Abbiamo intervistato Stefano Azzalin, responsabile del Fintech District di Sellalab: «Con l’aiuto di Copernico abbiamo differenziato l’offerta dai comuni spazi di co-working e abbiamo aggiunto know-how, tecnologia, risorse umane e finanziarie per accelerare la crescita del fintech in Italia»
Ieri c’è stato l’evento inaugurale del primo spazio dedicato alle imprese italiane attive nel fintech che rappresenta un ecosistema nel quale idee, competenze e persone potranno interagire per guidare il cambiamento tecnologico nel mondo della finanza. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2015, promossa da Sellalab, piattaforma di open innovation del Gruppo Banca Sella e sviluppata in sinergia con Copernico. Un complesso di 12 piani dedicati alle eccellenze italiane del Fintech, tra quelle che ad oggi hanno aderito ci sono Banksealer, Blender Italia, Blockchainlab, Cisco, Conversate, Credimi, Diaman Tech, Digital Magics, Domec, Dpixel, Ebury, Endeavor, Enhancers, Ernest, Finleap, Freetrade, Growish, Hype, Lendix Italia, Moneyfarm, MyPass, P101, Portolano Cavallo, Primomiglio, Sardex, Satispay, Slimpay, Soisy, Spreadoff, Stamplay, SupernovaeLabs, The ING Project (Tip Ventures).
Abbiamo intervistato Stefano Azzalin, responsabile del Fintech District di Sellalab, gruppo Banca Sella. Il progetto ha una doppia connotazione: una fisica, che ha preso forma ieri appunto e una virtuale, che è partita già da un anno ed è costituita dal network di partner che stiamo costruendo per il Fintech District.
Stefano Azzalin, cosa fa la differenza il Fintech District rispetto ad altri spazi di co-working?
«Senz’altro la componente fisica è quella di uno spazio di co-working, è la parte immateriale che cambia. Come già accade in molte capitali città, il Fintech District vuole rappresentare un hub che aiuti le imprese di questo settore ad emergere, attingendo tutte le competenze, la tecnologia, il capitale umano e finanziario di cui necessitano per accrescere il loro business. Non avere un hub fintech in Italia infatti è una lacuna rispetto al resto del mercato europeo che fa perdere competitività al nostro paese. Nel Fintech District ci sono sia realtà corporate che startup nonché “abilitatori” del fintech che consentono l’accesso alle competenze necessarie in un business complesso come questo. Un elemento importante è costituito dai servizi che il Fintech District offre: essi sono la somma delle competenze dei partner che abbiamo messo insieme in questo progetto, ognuno dà e prende valore dall’ecosistema creato. Con l’aiuto di Copernico abbiamo differenziato l’offerta dai comuni spazi di co-working e abbiamo aggiunto il know-how, la tecnologia e le risorse umane e finanziarie per accelerare la crescita del fintech in Italia. Crediamo infatti che fare squadra sia la chiave per portare interessi comuni agli occhi delle istituzioni e di tutti gli stakeholder».
Possiamo quindi chiamarla “coopetition” quella delle imprese presenti nel Fintech District?
«E’ un concetto che condivido, sono presenti realtà che potrebbero essere in competizione ma crediamo che realtà simili messe a contatto consentono di migliorare la qualità dei prodotti e servizi offerti e questo fa la differenza. In questo modo possiamo essere attrattivi per il mercato internazionale e portare risorse nuove nel nostro paese. Se esiste un hub, chiunque voglia informarsi o abbia bisogno di determinate competenze entra in contatto con il distretto, le start-up fintech hanno un grado di difficoltà in più rispetto alle altre perché appartengono ad un settore fortemente regolamentato in cui i consumatori sono coinvolti: se infatti la tecnologia in generale può essere più o meno assorbita a seconda degli stili di vita, nei servizi finanziari nessuno può fare a meno».
E ora una domanda da visionari, come immagini il fintech tra 20 anni? E questo progetto?
«Saranno entrambi un’altra cosa rispetto a quello che vediamo adesso. Il cambio che sta avvenendo nel mondo finanziario è irreversibile e noi stiamo cercando di coglierne il buono e creare valore. Nei prossimi 20 anni cambieranno le abitudini dei consumatori, e con loro anche il resto. Immagino una parte fisica che rimarrà perché è molto importante, oggi siamo concentrati sulla regolamentazione e sull’attrattività economica, in futuro non escludiamo un’espansione sulla crescita del capitale umano attraverso sinergie con istituzioni nel mondo della formazione».
ILARIA SALZARULO