Alternativa a servizi come Dropbox e Onedrive che accentrano i dati nei datacenter. Ora potrà scontrarsi con il meglio delle startup mondiali
Lo swarm (“sciame” in inglese) ci salverà. Dagli attacchi hacker, ma anche dai consumi fuori controllo dei giganti del Web. Cubbit ha vinto la Call4ideas di Mastercard: la startup italiana infila un altro riconoscimento dopo quelli ottenuti nei mesi passati con il proprio sistema, che potremmo definire di cloud diffuso (uno sciame, appunto).
La storia di Cubbit
L’azienda è nata nel 2016 da Stefano Onofri e Lorenzo Posani, cui si sono aggiunti Marco Moschettini e Alessandro Cillario. In buona sostanza, l’idea è porsi come alternativa a servizi come Dropbox e Onedrive che archiviano i dati su megacomputer dislocati nelle cosiddette webfarm, rendendoli sempre disponibili (a patto di avere una connessione). Le webfarm, però, inquinano più di quanto si immagini, e c’è il rischio che anche una sola vulnerabilità scoperta dagli hacker metta a repentaglio file e documenti di di centinaia di milioni di persone.
Invece di un solo grande snodo, il cloud diffuso di Cubbit sfrutta lo spazio degli hard disk esterni collegati ai PC degli utenti. Il modello ricorda il peer-to-peer che abbiamo imparato a conoscere con le reti di sharing negli anni Zero: da Napster a E-Mule passando per Gnutella e WinMx. E il servizio, al contrario di quanto accade di norma, costa meno tanto più aumenta lo spazio richiesto.
Timori per la sicurezza? Secondo i fondatori, è garantita: un sistema di cifratura con chiave disponibile solo al proprietario difende i dati dagli attacchi. Ogni file è, inoltre, spacchettato sui PC domestici di moltissimi utenti e il server centrale memorizza solo dove si trovano i vari “pezzi”, senza tenere nulla in memoria.
Chiediamo ai founder cosa accade se, ad esempio, qualcuno disconnette il proprio hard disk. “Nessun problema – spiega Stefano Onofri, il CEO – L’innovazione di Cubbit è proprio nella ridondanza distribuita. Un cloud a tutti gli effetti, con backup e disaster recovery. Ma è creato dagli utenti anziché dai data center centralizzati. L’unione fa la forza”. A fine novembre Cubbit sarà lanciato ufficialmente con una campagna di crowdfunding, ma già adesso è possibile registrarsi sul sito per ottenere aggiornamenti. La roadmap prevede un round con venture capitalist italiani e stranieri a marzo.
Gli altri progetti sul podio
Al secondo posto si è classificata Checkout Technologies, che sfrutta Intelligenza Artificiale e Computer Vision per eliminare le code alle casse dei supermercati e migliorare l’esperienza dell’utente aumentando, nel contempo, la redditività del punto vendita. Uffici a Milano, San Francisco e Monaco, la creatura di Jegor Levkovskiy ed Enrico Pandian (l’abbiamo raccontata qui) ha un progetto ambizioso: rivoluzionare il modo in cui facciamo la spesa. Il codice a barre è un’idea vecchia di 60 anni: con questo prodotto potremo passare spediti alle casse un po’ come facciamo col telepass in autostrada, ricevendo peraltro lo scontrino via email.
Terzo premio per la startup romana Dindarò, che permette di accumulare i resti inutilizzati della spesa al supermercato (quei pochi centesimi che spesso non sappiamo dove mettere) e incassarli direttamente sul proprio conto corrente. Con l’app si può, inoltre, riunire in un solo wallet digitale tutte le carte fedeltà, che puntualmente finiscono inutilizzate.
La vincitrice accederà direttamente alla finale del Selection Day organizzato da Start Path a Miami il 29 novembre: una sfida finale per confrontarsi con le startup più innovative al mondo e ambire ad entrare nel programma Start Path.