Sarà pure un paradosso, perché si parla di una emergenza sanitaria che ha provocato oltre 400.000 vittime e radicali cambiamenti al nostro stile di vita, ma il denaro non ha odore e c’è chi, proprio grazie alla pandemia, negli ultimi mesi ha registrato una forte impennata alla voce ricavi ingrassando un patrimonio già miliardario. Del resto sono molti anni che società ed economia colpiscono i redditi delle fasce più deboli e premiamo quelle più ricche, che diventano sempre più facoltose.
Come Bezos nessuno mai
La vetta della piramide globale è occupata da Jeff Bezos, che nell’arco degli ultimi sei mesi ha aggiunto altri 35 miliardi di dollari a un patrimonio che ora supera quota 150 miliardi di dollari. Traguardo impossibile da prevedere, al netto delle più rosee aspettative, quando nel 1994 lasciò Wall Street per dirigersi a ovest, non nella ambita California ma più su, a Seattle, per fondare Cadabra, poi ribattezzata Amazon. Per far spiccare l’ultimo (in ordine cronologico) volo all’uomo più ricco del mondo decisiva è stata la stessa emergenza che, con l’isolamento domestico obbligato, ha fatto schizzare gli ordini sulla piattaforma di e-commerce più popolare d’Occidente, tanto da costringere le filiali di diversi paesi (come Italia e Francia) a focalizzare l’azione solo sui bisogni primari e posticipare le consegne degli altri prodotti. Senza mai dimenticare l’importanza, strategica ed economica, del cloud, di cui Amazon tramite Web Services è leader mondiale con una quota doppia rispetto al primo inseguitori, la crescita delle azioni è stato poderoso (2.652,88 dollari il valore mentre si scrive, con un +4,94% su base settimanale, +7,96% nel riflesso mensile, +49,54% guardando gli ultimi sei mesi e +39,78% rispetto a un anno fa), ampliando quindi il portafogli del maggiore azionista di Amazon. Una piccola rivincita, non che ne fosse in cerca, dopo i 10 miliardi di dollari persi nel 2019, anno segnato dal divorzio con l’ex moglie MacKenzie Tuttle, costato circa 38 miliardi di dollari.
Grazie pandemia
In sostanza tutti gli appartenenti al Bloomberg Billionaries Index hanno incrementato i propri conti bancari, con l’exploit di Mark Zuckerberg che, replicando lo schema di Bezos (azionista principale di Facebook), ha messo in cascina più di 31 miliardi di dollari guadagnando tre posizioni nella classifica più elitaria del pianeta, mettendo nel mirino la piazza d’onore di Bill Gates, che tuttavia si è messo in tasca oltre 12 miliardi di dollari. Restando tra le prime 25 personalità più invidiate, vanno evidenziate i balzi di Mukesh Ambani e Colin Zheng Huang, con il presidente del gruppo petrolchimico indiano Reliance Industries Limited, già uomo più ricco d’Asia, che ha ricavato più di 20 miliardi di dollari, mentre per il fondatore di Pinduoduo (seconda piattaforma online più grande della Cina, dopo Alibaba) sono arrivati poco meno di 18 miliardi di dollari. Per una visione complessiva, invece, è sufficiente sapere che da marzo a fine maggio il valore dei famosi 25 è aumentato di circa 255 miliardi di dollari.
Le spine di mister Amazon
Tornando a Bezos, che nel frattempo qualche sfizio se lo è tolto, come dimostra la villa da 165 milioni di dollari acquistata lo scorso febbraio a Los Angeles, il suo nome è al centro del dibattito per diversi motivi. Da una parte c’è la querelle scaturita per il banner per la campagna Black Lives Matter comparso sulla versione statunitense, che ha innescato le proteste e gli insulti di vari clienti bianchi che hanno promesso di non acquistare più sulla piattaforma, per la gioia del fondatore che via Instagram si è dichiarato felice di perdere tali acquirenti. Dall’altra parte, a chiamare in causa mister Amazon è stato Elon Musk, favorevole a porre un fine al monopolio della piattaforma e-commerce. La diatriba tra i rivali per la conquista dello spazio (SpaceX contro Blue Origin) è scattata con in cinguettio di protesta del fondatore di Tesla, incredulo per la rimozione dal catalogo degli ebook di un libro che ridimensiona le minacce del coronavirus scritto da Alex Berenson. Sostenitore di una simile visione circa l’impatto del virus, Musk ha parlato di una mossa “pazzesca” taggando lo stesso Bezos e, dopo la risposta del servizio clienti dell’azienda che ha parlato di un errore nella rimozione, ha tagliato netto: “È il momento di separare Amazon. I monopoli sono sbagliati”. Ipotesi su cui sta indagando il Dipartimento di Giustizia, con un’indagine che raggruppa tutte le maggiori compagnie hi-tech, senza dimenticare l’allarme lanciato dai senatori Bernie Sanders e Elizabeth Warren, preoccupati per il ruolo dominante di Amazon nell’ambito degli acquisti online