Un sondaggio di The Next Web dimostra che la tendenza tra le imprese innovative è quella di mettere da parte i software proprietari per quelli gratuiti. E non è solo il risparmio a portare i giovani imprenditori a questa scelta
In fase di avvio di un business bisogna abbattere i costi il più possibile. Cercare soluzioni che permettano di incanalare gli eventuali investimenti sullo sviluppo di un prodotto o di un servizio. Gli sprechi non sono accettati. È per questo che le startup vanno a caccia del risparmio anche in quello che spesso più le rappresenta: i software.
La risposta allora è nell’open source che sempre più spesso rappresenta una buona alternativa per chi non può permettersi l’acquisto di programmi proprietari ma vuole comunque essere competitivo e non lasciare che le grandi compagnie finiscano sempre per dominare il mercato.
Una soluzione economica per startup e piccole imprese
Scott Gerber su The Next Web ha fatto un sondaggio e ha intervistato alcuni imprenditori appartenenti allo Yec (Young Enterpreneur Council) su quanto i software open source possano aiutare le piccole e medie imprese nell’affermazione rispetto ai giganti. Le risposte raccolte rappresentano una sorta di manuale di istruzioni per giovani imprenditori che vogliano sfruttare al meglio le potenzialità dei programmi gratuiti e disponibili in rete.
Adottare il software alle necessità aziendali
Oltre a costare di meno, i software open source si prestano di più all’adattamento delle loro funzionalità alle esigenze di chi li usa. Ne è convinto Aaron Schwartz di Modify Watches, startup che si occupa della personalizzazione di orologi: «Fare in modo che l’esperienza sul software sia veramente tua significa che puoi offrire una performance unica a chi ti segue», dice.
L’opinione è condivisa anche da Nicole Munoz di Start Ranking Now: «Se tutti avessero un programma open source completamente customizzabile, sarebbero le realtà piccole a trarne vantaggio perché potrebbero personalizzare il loro servizio meglio».
Una grande libertà di movimento
John Hall di Influence & Co, nel rispondere al sondaggio di The Next Web, si concentra invece sul vantaggio che i software open source rappresentano per i team di lavoro piccoli. Sono in grado di dare quell’agilità di sviluppo necessaria a portare avanti un servizio da seguire interamente con le proprie forze, all’interno dell’azienda.
A lui è successo questo quando la sua azienda aveva la necessità di creare un programma di gestione del marketing. E pensa che il suo esempio sarà seguito sempre più dalle aziende giovani. Una risposta simile la dà anche Dave Nevogt di Hubstaff.com: dato che i piccoli gruppi di lavoro costruiscono sul software, in un certo senso è come se alla fine crescessero con loro.
Questo meccanismo incoraggia la collaborazione tra colleghi e rende più semplice sviluppare tutto in casa, senza rinunciare alla qualità. In più, come precisa Vik Patel di Future Hosting, l’open source dà ai clienti una libertà di movimento che i grandi soggetti non possono offrire, bloccati come sono dalle caratteristiche di programmi troppo strutturati.
La possibilità di lavorare con i dati dei grandi brand
Kristopher Jones di LSEO.com porta due esempi di programmi e di business che si sono sviluppati a partire dalle application program interfaces dei grandi brand: Tweetdeck e SearchMetrics.
La capacità di lavorare sui dati forniti rispettivamente da Twitter e Google ha permesso a questi programmi di diventare dei business vincenti e attirare l’interesse degli investitori.
Libertà e sostegno della comunità
La diffusione dei programmi open source rappresenta già una minaccia per i colossi del settore. Questo perché le compagnie piccole hanno la possibilità di elaborare liberamente applicazioni senza le restrizioni imposte dai software proprietari. La pensa così Rahul Varshneya di Arkenea LLC che aggiunge: «Le startup possono fare un tentativo per una crescita illimitata e un accesso più veloce al mercato grazie al supporto di una comunità più larga».
E pare che per le stesse ragioni anche i marchi più affermati si stiano rivolgendo all’open source. Il valore della comunità viene sottolineato anche da Firas Kittaneh di Amerisleep. Nel mondo dell’open software, infatti, un gruppo di lavoro si concentra sullo sviluppo di un software particolare mentre gli altri usano le loro energie per fare dell’altro.
Non c’è quindi quello spreco di risorse che a volte si verifica con i software chiusi sui quali lavorano migliaia di sviluppatori, tutti con gli stessi obiettivi. A beneficiarne è soprattutto la creatività degli sviluppatori secondo Shalyn Dever di Chatter Buzz: «Tutti i tipi di talento possono contribuire, senza dover competere come se stessero in Google o Microsoft».
Le startup al 99 per cento open source
La tendenza ad adottare i software liberi è sempre più diffusa. E alcuni dei programmi un tempo irrinunciabili – OS, Database, Application Framework, App Server, Web Server – sono stati rimpiazzati.
«La maggioranza delle startup, come la mia, sono per il 99 per cento open source e per l’1 per cento sviluppate dei clienti», dice Vishu Ramanathan di Buildout Inc. La scelta che si presenta quindi alle imprese innovative è sempre la stessa: pagare per avere tutto questo o farlo con risorse interne. E pare che la maggioranza delle startup si sia orientata per la seconda opzione.