La compagnia di investimento araba SURJ Sports Investment, che fa parte del Fondo sovrano saudita PIF gestito dal governo dell’Arabia Saudita, ha deciso di investire circa un miliardo di euro per acquistare una quota di minoranza di DAZN. La cifra è più o meno la stessa che la piattaforma di streaming sportivo ha speso per assicurarsi i diritti per trasmettere in tutto il mondo il nuovo Mondiale per club che si giocherà l’estate prossima negli Stati Uniti. Ma l’azienda britannica da anni è in perdita e, recentemente, non ha fatto una bella figura con la gestione degli abbonamenti in Germania, Francia e Italia.
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DAZN e l’operazione da un miliardo
Il comunicato in cui è stata annunciata l’operazione non esplicita la quota precisa acquistata da parte di SURJ Sports Investment. Secondo il Financial Times, sarebbe circa il 5%, mentre The Athletic ha parlato di meno del 10%. DAZN, che trasmette eventi sportivi di vario genere in quasi 200 paesi, da anni è in perdita: nel 2023 ha chiuso il bilancio con 1,4 miliardi di passivo. La FIFA, che di recente ha concesso all’Arabia Saudita di organizzare i Mondiali del 2034, aveva faticato a trovare un emittente per il Mondiale per club, e questo accordo tra SURJ e DAZN viene considerato una parte dei rapporti sempre più stretti che esistono tra FIFA e Arabia Saudita.
In un comunicato dell’azienda si legge, infatti, che DAZN diventerà l’emittente partner dell’Arabia Saudita e trasmetterà i suoi eventi sportivi negli oltre 200 paesi in cui è presente.
DAZN e la mala gestione degli abbonamenti in Italia
Sulla gestione degli abbonamenti non sembra esserci pace per DAZN. Lo scorso 21 gennaio, in Italia aveva annunciato un’offerta a soli 9,99 euro al mese per sette mesi contro i 34,99 dell’abbonamento mensile standard per 12 mesi e i 59,99 euro per il servizio Plus. Una proposta ammiccante in un periodo in cui quasi tutte le piattaforme dello streaming continuano a presentare agli iscritti rincari su rincari, ma la realtà non era proprio così perché l’offerta si rivolgeva esclusivamente ai nuovi abbonati. E non è finita qui, perchè il Gruppo, preso, probabilmente, in contropiede, ha deciso di ritirare l’offerta all’improvviso, nonostante fosse stato annunciato dal principio che sarebbe stata a termine e disponibile fino al 26 gennaio. E il fischio di fine partita è riecheggiato sulla piattaforma alle 15 del 22 gennaio, senza però che DAZN avesse avvertito la propria utenza e altri interessati che, magari, stavano valutando la sottoscrizione. (ne avevamo già parlato qui).
DAZN ha, poi, ammesso che l’offerta era stata proposta via email ai soli utenti che si erano registrati per vedere Juventus-Milan dello scorso 18 gennaio: una delle cinque partite che la piattaforma di streaming sportivo può mostrare in chiaro in base agli accordi presi con la Lega Serie A. La piattaforma avrebbe sfruttato la partita aperta a tutti per aumentare il numero di abbonati presentando a chi si era iscritto per assistere il match una offerta particolarmente vantaggiosa col risultato, però, di aver fatto arrabbiare davvero tutti: mentre l’offerta era attiva, gli abbonati di vecchia data sono stati costretti a sborsare cifre ben maggiori nonostante la fedeltà dimostrata alla piattaforma. Quando, poi, è stata ritirata, la mossa non è piaciuta a chi non ha fatto in tempo a sottoscrivere l’abbonamento a prezzo ridotto, lamentando il fatto che l’azienda sia venuta meno ai suoi stessi termini.
DAZN, i problemi in Germania
Non se la passano meglio in Germania, dove la la Federazione delle Organizzazioni dei consumatori (Vzvb) ha avviato una class action contro DAZN. Da agosto 2021, spiegano i tedeschi, “il prezzo è aumentato da 11,99 a 14,99 euro al mese. Se pagato in un’unica soluzione, l’importo passa da 119,99 a 149,99 euro all’anno a partire dal periodo di fatturazione successivo. A partire dal 1° agosto 2022, Dazn ha nuovamente aumentato significativamente i prezzi per i clienti esistenti. Sono passati da 14,99 a 29,99 euro al mese e da 149,99 a 274,99 euro all’anno con pagamento una tantum”. E secondo Jutta Gurkmann di Vzbv: “Gli aumenti di prezzo di Dazn nei contratti in corso senza il consenso degli utenti sono inammissibili. A nostro avviso, le clausole di aumento dei prezzi che contestiamo con la class action sono irragionevolmente discriminatorie e non trasparenti. Pertanto sono inefficaci. Grazie alla nostra class action, i consumatori possono far valere i propri diritti in modo semplice e gratuito e riavere indietro i soldi pagati in eccesso”.
DAZN e la bagarre in Francia
La Francia, come sottolinea Paolo Ziliani sul Fatto Quotidiano, è un “altro Paese in cui Dazn detiene i diritti-tv per Ligue 1 e Ligue 2 (spende 400 milioni l’anno, contro i 700 che spende in Italia, per l’esclusiva di 8 partite su 9: la nona, alternativamente la migliore o la seconda migliore di ogni giornata, è di beIn Sports che paga 100 milioni), la situazione è arrivata al collasso. Dazn si era impegnata a raggiungere il milione e mezzo di abbonati entro dicembre 2025; in caso di mancata riuscita, la Lega francese (LFP) e la stessa Dazn hanno il diritto di far decadere e rendere nullo il contratto”.
“Ebbene – scrive Ziliani – siamo a febbraio 2025 e gli abbonati francesi raggiungono a malapena il mezzo milione. Di fronte a questo colossale bagno di sangue la Lega può mandare tutto all’aria come già capitò nel 2021 con l’inadempiente – sia in fatto di ascolti che di pagamenti – Mediapro. E cosa sta facendo Dazn? Sta dato la colpa dei suoi pochi abbonati alla Lega che accusa di non fare nulla per combattere la piaga della pirateria televisiva; e vestendo i panni della vittima minaccia ora di non pagare ai club francesi la prossima rata del dovuto”.