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Il caos attuale è secondo me dovuto a una cattiva informazione da parte dei media. MtGox (qui la ricostruzione dei problemi delle ultime ore) nel cuore della comunità era già da tempo considerato a rischio, sconsigliato, già dall’inizio del 2013.

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Non è solo un problema solo italiano, ma diffuso anche al livello internazionale. “Mtgox il re del Bitcoin”, “La banca dei Bitcoin”, “Il centro dei Bitcoin”. Titoli e contenuti come questi si sono trovati sulla maggior parte delle testate giornalistiche, dove le notizie venivano riportate e copiate da altre fonti senza mai andare nel dettaglio.

Lo stesso vale per l’argomento del mining. Questo modo secondo me superficiale di trattare un argomento di tale portata, ha portato molti nuovi arrivati a buttarsi nel settore senza valutare i reali rischi ma solo le presunte opportunità. Per quanto riguarda il trading, ad esempio, nessuno si chiesto se ci siano exchange alternativi e più sicuri. Riguardo al mining invece, ci si sarebbe dovuti rendere conto che l’argomento richiede già precise competenze e va seguito nel suo sviluppo, di ora in ora. Il panico di questi giorni è il risultato di questa disinformazione. Molti utenti utilizzavano ancora MtGox e il volume presente era quindi in grado di influenzare il resto del mercato. Bisogna anche ricordarsi che è stato il primo exchange, con tutto ciò che ne consegue in termini di popolarità. L’origine dei problemi di MtGox è un bug. O meglio, una cosa ancora da sistemare. Questo bug è presente nella documentazione dal 2011.

Gran parte della comunità è quindi convinta che si sia trattato di una scusa per nascondere la loro ormai famosa incompetenza o una situazione ancora più grave. A dar corpo a questa ipotesi il fatto che nessun altro exchange si è ritrovato colpito da questo problema. Penso comunque che il sistema non abbia subito di fatto alcun danno. Non c’è stato alcun rallentamento, alcun blocco o perdita di dati.

Questo aspetto non viene considerato dai principali mezzi di informazione, che continuano a spesso a trattare il protocollo Bitcoin al pari di un azienda, anziché come una tecnologia emergente da studiare e sviluppare.

Dal cuore della comunità la chiusura di Mtgox era auspicata da tempo. Avrebbe lasciato spazio a nuovi attori del mercato o a avrebbe dato modo a quelli già presenti di gestire in modo più sicuro e professionale il servizio fornito agli utenti. Una situazione simile si è avuta con la chiusura di Silk Road. Fino a quel momento, basandosi sulle notizie date dai media, sembrava che tutto il mercato Bitcoin fosse guidato dallo spaccio di droghe e dai mercati illegali. Non a caso Silk Road si trovava all’apice della notorietà. Il giorno della sua chiusura il prezzo del Bitcoin è sceso, ma solo per poche ore, fino a poi riprendere a salire. Dopo il panico iniziale tutti hanno capito che non c’era un legame esclusivo con i traffici illeciti. Lo stesso vale per MtGox che, come detto, manteneva la sua posizione per notorietà e non per merito e valore.

Il mercato dei cambi è comunque già ben più ampio e suddiviso. L’idea della chiusura del “più famoso” exchange scatena sicuramente preoccupazione in chi si conosce poco l’ambiente.

Ma stiamo appunto parlando di servizi che cercano di collegare i due mondi e si scontrano contro tutta la burocrazia tradizionale. Il Bitcoin è sì un mezzo di pagamento, ma può diventare anche una moneta a se stante. Immaginando un futuro in cui la diffusione di questa tecnologia è capillare in un luogo specifico, pensiamo a un isola, è lecito chiedersi a cosa servirebbe un exchange per mettersi a contatto con i sistemi bancari ormai inutili nella loro forma tradizionale e radicalmente rinnovati.

Nel caso si dovessero però scambiare due diverse crittovalute (o dette anche monete matematiche), comunque si tratterebbe di dialogare con due ambienti evoluti e tecnologicamente alla pari. Esistono già diversi esempi di exchange dove questo già avviene, dove non si trattano monete canoniche  (euro, dollari ecc …).

Detto questo, il Bitcoin al momento è il Far West. È una tecnologia nuova, che apre orizzonti inesplorati. Offre grandi opportunità, ma nasconde numerosi rischi. Se siete semplici utenti dovete valutare nel modo migliore possibile le offerte che il mercato vi offre. Se volete fare business vi servirà veramente una padronanza completa dell’ambiente.

Il materiale per studiare c’è ed è per lo più, se non completamente, disponibile gratuitamente. Fate piccoli passi. Siamo appena all’inizio, come era per l’accesso del neonato Internet attraverso linea di comando. Se non vi sentite pronti ad entrare in un ambiente simile, ma il settore solletica la vostra curiosità, la cosa più facile e giusta da fare è aspettare. Il mercato vi fornirà nel tempo strumenti più sicuri e alla vostra portata. Oppure, semplicemente, investite solo una piccola parte del vostro tempo (studiare vi costerà solo quello) o dei vostri fondi. Anche solo 10 euro possono bastare per provare con mano il funzionamento base di questa nuova tecnologia.

Attualmente la comunità italiana ha preparato e tiene aggiornato questo documento. Contiene numerosi link a servizi e fonti di informazione utili per entrare nel mondo delle crittovalute. Verrà probabilmente spostato su una wiki nelle prossime settimane. Questa invece è la comunità italiana sul forum ufficiale internazionale del progetto, dove è nato e dove lo sviluppo prospera tutt’ora. Troverete anche una sezione dove si organizzano incontri ed eventi con altri esperti e appassionati.  Esiste poi un associazione senza scopo di lucro chiamata Bitcoin Foundation Italia, di cui sono attualmente presidente. L’associazione si occupa di diffondere l’uso e le conoscenze riguardanti il Bitcoin, le crittovalute ed eventuali altre tecnologie figlie.