europea oppure da aziende con almeno una sede nell’Unione Europea: finora presenti in maniera residuale, nel 2022 sono esplosi con un +66,7%. I dati a disposizione del Registro .it fotografano la situazione, ma non dettagliano la tipologia dei siti aperti. E questo vale sia per i nomi registrati dagli italiani che dagli stranieri.
In particolare, “gli stranieri anglofoni possono essere interessati al dominio .it per il gioco di parole che permette di realizzare in inglese, come ad esempio make.it, dream.it ecc.”, nota Vaccarelli. Per il resto, invece, le persone fisiche scendono del 29% rispetto allo stesso periodo del 2021; le imprese registrano un -14,7%, gli enti pubblici -13,9% e il mondo no profit un -14,5%.
Il gradiente regionale
Quello che è certo è che le informazioni a disposizione rispecchiano i dati della digitalizzazione del Paese. Le Regioni che registrano più domini .it sono quelle che secondo l’Istat e l’indice Desi hanno una maggiore cultura digitale.
Tradotto: il sud Italia e le isole continuano a essere il “fanalino di coda” dell’Italia digitale. Lo studio dell’Iit-Cnr calcola l’indice della diffusione di Internet nel Paese sulla base del tasso di penetrazione per ogni Regione e provincia, ovvero quanti domini .it vengono registrati ogni 10.000 abitanti.
La rilevazione mette in evidenza che sono le Regioni del centro-nord a trainare il Paese, con in testa il Trentino-Alto Adige, la Lombardia e la Valle d’Aosta. Più giù invece le regioni del sud e delle isole, con in coda la Basilicata, la Sicilia e la Calabria.
Una situazione molto simile anche per le province, dove è Milano a ottenere il primato per tasso di penetrazione con 559 domini ogni 10.000 abitanti, seguita da Bolzano (495), Firenze (462), Rimini (451) e Bologna (443). In coda alla rilevazione, anche qui, le province del sud e delle isole, ben al di sotto della media nazionale (307) e che occupano tutte le ultime dieci posizioni con Crotone (170), Caltanissetta (154) ed Enna (146) ultime in classifica.
Come funziona il Registro .it
Nata il 23 dicembre 1987 a Pisa, l’anagrafe dei domini .it tiene traccia di tutte le registrazioni e le cancellazioni che da allora si sono susseguite nel nostro Paese. L’antivigilia di Natale di 36 anni fa, infatti, veniva registrato il primo dominio .it: cnuce.cnr.it. Il Cnuce oggi non esiste più: è confluito nel Cnr. Ai tempi, Pisa e il Cnuce erano perfettamente al passo coi tempi: l’anno prima, il 30 aprile 1986, era stato eseguito il primo collegamento italiano alla rete Internet. “Erano anni di grande fermento – ricorda Vaccarelli – A Pisa nacque anche il primo Corso di Laurea in Informatica d’Italia, inaugurato nel 1969. Qui c’era il substrato adatto affinché si sviluppasse il Registro .it”.
A livello operativo il modello prevede la collaborazione di 3 soggetti: il Registro .it, che non si occupa di registrare direttamente i domini; i Registrar, operatori di settore accreditati che forniscono servizi internet, tra cui la registrazione e il mantenimento di un nome a dominio .it. In Italia sono circa 1.200, di cui in media il 91% italiani e il 9% stranieri. Tra quelli italiani, in media il 60% è localizzato al nord, il 23% al centro e il 17% al sud.
Infine, i registranti: aziende, organizzazioni, associazioni o persone fisiche che hanno ottenuto l’assegnazione di nomi a dominio. Il margine di crescita dell’Italia rimane abbondante: ad oggi i domini .it registrati riguardano poco più del 5% della popolazione: “Aumentare anche solo di qualche punto percentuale questi numeri sarebbe un ottimo risultato”, conclude Vaccarelli.