Del resto, come spiega l’avvocato Giovanni Maria Ferrando: “Steam è un portale gratuito al quale con l’iscrizione ci si abbona. Sottoscrivendolo, si può accedere a determinati contenuti e servizi che, nel nostro caso, sono i videogames sia gratuiti sia a pagamento”. Con l’acquisto di un titolo dal portale, non avviene un trasferimento di proprietà ma “si accetta di dare avvio a una licenza e a un diritto non esclusivi a fruire dei Contenuti e Servizi per un uso personale e non commerciale”. Pertanto i “Contenuti e Servizi vengono concessi in licenza, non venduti, quindi non si diventa titolari e proprietari di ciò che si acquista“. “La caratteristica peculiare del contratto di licenza del software – conclude l’avvocato Ferrando – è quella di trasferire all’acquirente non l’intera totalità dei diritti patrimoniali sul programma informatico, ma solo alcuni di questi. In particolare il licenziatario potrà utilizzare il software, installandolo sull’hardware, visualizzarlo ed eseguirlo per lo scopo previsto dal contratto di licenza”.
Robot Cache concederà agli utenti di rivendere il proprio software – a patto di averlo acquistato nel proprio store digitale – ma con diversi ordini di limiti: anzitutto, il prezzo sarà deciso dal publisher. Non sembra, insomma, che sarà dato spazio al mercanteggiamento. In più, il 70% del ricavato tornerà ai distributori (che, dunque, continueranno a essere titolari del diritto di proprietà), il 25% andrà agli utenti sotto forma di nuovo credito e il 5% a Robot Cache, a titolo probabilmente di mediatore.
Prezzi più bassi per sviluppatori e produttori?
La seconda caratteristica che merita attenzione riguarda invece il fatto che Robot Cache promette royalties più basse per sviluppatori e produttori che sfrutteranno la piattaforma come vetrina. Poggiando su di una tecnologia blockchain per decentralizzare il servizio, il negozio digitale che Brian Fargo ha deciso di finanziare avrà meno costi operativi con un risparmio che gli consentirà di ridurre sensibilmente le tasse ai distributori.