La finanza (spietata) invade la fantasia e incontra Game of Thrones, la fortuna serie ambientata nei mondi immaginari di Westeros ed Essos. Gli eroi e antieroi, che duellano per conquistare il Trono di Spade dei Sette Regni, oltre a draghi e mostri vari, devono affrontare i temutissimi istituti finanziari, le dinamiche del commercio internazionale e la furia cieca del capitalismo globale. Alla fine non vincerà il più forte o valoroso, ma il più navigato in questioni finanziarie.
L’autore del romanzo (Cronache del ghiaccio e del fuoco) di cui la serie è un adattamento, George R.R. Martin, conferisce all’economia un ruolo centrale nello svolgersi delle vicende tanto che il magazine britannico The Economist, in un pezzo di Carolyne Larrington, ha dato anche una interpretazione finanziaria della realtà fantastica partorita nella mente dello scrittore. Consigliata non solo ai fan della serie.
Spiegami la politica fiscale di Aragorn
«Ammiro Tolkien (l’autore della trilogia de “Il Signore degli Anelli”, ndr), ma mi piacerebbe discutere con lui sulla politica fiscale di Aragorn» ha detto Martin a Rolling Stones, osservando la difficoltà degli autori di fantasia di introdurre la finanza all’interno delle loro storie. Lui invece ci riesce benissimo. Per dimostrarlo l’Economist prende a esempio un episodio dell’ultima stagione della serie, quando la Regina-Madre dei Sette Regni, Cersei, viene costretta a girare nuda per le strade della capitale del Regno, la cosiddetta “walk of shame”, in mezzo a una folla inferocita. Cosa sta pagando in realtà? Proprio la sua incapacità di gestire le finanze e soprattutto il suo rapporto con i temutissimi istituti finanziari che possono mandare in rovina chiunque, anche i reali.
Muoiono tutti, tranne le banche
La banca che muove i personaggi come burattini, si chiama Iron Bank e offre credito, depositi, prestiti e manovra gli scambi commerciali con gli altri Paesi. Il modello che Martin prende ad esempio, come fa notare The Economist, sono le banche italiane medioevali del nord Italia, capaci di determinare il destino di re inglesi, francesi a cui offrivano prestiti per campagne militari. Allo stesso modo la Iron Bank offre appoggio ai sovrani, ma in cambio chiede l’anima.
Che fine fa una regina che si indebita con le banche?
“La Iron Bank ottiene sempre quello che le è dovuto” è un luogo comune tra i personaggi. Tranne che per la regina che fa un primo grosso errore. Già indebitata con la banca decide di spendere altri soldi per ricostruire la flotta navale distrutta in una battaglia, senza pensare di restituire all’istituto finanziario quanto dovuto. Allora cosa fa la Iron Bank? Appoggia Stannis Baratheon, il rivale al trono, nella speranza che lui mantenga il patto e restituisca il denaro. Il debito della regina provoca una reazione a catena, con le banche minori che si rifiutano di offrire credito ai mercanti e il conseguente stallo del commercio internazionale.
Quando ti indebiti ti scavi la fossa
Con le banche che le chiudono la porta la regina fa un secondo grossolano errore. Chiede in prestito soldi dall’istituzione ecclesiastica per un motivo futile, offrire un matrimonio lussuoso a suo figlio, Joffrey. Per farlo cede a un ricatto di High Sparrow, massimo rappresentante del Culto dei Sette Dei, la religione più influente in tutta Westeros. Cersei cancella il debito con la Fede in cambio della possibilità di riformare il Credo militante, il braccio armato in mano ai poteri religiosi. A metà tra polizia religiosa e inquisizione, il braccio inizia a seminare il terrore tra gli abitanti e poi fa arrestare la regina, che detto francamente si è scavata la fossa da sola.
Anche ad Essos pochi ne capiscono di economia
Da un regno all’altro le cose cambiano poco, anche se gli obiettivi sono molto diversi. Come quello della regina dei draghi Daenerys Targaryen, impegnata nel pur nobile tentativo di abolire la schiavitù. Ma è un gesto rischioso che non tiene conto del peso del business degli schiavi nel commercio internazionale. E infatti non tardano ad arrivare le ribellioni di mercenari, manovrati da capitalisti senza scrupoli, che marciano verso il regno per far cambiare idea alla regina con le cattive. Mettersi contro le forze del capitalismo globale può essere molto pericoloso.
In conclusione, come fa notare l’Economist, le scelte ingenue, dettate dall’istinto delle due regine hanno creato un bel po’ di caos nei regni, con lo stallo del commercio internazionale, bande armate che scorrazzano per i regni provocando distruzioni e carestie, e capitalisti arrabbiati che provano a spodestare i reali. «Quello che è certo – conclude la rivista economica britannica – è che i governanti avrebbero bisogno di qualche buon mentor in materia economica e finanziaria».