Ovunque crescono le famiglie monoparentali, ma la politica non sembra attenta ai loro problemi socioeconomici. Nascono così comunità di mamme e papà separati che vanno a vivere insieme. Ma non è tutto rosa e fiori, come racconta il nostro long form domenicale
La composizione delle famiglie sta cambiando in tutto in tutto il mondo. L’ultima indagine Moneyfarm ha rilevato che tra il 2010 ed il 2019 le separazioni in Italia sono aumentate dell’11%. Ogni giorno oltre duecentocinquanta coppie si separano o divorziano. Le previsioni di Euromonitor International parlano di un aumento di separazioni, nel mondo, del 78,5% entro il 2030. Nell’Unione Europea nel 2019, il 7,1% delle donne di età 25-49 anni vive sola con i figli, rispetto all’1,2% degli uomini. In Italia sono oltre un milione le famiglie monogenitoriali ovvero circa il 15% del totale delle famiglie con bambini e ragazzi sotto i diciotto anni. Il Paese al mondo con il più alto tasso di genitori single, è gli Stati Uniti e non è un caso che il neologismo “Mommunes” sia stato coniato da una mamma tik toker americana Kristin Batykefer. Un matrimonio finito male, la perdita del lavoro, un figlio da mantenere. Per aiutarla a rimettersi in piedi due amici di famiglia invitano Kristin e sua figlia di quattro anni a trasferirsi nella loro abitazione con quattro camere da letto a Jacksonville in Florida. Poi la migliore amica della signora Batykefer, Tessa Gilder, anche lei separata, si trasferisce nelle medesima abitazione portando i due figli di cinque e un anno. In poco tempo sotto lo stesso tetto convivono quattro adulti e tre bambini, quella che Kristin su tik tok definisce una “mommunes”, una comune di mamme. «Avrei dovuto fare questa scelta molto tempo prima» racconta in uno dei suoi post che hanno raggiunto oltre il milione di visualizzazioni.Non si tratta di co-housing bensì di co-living. Mentre il co-housing prevede la condivisione di alcuni spazi comuni come, ad esempio, la lavanderia condominiale mantenendo però l’autonomia abitativa, il co-living ha molti più spazi condivisi come la cucina, la sala, la play area e solo alcuni spazi privati come le camere. Il co-living non è certo una novità. In molti Paesi africani è un’abitudine vivere in insieme per abbattere i costi abitativi e supportarsi a vicenda, nei Paesi occidentali non è sempre la motivazione economica a spingere verso questo genere di scelta di vita.
Co-living parentale
Anna ed Emily sono colleghe all’Università di Abu Dhabi. «Ci siamo trasferite a vivere insieme nel 2021 mentre il Covid era ancora in corso» racconta Anna. In quel momento i suoi due figli, Jack e Laila avevano undici e dieci anni mentre il figlio di Emily aveva dieci anni. «Eravamo entrambe separate. A Emily piace arrampicarsi, a me piace uscire la sera con gli amici. Ad entrambe piaceva l’idea di avere un po’ di libertà mentre l’altra mamma era a casa a seguire i ragazzi e sembrava una soluzione perfetta». Secondo Anna l’esperienza di co-living può essere particolarmente utile quando i bambini sono piccoli e soprattutto per i figli unici. «Non farei una scelta del genere con figli adolescenti». Secondo la psicologa newyorkese Naomi Torres-Mackie, la condivisione delle risorse è fondamentale e può essere un antidoto non solo alla tensione di ruolo di madre single ma anche dall’isolamento sociale. In Italia, a questo proposito, Giuditta Pasotto ha creato una community di successo come Gengle volta proprio a supportare l’esperienza dei tanti genitori single ad esempio organizzando vacanze condivise, “divertiti, condividi, risparmia” è lo slogan. «Quando mi separai» racconta Giuditta, «decisi di fare la prima vacanza da mamma single al grido di girl power, ma con i bambini piccoli fu una tragedia, la vacanza più brutta della mia vita! Durante quella stessa vacanza incontrai però un’altra mamma separata, anche lei trafelata e stressata, così iniziammo ad aiutarci. Da lì nacque l’idea di GenGle». Trovare compagni di viaggio è difficile anche quando si è single. Per i genitori separati, i “turni” con l’altro genitori non sempre combaciano o magari economicamente non è possibile permettersi una vacanza. «Qui arriva GenGle, l’idea della vacanza condivisa nasce per colmare queste due problematiche ovvero avere sempre compagni di viaggio con figli della stessa età, la seconda, condividere le spese di viaggio, auto o alloggio» dice Giuditta.
Ovviamente un conto è condividere una vacanza o socializzare, altro discorso è condividere la vita quotidiana con persone che non si conoscono sotto lo stesso tetto. Funziona benissimo per gli studenti che hanno un grado di adattabilità più elevato ma quando si hanno dei figli la convivenza non è sempre è facile. «Diciamo che convivere con altri genitori può essere una soluzione temporanea poi è normale che la vita evolva. Può succedere che uno dei due genitori single voglia avere un partner o voglia prendere un animale domestico e quindi cambiano gli equilibri» afferma Anna.
Connettere genitori single
Al di là dei benefici economici, sociali, relazionali, l’elemento della convivenza non è un elemento trascurabile. Alida Nepa, ex impiegata del Comune di Ferrara che da anni si occupa di co-housing, sostiene che unire mamme single sia un’ottima idea ma non facile da perseguire. «Anni fa un’associazione di volontariato, per cercare di aiutare alcune mamme single in difficoltà economica, ha proposto un unico appartamento con tre camere da letto, per tre nuclei monogenitoriali. L’idea, accettata con entusiasmo dalle mamme, purtroppo non ha funzionato benissimo. Col senno di poi si è capito che è importante, prima della convivenza, una formazione per imparare a relazionarsi con rispetto, gestire i conflitti, prendere decisioni condivise» spiega Alida. Esistono anche esperienze di successo che ha riguardano i papà separati. La “casa dei babbi” si trova in Piazza Santo Spirito a Firenze, al civico 24, ed è una struttura che ospita cinque papà con i rispettivi figli ed è dotata di una cucina, ludoteca, libreria e salotto comune. La struttura è gestita dall’associazione Onlus GenGle (Genitori single insieme).
Mentre il co-housing è ampiamente diffuso, il co-living rivolto ai genitori single è una rarità. Negli Stati Uniti esiste la piattaforma Coabode per creare match tra genitori single che vogliono andare a vivere insieme. Una volta registrati, bisogna creare un profilo il più possibile completo in modo da connettere le persone giuste in base alla fascia di prezzo, descrizioni personale, interessi, stile di vita, filosofia genitoriali. «Abbiamo utenti variegati tra i 19 ed i 54 anni» racconta Carmen Sullivan Boss ideatrice del progetto. «Molte donne che si iscrivono hanno case grandi e vogliono un po’ di compagnia per sé e per i propri figli. Dall’altra parte ha senso, per una madre single, voler mantenere lo stesso standard di vita che aveva nella vita precedente alla separazione ed in questo modo ha la possibilità di trovare una bella casa, un bel giardino in un quartiere benestante». Carmen, dopo diciassette anni di matrimonio, ha deciso di separarsi attraversando un periodo complesso, di difficoltà economiche e relazionali. «Avevo trovato una casa dove trasferirmi ma era grande e costava molto così ho messo un annuncio alla scuola di mio figlio dicendo che ero alla ricerca di un’altra mamma per condividere la casa». Risposero subito diciotto mamme che Carmen intervistò una ad una cercando il partner ideale. «Quell’esperienza mi fece capire che molte persone stavano vivendo la mia esperienza ed è così che ho deciso di creare Coabode». Carmen realizzò che ben tredici milioni di madri single nell’aerea di Los Angeles cercavano soluzioni coabitative ma non esisteva nessun strumento per connetterle, oggi la sua piattaforma ha già aiutato oltre centomila genitori single.
Famiglie monoparentali al centro
Alla luce di questa nuova tendenza, in Francia sta per nascere un co-living dedicato alle famiglie monoparentali, si tratta di Commune. Tara, l’ideatrice del progetto insieme a Ruben Petri, si rese conto dell’elefante nella stanza. Genitori single con figli in aumento completamente trascurati dalle politiche immobiliari. Ciò ha convinto Tara e Rubens a creare Commune, il primo progetto di co-living urbano ad offrire soluzioni abitative di servizi chiavi in mano e accessibile per famiglie monoparentali. I prezzi partono da 1100 euro al mese per un alloggio cono due stanze all’interno della struttura condivisa che prevede la cucina, il salone, sala giochi, lavanderia. Ogni luogo della casa diventa un momento di condivisione e di supporto reciproco. Mentre si fa la lavatrice un genitore può guardare i bambini mentre l’altro genitore va a fare la spesa. Tara descrive il settore immobiliare come tradizionale e antiquato. «Il fatto che gli investitori si assomiglino tutti dimostra quanta poca innovazione ci sia nel settore» afferma Tara. Lei e Ruben hanno compiuto uno sforzo per garantire che la base degli investitori nel progetto fosse rappresentativa. «Sono molto orgogliosa di dire che abbiamo il 45% di donne investitrici di tredici nazionalità differenti»
La vita di comunità ha sempre caratterizzato la storia dell’uomo. Lo sviluppo economico della società ha messo in secondo piano le esigenze sociali pensando che il denaro potesse provvedere a qualsiasi aspetto della vita. Oggi la situazione economica globale, l’aumento del costo della vita, il caro affitti, relazioni umane sempre più instabili, lavori precari ed incerti, valorizza sempre di più l’importanza della comunità ed il neologismo “mommunes” è semplicemente un nuovo modo per rimodellare il passato.