In Italia una su 4 delle nostre piccole e medie imprese è un’azienda manifatturiera. Un settore, quello della manifattura, molto resiliente e che sembra resistere meglio di altri alla crisi. Di queste, quelle che investono in innovazione e digitalizzazione dei processi produttivi, nei prossimi 10 anni, possono fare davvero la differenza. A livello globale non sono più solo scenari: robotica, stampa 3D, tecnologie open source e IoT, unite all’analisi dei big data cambieranno radicalmente il modo in cui un’intera produzione o un singolo manufatto verranno elaborati, progettati e monitorati. Un nuovo modello che utilizza un sistema di business che mette l’innovazione e la condivisione della conoscenza al centro di tutto, dando slancio al tessuto economico e andando a incidere sui vecchi modelli organizzativi. In una parola, Industria 4.0.
Quanto vale il digital manufacturing in Italia
Secondo l’ultimo rapporto della fondazione Make in Italy, l’eventuale “upgrade” della manifattura italiana al digital manufacturing genererebbe un valore
addizionale della produzione di oltre 8 miliardi di euro su base annua. «In termini di valore aggiunto – sottolinea il prof. Stefano Micelli – una generalizzazione della diffusione di queste tecnologie coincide con un delta di oltre 4 miliardi di euro». Con un ritorno occupazionale di circa 40 mila nuovi posti di lavoro nell’intero comparto.
Investire in innovazione, però, per una Pmi, specie in Italia e specie in questo momento non è cosa semplice. E spesso ai mancati o ritardati pagamenti delle forniture si aggiungono notevoli difficoltà, in un contesto di crisi generale, ad accedere al credito. Ci possono essere, però, almeno 3 soluzioni “non bancarie” per aiutare la manifattura italiana a diventare digitale.
1. Equity Crowdfunding
Va specificato che l’equity crowdfunding è una misura prevista per le startup innovative. Consiste in una particolare forma di investimento online, attraverso il quale si acquista un titolo di partecipazione alla società che si intende finanziare. A differenza del crowdfunding di tipo tradizionale al termine della raccolta non vi è una “ricompensa”: il ritorno per gli investitori privati avviene in equity (azioni o obbligazioni) della società finanziata.
L’equity crowdfunding è stato introdotto in Italia dal “Decreto crescita bis” del 2012, che ha dato alla Consob il compito disciplinare in materia con il preciso scopo di creare un «ambiente affidabile per creare fiducia negli investitori». Nel 2013, la Consob ha adottato il nuovo regolamento, istituendo il registro dei gestori. A gennaio 2016, il regolamento Consob è stato poi rivisto e aggiornato a seguito una call aperta alla fine del 2015.
2. Bond
Agli inizi dell’anno sembrava fantafinanza, invece ad aprile del 2016 è divenuta realtà. La Bce può finanziare direttamente le grandi aziende, attraverso l’acquisto di bond societari, purché abbiano un rating con livello d’investimento (cioè non speculativo). Fino ad ora il Quantitative easing (il piano di Mario Draghi per l’acquisto di parti di debito degli Stati Ue) ha riguardato in primis titoli di Stato e pochi altri bond emessi da agenzie europee o entità nazionali di rango istituzionale (come la Cassa depositi e prestiti).
Draghi vuole vedere a tutti i costi un effetto sull’economia reale. Più liquidità alle aziende, soprattutto nelle regioni d’Europa in cui industria, manifattura e agricoltura sono attualmente in crisi, significa non solo farle ripartire. E vederne già tra un anno gli effetti sul Pil dell’eurozona.
3. Mini-bond
C’è poi una prerogativa delle Pmi. I cosiddetti “mini-bond”, ovvero titoli obbligazionari e cambiali finanziarie emessi da piccole e medie imprese. Hanno preso il via in Italia grazie ad una serie di innovazioni normative che fra il 2012 e il 2013 hanno “liberalizzato” la possibilità per le Pmi di raccogliere capitale direttamente sul mercato, proprio come le imprese quotate in Borsa.
Il Governo potrebbe detassare i bond delle Pmi
Secondo alcune indiscrezioni, una delle misure del pacchetto competitività prossimo ad essere varato dal Consiglio dei Ministri, potrebbe essere l’esenzione totale dall’imposta sul capital gain per chi investe in bond emessi da piccole e medie imprese.
Aldo V. Pecora
@aldopecora