Il popolo britannico si è espresso, il 52% ha votato per l’uscita dall’Europa. Bloomberg riflette su chi sono i vincitori e i perdenti dopo il trionfo del “leave”.
Chi vince
I primi della lista di Bloomberg sono l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson e Michael Gove, il segretario di Stato di Giustizia che sono i volti più noti della campagna anti UE e oggi gli eroi del Partito Conservatore. La loro leadership nel Paese è destinata a crescere, secondo Bloomberg, proprio ora che il primo ministro, David Cameron, ha annunciato di dare le dimissioni. Ora i due terzi del partito, la maggioranza euroscettica, potrebbe puntare su uno dei due in futuro. Vince anche Nigel Farage, il leader del Partito per l’Indipendenza del Regno Unito, che anche se al di fuori della campagna del “Leave”, è un sostenitore dell’uscita da più di un quarto di secolo.
Marine LePen e Vladmir Putin: il leader del Front National non ha mai nascosto di sostenere l’uscita del Regno Unito dall’Europa, sperando in un effetto domino per distruggere la UE. Anche il presidente, Vladmir Putin, potrebbe considerare la Brexit come un’opportunità: un’Europa divisa riuscirà difficilmente a opporsi alle sue mire espansionistiche sull’Ucraina, o a sviluppare una politica energetica comune per ridurre la dipendenza dal gas russo.
Gli avvocati: loro sì che saranno contenti secondo Bloomberg. L’Uk dovrà rivedere tutti i trattati con l’Europa in 4 decenni di legislazioni comunitarie e anche con il resto del mondo. Loro saranno in primo piano con le tasche destinate a riempirsi, specie per quelli esperti in trattati internazionali.
Le aziende
Vince chi odia i regolamenti: mentre molte grosse aziende si sono opposte alla Brexit, altre esultano per i benefit che potranno ottenere da meno regolamenti, convinti che un’economia più leggera da normative spingerà la crescita. Alcuni come Tim Martin, il fondatore di JD Wetherspoon Plc, catena di pub in UK e Irlanda, ha distribuito birre anti Ue e anti Fondo Monetario Internazionale, in più di mille dei suoi pub. Ma non è l’unico imprenditore ad aver sostenuto fortemente l’uscita.
I mercati
Ritorno all’oro, il franco svizzero vola: gli investitori stanno cercando i titoli più sicuri disponibili. L’oro è al massimo del suo valore da due danni, il franco svizzero ne esce molto rafforzato. Le aziende che estraggono oro potrebbero continuare la loro crescita. Come Rabdgold Resources LTD, Fresnillo Plc, e Polymetal International Plc.
In Europa
Dublino, Amsterdam e altri hub finanziari. Irlanda, Paesi Bassi e i Paesi nordici potrebbero tutti trarre vantaggi dall’uscita. La Brexit, infatti, potrebbe rallentare la vendita di prodotti finanziari nella UE e la riduzione dell’immigrazione potrebbe rendere più difficile per Londra assumere personale da altri Paesi. Le grandi banche e il Nasdaq stanno valutando la possibilità di concentrare la loro attenzione su altri Paesi europei, secondo Bloomberg.
Chi perde
David Cameron e George Osborne: Il primo ministro ne esce davvero male. Convinto in una vittoria del “remain”, aveva fatto due calcoli che si sono rilevati entrambi sbagliati: arginare il fronte anti-UE e vincere una scommessa ai danni di Farage che ne sarebbe poi uscito più debole. Invece a uscirne malconcio è stato lui e il suo braccio destro George Osborne, Cancelliere dello Scacchiere, considerato il suo successore.
L’establishment politico e aziendale: In questi mesi tanti leader hanno tuonato contro i rischi di un’uscita dalla UE, da Barack Obama, al direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Legarde, fino al primo ministro canadese Justin Trudeau. E non sono gli unici, il fronte comprendeva anche leader nel mondo del business, come Jaime Dimon, il Ceo di JPMorgan Chase & Co, che in più di un’occasione ha espresso le sue paure soprattutto per la potenziale crisi occupazionale, in caso di vittoria del “Leave”. Tutti ne escono male da questa storia e Bloomberg scommette anche la leadership di molti potrebbe essere messa in discussione.
Le aziende
Le grandi banche: le loro preoccupazioni per la Brexit crescono in queste ore e l’andamento delle azioni ne è una conferma. Bloomberg prevede anni di regolamenti incerti che avranno un effetto sulle loro operazioni, mentre “il picco delle valute, potrebbe far male agli affari di alcune trading banks come Saxo Bank A/S e FXCM Inc”. Poi ci sono altre decisioni che dovranno avere il coraggio di prendere, come quella di spostare risorse e attività nell’Europa continentale.
Gli affari: Il piano di 14 miliardi di dollari per la fusione tra la Deutsche Boerse e il London Stock Exchange Group potrebbe essere messo a rischio. L’acquisizione chje dovrebbe spostare la sede della nuova compagnia a Londra richiede l’approvazione dell’Assia, uno dei sedici stati federati della Germania. E alcuni politici tedeschi hanno già espresso preoccupazioni sull’acquisizione all’interno di una nazioni fuori dalla UE. Carsten Kengeter, il Ceo di Deutsche Boerse ha già dichiarato che la trattativa dovrà essere rivista nel caso di vittoria del “Leave”.
Paura per le in Borsa. Le azioni delle aziende in UK focalizzate sul mercato domestico saranno colpite duramente, secondo Bloomberg. Il pericolo riguarda soprattutto le corporation che fanno parte di FTSE 250 (indice di capitalizzazione comprendente la 101esima fino alla 350esima delle più grandi imprese della Borsa di Londra, ndr) che hanno il 50% delle vendite in UK. Mentre le prime 100 corrono meno pericoli poiché già più indipendenti dal mercato interno che generano solo il 25% delle loro profitti in Uk.
L’economia e i mercati
La crescita: la turbolenta azione di ricostruzione dopo il referendum colpirà le assunzioni e gli investimenti secondo la Bank of England e la crescita economica sarà più lenta dello 0,4% dell’ultimo trimestre. Il pound debole non avrà alcun effetto benefico se anche l’aerea euro subirà una contrazione, poiché sette dei principali Paesi con cui l’UK fa affari fanno parte del blocco UE. Questo potrebbe condurre a una recessione, come conferma lo UK Treasury.
In Europa
Nazioni in crisi: il Paese più colpito potrebbe essere la Norvegia. La corona norvegese è quella che potrebbe subire più danni dalla Brexit, dato che la nazione scandinava è il secondo partner commerciale del Regno Unito. La Norvegia poi è anche quello che esporta di più, diverse materie prime, tra cui il petrolio.
Londra e il settore immobiliare. Citigroup, Morgan Stanley e JP Morgan e BlackRock che hanno molti impiegati provenienti da altri Paesi potrebbero tagliare posti di lavoro, un dato che potrebbe avere un riflesso sugli stipendi e i prezzi delle case. Il deterioramento delle condizioni del credito, potrebbe colpire i grossi gruppi immobiliari, come Barratt Developments Plc e Canary Wharf Group Plc, che hanno già dichiarato che lasciare la UE avrebbe ostacolato lo sviluppo di nuovi progetti e aumentato il costo di nuove case.
I separatisti scozzesi. Lo Scottish National Party che è oggi al governo ha invitato gli scozzesi a votare per il “Remain”. Il leader del partito, Nicola Sturgeon, ha dichiarato che la vittoria del “leave” avrebbe condotto a un referendum sull’indipendenza della Scozia. Ma i problemi sono anche di natura economica, con le esportazioni del petrolio, mentre i governi di Spagna e Belgio potrebbero ostacolare un’offerta della Scozia di entrare in Ue, per timore di rafforzare i loro movimenti indipendentisti interni.