Intervista a Sara Moresi, responsabile del dipartimento per le startup di Aster: “Cerchiamo di trasferire i risultati della ricerca al mondo delle imprese”
Cos’hanno in comune nomi celebri nel panorama delle startup italiane come Spreaker (4 milioni di utenti unici, uffici tra L’Italia, gli Usa e Berlino), Vislab (exit milionaria, premiata dallo StartupItalia! Open Summit) o Solair (acquisita da Microsoft di recente)? Sono tutte nate in Emilia Romagna. E tutte quante – chi estesamente, chi in vie indirette o per brevi tratti – hanno fatto un pezzo di strada insieme ad Aster, il consorzio regionale che si occupa di innovazione.
“Cerchiamo di trasferire i risultati della ricerca al mondo delle imprese”, spiega Sara Monesi, responsabile del dipartimento per le startup. L’obiettivo del suo ufficio è quello di sempre: lo sviluppo. Non solo delle aziende, ma anche del capitale umano. E dell’ecosistema nel suo complesso, magari provando a capire come si imita la Silicon Valley a sud del Po.
Un modello basato su fundraising e networking
Al solito, (quasi) tutto parte dai soldi. Il modello d’intervento, spiega Monesi, è basato sul fundraising: “Cerchiamo possibili risorse finanziarie a livello regionale, nazionale ed europeo. E indirizziamo le risorse su progetti per startup. A seconda dei progetti diamo contributi all’avvio d’impresa, che possono coprire costi personale, per materiale di comunicazione e realizzazione del sito web”. Poi ci sono le attività di formazione, consulenza specialistica, networking e sviluppo business. L’ultima evoluzione è la costruzione di un ponte “bidirezionale” con la Silicon Valley. “È nato in seguito a un percorso formativo di una nostra dipendente in Silicon Valley, per vedere come sono supportate le startup lì. Quando è tornata, ci siamo organizzati per mettere l’ecosistema della nostra regione in contatto con la Valley. Il ponte deve avere due direzioni. Una per facilitare l’andare in California a reperire il mindset delle risorse finanziarie e a sviluppare business, in una situazione facilitata, con contatti già aperti. Ma poi c’è la direzione inversa: vorremmo che le startup tornassero indietro a sviluppare l’attività qui”.
Aster Mentorboard
Un’altra intuizione rubata alla Silicon Valley è Aster Mentorboard: una rete di mentori per le startup provenienti da imprese di spicco della regione. Presto arriverà il coinvolgimento di manager. E una chiamata per le imprese più tradizionali, “per fare capire loro quanto potrebbero beneficiare dall’incontro con le startup, soprattutto in termini di approcci metodologici diversi, ad esempio nell’organizzazione o nella comunicazione”. Un lavoro culturale, insomma, con risultati da misurare sulla lunga distanza.
Con le startup, invece, il supporto ha risvolti immediati. Lavorando alla Start Cup, si entra in contatto con le idee d’impresa, in fase pre-seed. Un passo importante, per imprese neonate, è poi la partecipazione alle fiere, ad esempio il caso recentissimo di Smau. “Vuol dire affrontare per la prima volta le esigenze dei clienti, capire come ci si presenta, come si stabiliscono le prime relazioni, testare l’interesse del mercato”, spiega Monesi. “Il nostro supporto nelle fiere si trasforma in networking e sviluppo del business”. L’affiancamento non finisce là, e in alcuni casi è durato due o tre anni. Non solo. “Chi rimane in contatto con Aster, può essere richiamato per ricevere nuove risorse, adatte a quel momento di vita nella startup. Ad esempio, una startup che ha cinque anni può venire ricontattata per iniziative sulla internazionalizzazione”.
100 startup in 10 anni
Gli interventi di Aster si sono affinati con il tempo, attraverso l’aiuto ad oltre 100 startup negli ultimi dieci anni. Sempre con un occhio al contesto fuori dall’Italia. Il metodo: “Cercare progetti che ci permettessero d’imparare le migliori pratiche a livello europeo, in dialogo gli incubatori più avanzati. Il passo successivo è l’implementazione sul territorio di progetti pilota, per vedere come adattare i servizi nuovi che avevamo appreso sul contesto locale”. L’apertura del portale Emilia Romagna Startup, nel 2011, ha rappresentato un momento fondamentale: è diventato il cuore da cui partono tutti i servizi erogati. Il quadro attuale, conclude Monesi, è positivo: “Sono nate tante startup che impiegano competenze elevate…Anche se non diventano delle grosse imprese, possono però impiegare persone molto qualificate. Anche quello va considerato un ottimo risultato. L’alternativa sarebbe stata l’abbandono del territorio da parte di persone molto competenti. Invece noi manteniamo le intelligenze sul territorio e le valorizziamo”.