Nuovo aumento di capitale per la startup basata a Faenza che ha sviluppato una tecnologia rivoluzionaria di rigenerazione ossea
Aumento di capitale per GreenBone, startup basata a Faenza (Ravenna), che ha sviluppato soluzioni innovative progettate per curare gravi malattie ossee: ha chiuso un round di investimento da 8,4 milioni di euro guidato da Helsinn Investment Fund, fondo corporate VC dell’omonimo gruppo farmaceutico svizzero, da Invitalia Ventures SGR e Innogest SGR. Hanno partecipato al round anche Italian Angels for Growth (IAG) e altri soci privati e dei fondatori. La startup (guidata dal ceo Lorenzo Pradella, anche co-founder) aveva già ricevuto un primo investimento di 3 milioni nel 2015 da META Ventures e dai soci di Italian Angels for Growth (IAG) e da investitori privati italiani ed esteri. Con questo round di investimento, il team intende completare gli studi clinici entro il 2019, ottenere il marchio CE sui propri prodotti e svolgere studi pre-clinici su ulteriori indicazioni in ambito ortopedico, attualmente in pipeline. La società ha già completato con successo uno studio pre-clinico presso l’ospedale di Assaf-Harofeh (Israele) in collaborazione con l’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna.
Impianti ossei da strutture naturali
GreenBone ha sviluppato impianti ossei brevettati, derivati da strutture naturali come il legno, dotati di proprietà altamente rigenerative adatte ad affrontare la perdita di porzioni considerevoli delle ossa lunghe portanti carico a causa di traumi, tumori ed altri danni all’apparato scheletrico. Grazie alla sua struttura e composizione chimica, GreenBone ha proprietà che consentono al corpo umano di riconoscere l’impianto come proprio, sostituendolo progressivamente con vero tessuto osseo. Consente anche di ridurre i tempi di guarigione, migliorare la qualità di vita del paziente e contenere notevolmente i costi sociali e del servizio sanitario tipicamente alti per tali pazienti. L’idea è stata sviluppata da un gruppo di ricerca dell’Istituto di Scienze e Tecnologia dei Materiali del CNR di Faenza, guidato da Anna Tampieri.
GreenBone ha già ottenuto la concessione di un brevetto in Usa, EU, Cina ed altri paesi, mentre è in corso di approvazione un ulteriore brevetto internazionale. I brevetti sono oggetto di una licenza mondiale esclusiva con il CNR.
Risorse, know-how ed esperienza commerciale
«La presenza di un panel di investitori di questo livello è un grande valore per GreenBone – ha spiegato Lorenzo Pradella – in particolare Helsinn Investment Fund ci porta non solo risorse finanziarie ma anche know-how ed esperienza commerciale in grado di aiutare a commercializzare un prodotto in modo tempestivo e conveniente. Siamo determinati ad andare avanti nello sviluppo del nostro prodotto e portarlo in tempi brevi ai nostri pazienti».
Esempio di innovazione tecnologica e dinamica
«GreenBone – ha sottolineato Riccardo Braglia, Helsinn Group Vice Chairman e CEO – è un perfetto esempio di innovazione tecnologica e dinamica nella quale Helsinn Investment Fund crede molto, in quanto è in grado di rivoluzionare il trattamento di rigenerazione ossea in seguito a traumi o tumori. Dalla sua nascita nel 2014, GreenBone – ha aggiunto – ha già fatto grandi passi avanti e non vediamo l’ora di lavorare insieme per sviluppare questa tecnologia che cambierà la vita dei pazienti, portandola alla sua completa commercializzazione».
Round tra i più alti registrati in Italia nel 2017
Per Ciro Spedaliere, Investment Manager di Invitalia Ventures SGR «l’investimento in GreenBone riveste un’importanza fondamentale perché si tratta di un round di investimento tra i più alti registrati in Italia nel 2017 – ha sottolineato – confermando il ruolo di Invitalia Ventures quale attore di riferimento nella Venture Industry italiana. Questa operazione dimostra soprattutto quanto sia possible attrarre investitori esteri di alto standing come il Gruppo Helsinn. Siamo pronti a supportare GreenBone con l’obiettivo di farla diventare il leader mondiale nel campo della rigenerazione ossea». Della possibilità di «rispondere ad uno dei principali clinical need ancora irrisolti in ortopedia» e che «l’esperienza del team operativo ed il contributo degli investitori intervenuti possano trasformare una brillante soluzione tecnologica italiana in un caso di successo internazionale» ha parlato invece Pietro Puglisi, Investment Manager di Innogest SGR.