Inizia oggi una nuova edizione del WEF. Previsto l’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy
Oggi, lunedì 23 maggio, ha inizio uno dei meeting internazionali più seguiti dalla stampa e dalla politica globale. A Davos, sulle Alpi svizzere, prende il via una nuova edizione del World Economic Forum. L’avvio della sua storia risale al 1971: l’appuntamento è stato ideato dal professore Klaus Schwab, 84 anni, che ricopre ancora il ruolo di Executive Chairman dell’organizzazione. In origine, l’appuntamento si chiamava European Management Forum ed era una fondazione non profit con sede a Ginevra. Un incontro in origine rivolto soprattutto al settore delle imprese e agli investitori si è presto allargato anche alla politica, con capi di Stato e leader da tutto il mondo attesi a Davos per il proprio intervento. Nel pieno della prima crisi petrolifera e pochi anni dopo la fine del sistema di Bretton Woods (il presidente Nixon aveva posto fine alla convertibilità del dollaro in oro nel 1971), nel 1974 il WEF ha dato il benvenuto ai primi politici.
L’European Management Forum è rimasto tale fino al 1987, quando l’appuntamento ha cambiato nome. Il World Economic Forum è diventato presto un altro luogo delle istituzioni, occasione di confronto tra paesi. Alla fine degli anni Ottanta c’è stata la Dichiarazione di Davos firmata da Grecia e Turchia; sulle Alpi svizzere si è tenuto il primo incontro tra ministri della Corea del Nord e della Corea del Sud; i leader delle due Germanie Hans Modrow e Helmut Kohl hanno colto l’occasione di Davos per ragionare sulla riunificazione dopo decenni di divisione tra Est e Ovest.
Dal 2015 il World Economic Forum è un’organizzazione internazionale riconosciuta e punta a rafforzare la propria posizione come luogo di l’incontro tra pubblico e privato, tra politica e attori economici. Come ha ricordato il Sole 24 Ore che ne ha ripercorso la storia per il cinquantenario, Schwab ha ideato Davos come piattaforma per gli investitori. Oggi è molto di più, al punto che il termine Davos viene spesso utilizzato dai movimenti populisti come riferimento all’élite e a una politica distante dai cittadini.
Negli ultimi anni molti leader hanno pronunciato importanti discorsi dal palco di Davos. Il presidente cinese Xi Jinping, ad esempio, ha parlato della globalizzazione e dei suoi benefici nel 2017. Erano gli anni della presidenza Trump e del suo isolazionismo a livello internazionale. Poche settimane prima dello scoppio della pandemia, l’ex presidente USA ha partecipato all’ultima sessione in presenza di Davos (fino a quella del 2022), attaccando i profeti di sventura. La CNN ha evidenziato che questa è la prima volta in cui il WEF si riunisce dal vivo in un contesto internazionale decisamente diverso rispetto alle prime settimane del 2020.
In due anni il mondo è cambiato sotto tanti punti di vista: la grande collaborazione tra paesi e aziende in tema di vaccini ha contribuito a fare uscire moltissimi Stati dalla fase più acuta; le disuguaglianze invece sono aumentate: i miliardari si sono arricchiti, mentre la crisi e l’inflazione potrebbero colpire ancora a lungo per i ceti medio-bassi; la guerra in Ucraina sta infine dominando il dibattito con conseguenze geopolitiche su vasta scala. Per l’appunto, nella sua giornata inaugurale, è previsto l’intervento del presidente Volodymyr Zelenskyy a Davos. Un altro leader di rilievo che si aggiungerà ai moltissimi che hanno parlato nella storia del World Economic Forum.