L’incentivo a usare la carta di credito resta solo per il settore della ristorazione
La terza manovra emergenziale per combattere gli effetti – drammatici – del Coronavirus sulla nostra economia è ormai in via di finalizzazione e dovrebbe approdare, tra poche ore, nel Consiglio dei ministri. Per l’esecutivo di Giuseppe Conte si è trattato dell’ennesimo vertice di maggioranza incandescente, ad alto rischio rottura. I 25 miliardi messi sul piatto dal dicastero di via Venti Settembre non sono infatti bastati per accontentare le richieste di tutti i ministri, a loro volta portatori delle istanze delle singole forze politiche di questa variegata e litigiosa maggioranza. Confermate diverse misure, saltate altre (sparita nel nulla la proposta di tagliare l’IVA), su tutte, però, dimagrisce in modo evidente il bonus cashless studiato dal Ministero allo Sviluppo Economico per incentivare da un lato i consumi e fare emergere il nero dall’altro.
Bonus cashless verso un netto dimagrimento
Con i 25 miliardi di questa terza manovra economica d’emergenza, il conto pagato al Covid si fa particolarmente salato e porta l’indebitamento complessivo nei primi 7 mesi dell’anno a quota 100 miliardi di euro. Tuttavia, i soldi non sono stati sufficienti per dare corpo al bonus cashless così come era stato annunciato in un primo momento.
Gli sconti per chi paga con la carta di credito (ancora da determinare il quantum della misura, si parlava di un ristoro che poteva andare dal 10 al 20% della somma spesa) a quanto pare saranno limitati al solo ambito della ristorazione. Niente bonus cashless insomma per ciò che riguarda gli acquisti tecnologici, nel settore della moda e dei mobili, come in un primo tempo era stato annunciato.
Sospesa l’IMU a determinate attività
Sospeso il pagamento dell’imposta municipale sugli immobili a determinate attività economiche, dagli alberghi ai campeggi, passando per stabilimenti balneari, fiere, cinema e teatri, a condizione che i proprietari siano anche i gestori delle attività. La misura è prevista anche per il 2021 e 2022.
Super bonus per il Meridione
Verso la conferma il forte taglio del cuneo fiscale del 30% dei complessivi contributi previdenziali per tutte le aziende che operano nel Mezzogiorno, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2020. Negli anni successivi, previa autorizzazione della Commissione europea, la decontribuzione sarebbe del 30% fino al 2025, del 20% fino al 2027, del 10% fino al 2029. La misura, secondo le stime, costerebbe circa 1 miliardo nel 2020 e poi 4 miliardi negli anni successivi.
Roberto Gualtieri
Stop ai licenziamenti
Per quanto riguarda una delle misure più discusse all’interno della maggioranza, che rischiavano anche di provocare una lunga serie di scioperi, viene prorogato nuovamente lo stop ai licenziamenti. Non fino alla fine del 2020, come chiesto dai sindacati e da parte della maggioranza, ma fino a metà novembre.