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Dopo il lancio del business a Milano, la startup Papèm ha aperto un ufficio a Palermo, dove sono nati e cresciuti i 3 fondatori. Dopo quasi 9 anni di studio e lavoro tra Milano, Londra e Berlino, il team di Papèm Alberto Lo Bue, Roberto Pirrone e Alberto Lipari ha deciso di riportare il business in Sicilia.

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Quella che è nata come una discussione in un bar tra amici che, vivendo in città diverse, non si vedevano troppo spesso, si è trasformata, nell’arco di un paio di mesi, in un progetto solido che digitalizza i pagamenti nei negozi fisici. Già adesso operativa in due città, Milano e Palermo, l’app conta più di 15.000 utenti attivi ogni mese. La tecnologia è semplice e si basa sul sistema beacon.

Come funziona Papèm

L’app permette di confrontare prezzi e prodotti dei negozi vicini, scoprirne di nuovi e seguire i preferiti per tenersi sempre aggiornato sulle nuove offerte. Quando l’utente trova qualcosa che gli piace, blocca il prezzo e l’offerta sarà riservata esclusivamente a lui per 24 ore.  L’utente, a questo punto va in negozio, mostra l’app con il prezzo bloccato e prova il prodotto. Se non lo convince può scegliere un’altra taglia o un altro colore e usufruire comunque dello sconto Papèm. Il merchant ne guadagna in termini di tracking e di dati. Sa esattamente chi è entrato nel suo negozio per fare quel determinato acquisto.

Visto che non capita spesso di imbattersi in esperienze di successo nel campo del fintech al Sud, abbiamo fatto giusto tre domande, una mini-intervista, al Ceo della startup, Alberto Lo Bue.

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Alberto, fare startup è meglio o peggio che lavorare in una grande azienda? E perché?
«Mi riempie di gioia e orgoglio portare un piccolo valore aggiunto nella nostra terra, e siamo convinti che la vera cultura Siciliana sia quella del duro lavoro. Hai la soddisfazione di vedere crescere un tuo progetto, senza mai fermarti. Papèm all’inizio contava un team di 4 persone. Oggi ci lavorano un totale di 14 persone e sono previste nuove assunzioni per implementare una strategia di espansione e sviluppo prodotto in maniera rapida ed efficace».

Qual è a tuo avviso l’ostacolo più grande per l’ecosistema startup italiano?
«La burocrazia e l’alto livello di tassazione che abbiamo in Italia non aiutano. Aprire una Ltd è molto più semplice e meno costoso di una srl innovativa e assumere talenti ha un costo aziendale enorme e difficile da sostenere per una startup italiana. Così come il reperimento di risorse finanziarie. Tuttavia, siamo speranzosi e vogliosi di dimostrare che si può fare impresa nel nostro Paese, e in una città come Palermo che certamente merita di più».

Ci sono dei consigli da dare, secondo te, a chi vuole fare startup in Italia?
«Consiglierei di non lasciare mai nulla al caso. Tanto lavoro e tanto studio, agire per priorità e non perdere mail il focus sull’obiettivo. Sembra tutto facile all’inizio, poi però bisogna affrontare situazioni difficili e critiche senza mai perdersi d’animo. Sono felicissimo che io e il mio team stiamo crescendo senza sosta, e abbiamo iniziato di recente un round di assunzioni a Palermo. Non c’è cosa più bella che guardarsi indietro e vedere che non hai fatto qualcosa di banale».

 

Emanuela Perinetti
@manuperinetti