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Vi fidate delle recensioni dei clienti su Amazon? Sì? Fate bene, certo, specie quando sembrano frutto di un acquisto verificato e sono corredate di immagini. Ma dovreste sempre e comunque prenderle con le pinze. Non tanto quelle pubblicate quanto quelle per prodotti che sfoggiano sempre e solo giudizi osannanti. In questi giorni il Wall Street Journal ha infatti pubblicato un articolo che mette parecchio in imbarazzo il “negozio del mondo”: a quanto pare alcuni venditori avrebbero corrotto dei dipendenti di Amazon per avere accesso ai dati interni delle vendite e soprattutto per cancellare le recensioni negative sui propri prodotti (qui l’articolo).

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L’indagine interna

Il colosso di Seattle ha immediatamente avviato un’indagine interna. Secondo le rivelazioni del quotidiano statunitense dei mediatori in rappresentanza dei “merchant”, cioè dei venditori, avrebbero offerto del denaro agli impiegati per farsi fornire informazioni interne o per eliminare giudizi poco lusinghieri sugli oggetti in vendita. Tutto tramite canali come WeChat. A quanto pare esisteva anche un tariffario di massima: 300 dollari per eliminare una brutta recensione, a pacchetti di minimo cinque recensioni da rimuovere.

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Non solo. Si sarebbe andati molto oltre, distruggendo la privacy dei clienti. Ai dipendenti di Amazon sarebbe per esempio anche stato chiesto di fornire indirizzi email dei clienti che hanno lasciato recensioni negative o di rubare e trasmettere informazioni sui diversi venditori, per consentire ad alcuni di disporre di indebiti vantaggi sui concorrenti. Un portavoce di Amazon ha spiegato di aver implementato un “sistema di protezione e di rivedere per intero le informazioni alle quali i dipendenti possono avere accesso”.

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In Cina ma anche in Usa

Il mercato principale in cui il fenomeno si sarebbe verificato è quello cinese ma l’inchiesta del Wsj si estenderebbe anche agli impiegati statunitensi. “Abbiamo policy molto stringenti e un codice di condotta per i nostri dipendenti – ha spiegato un portavoce – disponiamo anche di sofisticati sistemi per restringere e verificare l’accesso alle informazioni. In più imponiamo  ai nostri dipendenti uno standard etico molto alto e chiunque violi il codice va incontro a inchieste fino a rischiare il licenziamento e potenziali conseguenze legali. In aggiunta non abbiamo alcuna tolleranza per l’abuso dei nostri sistemi da parte dei venditori e se troviamo chi ha svolto queste azioni ci muoviamo rapidamente contro di essi, chiudendo gli account, eliminando recensioni, trattenendo fonti e lanciando azioni legali”. A quanto pare, però, tutto questo non è bastato a frenare i furbetti della recensione.