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Il Gazometro di Roma, detto anche il “Colosseo industriale”, è stato il grande serbatorio energetico della Capitale: icona del quartiere Ostiense, un gigante cilindrico di ferro costruito nel 1935 per erogare gas a tutta la città. Un prodigio di tecnologia novecentesca che per gli appassionati di fantascienza potrebbe rappresentare un romanzo di Asimov. Ma la storia impone di cambiare per non morire e infatti non solo il Gazometro non è mai morto, ma grazie all’intervento di Eni è rinato, trasformandosi in un distretto di innovazione tecnologica dedicato alle nuove filiere energetiche, aperto a collaborazioni di ricerca industriale applicata, in sinergia con il mondo della ricerca e dell’università. Un vero e proprio parco scientifico nel cuore della Capitale.
Questa è la casa di Joule, la scuola di Eni per l’impresa e il luogo che definisce la visione di ROAD – Rome Advanced District, un parco scientifico dell’innovazione sostenibile, un ecosistema imprenditoriale aperto capace di attrarre soggetti pubblici e privati in ottica di filiera; punto di riferimento per eventi e attività di education e spazio di sperimentazione creativa fondato da imprese del calibro di Ferrovie dello Stato, Acea, Autostrade, Nextchem, Cisco e Bridgestone.
Oggi il Gazometro copre una superfice di circa di 122.000 mq con più di 40 fabbricati, di cui riqualificati circa 20.000 mq. Ed è sede di lavoro di circa 250 persone. E proprio al Gazometro il prossimo 20 giugno si terrà il SIOS24 Summer di StartupItalia in partnership con Joule e SACE.
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Com’è nata questa idea dove l’archeologia industriale si trasforma nell’energia che accende il futuro delle imprese, nel flusso della transizione energetica? Uno spazio di lavoro e pensiero nel quale le discipline STEM incontrano il design thinking e nel quale è possibile persino sperimentare una vettura a guida autonoma?
Benvenuti nel futuro, perfettamente rotondo come il Gazometro, dove le idee e la passione per l’innovazione non smettono mai di circolare. Ne abbiamo parlato con Mattia Voltaggio, Head of Joule, la scuola di Eni per l’impresa, e Program Manager Officer di ROAD.
Mattia Voltaggio, Head of Joule, la scuola di Eni per l’impresa, e Program Manager Officer di ROAD
Voltaggio, perché Eni ha scelto il Gazometro per realizzare un grande parco scientifico nel cuore di Roma?
Questo sito si caratterizza storicamente per la sua forte vocazione industriale che Eni ha deciso di assecondare, all’insegna della transizione energetica e tecnologica. Dal Gazometro un tempo veniva generata energia a tutta la Capitale; oggi invece generiamo know-how, progettualità condivise con imprenditori e founders. Il Gazometro è anche la piattaforma di presentazione all’opinione pubblica e agli stakeholder di Eni, del nostro impegno nella transizione energetica, che richiede forte capacità industriale accompagnata da una grande attenzione per la dimensione ambientale e sociale
Joule compie quattro anni: com’è evoluta la destinazione d’uso del Gazometro?
Il Gazometro nel corso del tempo ha assunto sempre più chiaramente il profilo di un campus internazionale. Inizialmente era destinato esclusivamente alle attività di Joule, ma progressivamente lo abbiamo trasformato in uno spazio aperto ad altre realtà industriali diverse da Eni per creare nuove filiere di innovazione. Oggi al Gazometro collaboriamo con Talent Garden, NABA e con l’Università Roma Tre. Insieme al FAI – Fondoambiente italiano, apriremo il sito al pubblico, valorizzando la conoscenza della storia di questo spazio nel cuore del quartiere Ostiense.
Al Gazometro l’innovazione si tocca con mano. Un’opportunità per facilitarne la regolamentazione da parte del legislatore?
La vocazione industriale del Gazometro non può prescindere dal lavoro svolto quotidianamente nei nostri laboratori di ricerca. Spazi aperti nei quali il normatore pubblico, che proprio a Roma ha le sue sedi, può osservare in presa diretta lo sviluppo dei progetti. Un modo per facilitare l’elaborazione di framework regolatori in grado di includere e accelerare l’innovazione in tempi rapidi. Da qualche anno il sito è meta di delegazioni straniere e abbiamo avuto l’onore di ospitare ad esempio Adina-Ioana Valean, Commissario europeo ai Trasporti eil global CEO di Cisco Chuck Robbins. Questo luogo rappresenta una grande opportunità non solo per Eni, ma per tutto l’ecosistema nazionale dell’innovazione.
E poi c’è un tema delle metrature necessarie per le sperimentazioni su ampia scala…
Grazie all’ampiezza degli spazi presenti nel sito (circa 13 ettari complessivi) il Technology Readiness Level di alcune startup può crescere: pensiamo ad esempio a quelle realtà impegnate nello sviluppo di hardware nel clean tech che incontrerebbero problemi nei piccoli spazi. Al Gazometro possono completare i loro progetti, sperimentarli in sicurezza, in spazi molto grandi. Questa di fatto è una città dell’energia molto versatile. Basti pensare che proprio qui abbiamo potuto testare una vettura a guida autonoma, in collaborazione con il Politecnico di Milano, Movyon e CISCO.
Come si diventa un parco scientifico di questo livello, in così poco tempo?
La trasformazione del Gazometro in parco scientifico è stata preceduta da un’approfondita fase di studio di realtà simili da cui abbiamo appreso tanto, come il Kilometro Rosso di Bergamo, il MIND – Milano Innovation District, le OGR – Officine Grandi riparazioni di Torino o il NOI Techpark di Bolzano. Ma anche da alcuni esempi europei eccellenti come l’Amsterdam Mobility Solutions Institute. Inoltre, ROAD è membro di IASP, l’associazione internazionale dei parchi scientifici che ha come finalità la promozione della crescita delle aree di innovazione.
Uno dei problemi critici dei poli tecnologici riguarda la proprietà intellettuale. Come l’avete affrontato?
Anche in questo caso abbiamo studiato avvalendoci delle best practice di altre realtà. In questo modo siamo stati in grado di elaborare un framework agreement che include e disciplina in modo chiaro e trasparente le proprietà intellettuali dei vari progetti, sia quelle esistenti che quelle emergenti.
Pensando a un elemento distintivo del percorso fatto, cosa menzionerebbe?
Il valore della collaborazione: abbiamo consolidato una consapevolezza già presente in Eni ma che al Gazometro applichiamo molto concretamente. Abbiamo toccato con mano l’importanza di non essere soli durante un percorso difficile e impegnativo come quello della transizione energetica. Farlo insieme ad altri partner è di grande aiuto, per tutti.
Un esempio concreto del valore della collaborazione?
Il lancio dell’acceleratore ZERO di Cassa Depositi e Prestiti, dedicato alle startup in ambito Cleantech ZERO. Eni è main partner di ZERO e Joule ospita l’acceleratore. Un’operazione inserita in un percorso articolato che ci ha condotti fino a qui: prima abbiamo riqualificato e bonificato il sito del Gazometro, poi lo abbiamo reso sede di Joule e successivamente abbiamo attivato l’acceleratore ZERO. A quel punto abbiamo capito di essere pronti per diventare un grande distretto di innovazione tecnologica dedicato alle nuove filiere energetiche.
Guardando al futuro, cosa si può aggiungere alle attività del Gazometro?
I distretti di innovazione funzionano quando dialogano con diversi interlocutori. Il Gazometro nasce in un quartiere con una vocazione orientata alla creatività e alla cultura. Perciò stiamo cercando di dialogare a Roma con diversi interlocutori in ambito culturale. In passato abbiamo ospitato la Maker Faire, e in questa direzione vanno le partnership con il FAI, col Museo Nazionale MAXXI e con Nuova Accademia della Belle Arti – NABA.
Il Gazometro diventa il luogo dove le discipline STEM incontrano quelle creative?
Sì. Le discipline artistiche e creative sono in grado di generare benefici anche per il business; più in generale le contaminazioni tra competenze STEM tipiche dei grandi attori industriali e quelle artistiche e creative – basti pensare alle discipline rivolte al design di prodotto – sono in grado di aprire nuove strade in termini di “customer experience”.
Il Gazometro sarà anche sede del prossimo SIOS24 Summer di StartupItalia il 20 giugno, in partnership con Joule.
Un’opportunità preziosa, un’ulteriore occasione per aprirci e condividere le nostre attività. Una giornata nella quale confrontarci per capire insieme come far crescere l’ecosistema delle startup e delle PMI italiane. Ci piace pensare possa diventare un appuntamento ricorrente ogni anno.