È il momento delle startup fin-tech: il GrandPrix ha dato il via a una serie di competizioni nel settore, l’ecosistema italiano sta rispondendo bene e le giovani imprese iniziano a distinguersi in tutti i contesti. La vittoria di Solo all’Innovaction Lab 2014 è l’ennesima dimostrazione di questa tendenza.
La startup ha avuto la meglio sugli altri 9 progetti finalisti nel corso dell’evento capitolino di ieri sera, epilogo del percorso pensato per incoraggiare gli studenti universitari a rendere profittevoli le loro idee. Edoardo Raimondi e i tre co-fondatori di Solo (Orlando Merone, Francesco Arnone e Roberto Ungaro) sono partiti con l’intento di dare corpo ai loro progetti sui trasferimenti di denaro e hanno coinvolto tre sviluppatori esterni.
Lo spunto iniziale era legato agli scambi fra privati, sul modello della statunitense Ribbon. “Si tratta di un settore molto complicato, soprattutto dal punto di vista legale. Ci sarebbero serviti fondi intorno ai 2 milioni di euro, e siamo in Italia non negli Stati Uniti”, racconta Raimondi a SmartMoney. La virata in corsa è stata in direzione di uno dei temi più caldi del momento: quello delle transazioni con carta. Il 30 giugno entra in vigore l’obbligo di dotarsi di un Pos per accettare i pagamenti con carta per transazioni superiori ai 30 euro previsto dal decreto legge 179/2012. L’imposizione per ora è in realtà una pistola scarica, non essendo prevista alcuna sanzione per chi non si adegua. Resta il fatto che l’uso del contante tanto caro ai cittadini italiani è costantemente nel mirino dei legislatori e presto o tardi esercenti e professionisti si dovranno adeguare. In questo contesto Solo si muove sul filo perché, come spiega Raimondi, “stiamo ancora cercando di capire se la nostra soluzione può essere considerata equivalente a un Pos fisico”. A proposito delle macchinette da toccare con mano, abbiamo già parlato di quella di Jusp o Payleven, mentre le banche stesse si stanno muovendo per offrire i loro aggeggi in grado di accettare transazioni con carta appoggiandosi allo smartphone.
Solo propone una soluzione completamente virtuale. Al momento del pagamento l’esercente non ha che da inviare il link per completarlo all’utente. Via sms, con la posta elettronica, attraverso un Qr Code o sfruttando l’Nfc: le possibilità sono svariate, l’importante è che si possa procedere con il pagamento sia in prossimità sia a distanza. Sono coinvolte le carte di credito e tutte quelle di debito con un codice da 16 cifre, modello verso cui si stanno muovendo tutte le banche. La piattaforma si basa su Mango Pay (stesso servizio usato da Growish) e risponde in parte a Paypal, attiva con un servizio analogo chiamato PayPal Pro. La concorrenza, insomma, è già spietata. Raimondi e soci provano a puntare sulla convenienza con commissioni pari al 2,5% e una spesa di 18 centesimi a transazione, ma non è detto che le cifre non vengano ritoccate in un senso o nell’altro. Per ora, dopo solo 2 mesi e mezzo di vita, di certo c’è l’interesse di incubatori e acceleratori: “Ci hanno già chiamato in molti”, anticipa Raimondi.