Un’edizione che segna una svolta sul piano dei contenuti. Premiate tutte opere che parlano di un argomento d’attualità: il ruolo della donna nella società
Se si escludono le categorie dei migliori attori protagonisti, non ci sono stati premi ai Golden Globes di quest’anno che non siano andati a produzioni (sia film, che serie tv, che miniserie) che non raccontassero storie di donne. Anche i premi ai migliori attori non protagonisti sono andati a chi aveva recitato in una di queste. Non ci sono dubbi sia che questi film o serie lo meritassero, sia che ci troviamo di fronte ad un netto orientamento politico.
Le signore in nero (contro la violenza)
Era chiaro che la seconda premiazione americana più importante dopo gli Oscar (assegnata da una giuria diversa però, formata dai giornalisti stranieri ad Hollywood) sarebbe stata orientata in questa direzione già dal fatto che moltissime attrici sul red carpet si siano presentate vestite di nero come promesso: un segno di adesione alla protesta contro tutto quel che è uscito fuori in termini di molestie sessuali in questi mesi (e che loro già sapevano, ma di cui ora possono parlare più liberamente).
Ma l’indizio principale di quest’esito era un altro che non scopriamo oggi, cioè che la produzione negli ultimi anni è cambiata radicalmente: si scrivono, si dirigono e si distribuiscono molte più storie femminili, perché quei temi e quei problemi sono diventati più importanti nella società. A farne le spese sono stati gli afroamericani, l’altra categoria marginalizzata ad Hollywood (come nel resto del paese) che da anni combatte per più riconoscimenti che spingano a quel circolo virtuoso che porta a più produzioni che li riguardino.
Se dunque l’anno scorso era tutto un #BlackLivesMatter (hashtag ideato per veicolare le azioni dell’omonimo movimento che lotta contro il razzismo e la violenza contro gli afroamericani) che ha portato alla vittoria di Moonlight, ovvero la storia di un uomo afroamericano e omosessuale (da archiviare alla voce “essere discriminati”), quest’anno con molta più decisione sono state le questioni femminili da ogni punto di vista ad essere evidenziate. E ogni produzione è stata simbolo di una diversa questione relativa alla posizione occupata dalla donna nella società.
Chi ha vinto ai Golden Globes
Abbiamo provato a guardare a questi film premiati per capire cosa ci dicano, tramite la loro storia, sulla società, di cosa parlino e soprattutto, avendo tutti una storia femminile, quali aspetti della vita delle donne o delle ragazze nella nostra società, vogliano trattare. Ed emerge una cosa sola: sopraffazione.
Big Little Lies
Storia di 4 donne in una piccola comunità, del rapporto che stabiliscono tra di loro, del loro starsi vicino e farsi piccole guerre per i figli ma soprattutto, una storia di violenze da parte degli uomini e di come reagire ad essa.
Miglior attrice protagonista per una miniserie: Nicola Kidman
Miglior attrice non protagonista per una serie o miniserie: Laura Dern
Miglior attore non protagonista per una serie o miniserie: Alexander Skarsgard
Miglior Miniserie
Tre Manifesti Fuori Da Ebbing, Missouri
Storia di una donna che, in una piccola cittadina di provincia, non accetta l’ingiustizia perpetrata dalla polizia locale e si batte contro tutto e tutti, contro pregiudizi, malignità e minacce per un proprio diritto.
Miglior attore non protagonista per un film drammatico: Sam Rockwell
Miglior Sceneggiatura
Miglior attrice protagonista per un film drammatico: Frances McDormand
Miglior Film Drammatico
The Marvelous Mrs. Maisel
Storia di una donna che non accetta di essere incasellata nei ruoli e nei confini in cui la società americana del 1958 la posiziona e comincia (per caso) a fare la stand-up comedian, dovendosi confrontare con il giudizio di tutti.
Miglior attrice in una serie di commedia: Rachel Brosnahan
Miglior Serie di Commedia
The Handmaid’s Tale
In un futuro distopico l’America è diventata una dittatura fondamentalista cristiana in cui le donne hanno perso ogni diritto e sono o schiave o mogli dei potenti oppure ancora involucri per partorire figli altrui. L’apoteosi del maltrattamento femminile e della vessazione che subiscono le donne nella nostra società, vista attraverso una metafora fantasiosa ma molto riconoscibile.
Miglior attrice protagonista in una serie drammatica: Elizabeth Moss
Miglior Serie Drammatica
Lady Bird
Storia della crescita e del momento di svolta nella vita di una ragazza di provincia che sogna New York ma deve crescere in una cittadina in cui si vergogna di non essere ricca, e medita di darsi alle arti pur non avendo troppi talenti. Ispirata alla vita dell’autrice Greta Gerwig.
Miglior attrice protagonista in una commedia: Saoirse Ronan
Miglior Commedia
La Forma Dell’Acqua
Storia di una donna nell’America degli anni ‘50 che lavora alle pulizie di un bunker segreto della CIA in cui vengono condotti esperimenti su un mostro acquatico da poco ritrovato. Lei è sorda e donna, dunque ai margini da tutto, mai considerata, sempre sottovalutata; lui è un mostro che viene solo malmenato e maltrattato. Sono soli e sviluppano una relazione di nascosto.
Miglior colonna sonora: Alexandre Desplat
Miglior Regia: Guillermo Del Toro
I, Tonya
Vera storia della pattinatrice Tonya Harding che negli anni ‘90 fu accusata di aver commissionato l’infortunio di una sua rivale per poter competere alle Olimpiadi. In realtà è la storia di come una donna di successo fosse messa ai margini sia da un sistema che la voleva solo in una certa maniera (con un certo atteggiamento e aderente a certi canoni) sia dagli uomini intorno a lei (e dalla madre) che le hanno rovinato la vita.
Miglior attrice non protagonista in un film drammatico: Allison Janney