Si spacca il fronte europeo nella difficile partita sui dazi di Donald Trump. Mentre Italia e Germania ripetono che bisogna trovare un accordo con Washington, Parigi scalpita e dopo Emmanuel Macron che aveva già invocato l’uso dello strumento anti-coercizione (quel bazooka commerciale che Bruxelles avrebbe iniziato ad allestire puntandolo sull’altra sponda dell’oceano) anche Jean-Noël Barrot, ministro per gli Affari europei e gli Affari esteri della Francia rintuzza le polemiche parlando di «metodo scorretto che sembra un ricatto».

Per la Francia i dazi sono un ricatto
«Applicare tariffe doganali del 30% all’Ue – la lamentela di Barrot – è un metodo scorretto che sembra un ricatto e non è all’altezza delle relazioni tra gli Stati Uniti d’America e l’Unione europea». Ancora una volta tocca perciò alla Commissione europea gettare acqua sul fuoco: un portavoce della commissione Ue ha infatti provato a rasserenare gli animi: «Pensiamo che un accordo di principio sia raggiungibile. Concentriamo tutti i nostri sforzi su questo» aggiungendo che se Bruxelles «non lo pensasse», che un accordo è fattibile «non avrebbe fatto tutti questi sforzi».
L’allarme della BCE
Intanto la Banca Centrale Europea si aggiunge al coro di voci che chiedono di disinnescare i dazi minacciati da Trump dal momento che «pongono ulteriori rischi per la stabilità finanziaria nell’Ue», si legge nel rapporto 2024 del Comitato europeo per i rischi sistemici (Esrb).
Secondo l’organo creato nel 2010 durante la grande crisi finanziaria, occorre sminare simili «gravi» minacce che costituiscono una situazione di «stress di bilancio» per le imprese e «una correzione disordinata dei mercati» innescata da «rischi geopolitici e macroeconomici».